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Nullità regime intermedio: quando eccepirla in appello

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso basato sulla mancata comunicazione delle conclusioni del procuratore generale. La Corte chiarisce che tale vizio, qualificabile come nullità a regime intermedio, deve essere eccepito nel primo atto utile del procedimento di appello (le conclusioni scritte) e non per la prima volta in sede di legittimità, risultando altrimenti tardivo.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità regime intermedio: l’importanza della tempestività nel processo penale

Il rispetto delle scadenze e dei termini processuali è un pilastro fondamentale del nostro sistema giudiziario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, chiarendo quando deve essere sollevata un’eccezione di nullità a regime intermedio per non essere considerata tardiva. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche, soprattutto nel contesto dei processi celebrati con rito “cartolare”, una modalità divenuta frequente durante l’emergenza pandemica.

I fatti del processo

Il caso nasce dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la sua condanna per il reato previsto dall’art. 495 del codice penale. Il processo d’appello si era svolto secondo il rito “cartolare”, una procedura speciale che prevede lo scambio di atti scritti senza un’udienza in presenza, introdotta per far fronte all’emergenza Covid-19.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio procedurale specifico: la mancata comunicazione telematica delle conclusioni del Procuratore Generale al suo avvocato. Secondo la difesa, questa omissione avrebbe violato il diritto di assistenza e determinato l’invalidità del procedimento.

Il motivo del ricorso: la violazione del contraddittorio

L’unico motivo di ricorso si fondava sulla violazione dell’articolo 23-bis del D.L. 137/2020. Questa norma disciplina lo svolgimento del giudizio d’appello con rito cartolare e prevede espressamente che le conclusioni del pubblico ministero siano comunicate ai difensori. La difesa sosteneva che tale mancata comunicazione avesse impedito all’imputato di conoscere pienamente le argomentazioni dell’accusa e, di conseguenza, di difendersi adeguatamente, generando una nullità.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla nullità a regime intermedio

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno innanzitutto qualificato il vizio lamentato come una nullità a regime intermedio. Questo tipo di nullità, pur incidendo sui diritti della difesa, non è assoluta e insanabile; al contrario, la legge prevede che debba essere eccepita dalla parte interessata entro termini ben precisi per poter essere fatta valere.

Il punto cruciale della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 182, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che le nullità devono essere eccepite con il primo atto successivo a quello viziato. In un giudizio cartolare, il primo (e unico) atto di partecipazione del difensore dopo la ricezione delle conclusioni del PM è la formulazione delle proprie conclusioni scritte. È in quella sede che il difensore avrebbe dovuto sollevare l’eccezione. Aver atteso di presentare il ricorso per cassazione per denunciare il vizio ha reso l’eccezione tardiva e, di conseguenza, sanata.

La Corte ha inoltre sottolineato che l’imputato era stato regolarmente informato dello svolgimento del processo d’appello, avendo ricevuto la notifica del decreto di citazione personalmente presso l’istituto di pena dove era detenuto per altra causa, smentendo così la tesi di una sua totale inconsapevolezza del procedimento.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per i professionisti legali: la vigilanza e la tempestività sono essenziali. La decisione conferma un principio consolidato: le nullità intermedie, se non eccepite nei tempi e modi corretti, si considerano sanate. Nel contesto di un processo cartolare, l’unico momento utile per far valere un vizio come la mancata comunicazione delle conclusioni avversarie è all’interno delle proprie memorie conclusive. Attendere il grado di legittimità per sollevare la questione si traduce in una strategia processuale inefficace, che porta all’inammissibilità del ricorso e alla condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Quando va eccepita una nullità a regime intermedio in un processo “cartolare”?
Deve essere eccepita nel primo atto successivo a quello viziato. In un procedimento cartolare, questo atto è rappresentato dalla formulazione e dal deposito delle proprie conclusioni scritte.

La mancata comunicazione delle conclusioni del procuratore generale al difensore che tipo di vizio determina?
Determina una nullità generale a regime intermedio, poiché incide sul diritto di assistenza dell’imputato, ma non è una nullità assoluta e può essere sanata se non eccepita tempestivamente.

Cosa succede se un’eccezione di nullità a regime intermedio viene sollevata per la prima volta in Cassazione?
L’eccezione viene considerata tardiva. Di conseguenza, il vizio procedurale si intende sanato e il motivo di ricorso basato su di esso viene dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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