LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Nullità regime intermedio: quando è irrilevante?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per lesioni e minacce. Il caso chiarisce che la mancata trasmissione delle conclusioni del Pubblico Ministero, se mai depositate, non costituisce una nullità a regime intermedio. Inoltre, viene ribadito che le valutazioni sui fatti e sulle prove non possono essere riesaminate in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità Regime Intermedio: La Cassazione Chiarisce i Limiti della sua Applicabilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione sui vizi procedurali e sui limiti del ricorso in sede di legittimità. Il caso analizzato riguarda la contestazione di una condanna per lesioni e minacce aggravate, in cui la difesa ha sollevato questioni relative alla disciplina emergenziale Covid-19 e alla valutazione delle prove. La decisione della Suprema Corte è netta nel definire quando una presunta irregolarità procedurale, come la mancata trasmissione di atti, possa configurare una nullità a regime intermedio e quando, invece, si tratti di una doglianza infondata.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato sia in primo che in secondo grado per i reati di lesioni aggravate e minaccia aggravata, ha presentato ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte di Appello. I reati contestati erano scaturiti da un’aggressione durante la quale l’imputato avrebbe utilizzato una pistola per minacciare e colpire le persone offese.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su tre motivi principali, volti a scardinare la decisione dei giudici di merito.

Il Primo Motivo: La Presunta Violazione Procedurale

La difesa ha lamentato la violazione dell’art. 23-bis del D.L. 137/2020, norma introdotta per la gestione dei processi durante l’emergenza sanitaria. Nello specifico, si contestava alla Corte d’Appello di non aver trasmesso all’imputato le conclusioni scritte formulate dal Procuratore Generale. Questo vizio, secondo il ricorrente, avrebbe leso il suo diritto di difesa.

Il Secondo e Terzo Motivo: Carenze Motivazionali e Valutazione delle Prove

Con il secondo motivo, si deduceva una carenza di motivazione. L’uso della pistola, elemento centrale dell’accusa, sarebbe stato smentito dall’esito negativo della perquisizione domiciliare. Con il terzo motivo, si contestava l’utilizzabilità delle dichiarazioni dei testimoni (le persone offese), sostenendo che su di loro gravassero indizi di reità per il reato connesso di rissa, il che avrebbe richiesto l’applicazione delle garanzie previste dall’art. 63 del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte: La nullità a regime intermedio e il pregiudizio effettivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi. Sul primo punto, i giudici hanno rilevato un errore di fondo: il Procuratore Generale non aveva mai depositato le sue conclusioni scritte. Di conseguenza, non poteva esserci alcuna omissione nella trasmissione di un atto inesistente. La Corte ha colto l’occasione per ribadire due orientamenti consolidati: la mancata formulazione delle conclusioni da parte del PG nel rito cartolare emergenziale non integra alcuna nullità, essendo la sua partecipazione eventuale. Anche qualora si volesse qualificare la mancata trasmissione come una nullità a regime intermedio, essa non potrebbe essere dedotta dalla difesa per carenza di interesse, in assenza di un pregiudizio effettivo e concreto.

Le Motivazioni

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Suprema Corte li ha liquidati come manifestamente infondati e inammissibili. La questione della pistola non ritrovata è stata considerata una ‘doglianza di mero fatto’, ovvero un tentativo di sollecitare una nuova valutazione delle prove, preclusa in sede di legittimità. La motivazione della sentenza d’appello è stata ritenuta logicamente solida, basandosi sulle testimonianze concordanti di ben tre persone che avevano visto l’arma. Allo stesso modo, il terzo motivo è stato giudicato generico. La Corte d’Appello aveva chiaramente motivato che solo l’imputato si era reso ‘protagonista di atti violenti’, mentre le persone offese erano rimaste inerti e avevano subito la violenza, escludendo così la configurabilità di una rissa e, di conseguenza, l’applicabilità dell’art. 63 c.p.p.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma principi fondamentali del processo penale. In primo luogo, un vizio procedurale, per essere rilevante, deve essere concreto e non basato su presupposti errati (come un atto mai depositato). In secondo luogo, il concetto di nullità a regime intermedio richiede la dimostrazione di un interesse specifico e di un danno reale al diritto di difesa, non potendo essere invocato in astratto. Infine, viene ribadito il confine invalicabile tra il giudizio di merito, dedicato all’accertamento dei fatti, e il giudizio di legittimità, circoscritto al controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione.

La mancata trasmissione delle conclusioni scritte del Pubblico Ministero in appello causa sempre la nullità del procedimento?
No. La Corte chiarisce che se le conclusioni non sono mai state depositate, non può esserci alcuna violazione. Inoltre, anche in caso di omessa trasmissione, la giurisprudenza ritiene che non si configuri una nullità deducibile, poiché si tratterebbe di una nullità a regime intermedio che richiede la prova di un interesse e di un pregiudizio concreto per la difesa, che in questo contesto viene escluso.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice, come la testimonianza sull’uso di un’arma non ritrovata?
No. La Corte di Cassazione ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione, ma non può riesaminare i fatti o le prove. Contestare l’attendibilità di tre testimoni a fronte del mancato ritrovamento di un’arma è una ‘doglianza di mero fatto’, e quindi inammissibile in sede di legittimità.

Quando le dichiarazioni delle persone offese possono essere considerate inattendibili se potenzialmente coinvolte in una rissa?
Le loro dichiarazioni sono pienamente utilizzabili se il giudice di merito ha motivato in modo logico e immune da vizi che non sono emersi indizi di reità a loro carico. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva stabilito che solo l’imputato era stato l’autore di atti violenti, mentre le persone offese erano state vittime passive, escludendo così la loro partecipazione a una rissa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati