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Nullità regime intermedio: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione e commercio di prodotti contraffatti. La difesa lamentava una violazione del contraddittorio dovuta alla tardiva comunicazione delle conclusioni del PM, configurando una nullità regime intermedio. La Corte ha respinto il motivo, sottolineando che l’appellante non ha specificato quale concreto pregiudizio avesse subito, rendendo la doglianza generica. Anche il motivo sulla recidiva è stato respinto.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità Regime Intermedio: La Genericità Costa l’Inammissibilità

Nel processo penale, il rispetto delle forme e dei termini è cruciale per garantire il diritto di difesa. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda che la sola denuncia di una violazione procedurale non è sufficiente. È necessario dimostrare un interesse concreto e specifico. Il caso in esame riguarda un ricorso basato su una presunta nullità regime intermedio, che è stato dichiarato inammissibile proprio per la sua genericità. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo e secondo grado per i reati di commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.). La Corte di Appello di Venezia confermava la condanna. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Focus sulla Nullità Regime Intermedio

Il ricorso si basava su due argomenti principali:

1. Violazione di legge processuale: La difesa sosteneva che il diritto al contraddittorio era stato leso. Il Pubblico Ministero aveva depositato le sue conclusioni scritte solo cinque giorni prima dell’udienza (celebrata con rito cartolare), impedendo alla difesa di controdedurre nel termine previsto. Questa tardiva comunicazione, secondo il ricorrente, integrava una nullità regime intermedio.
2. Vizio di motivazione sulla recidiva: Il secondo motivo criticava il riconoscimento della recidiva, ritenendo che la Corte d’Appello si fosse limitata a usare formule di stile senza dimostrare un effettivo aumento della pericolosità sociale dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con la sentenza n. 34638 del 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione, sebbene possa sembrare puramente procedurale, nasconde principi giuridici di fondamentale importanza pratica.

Le Motivazioni: Il Principio dell’Interesse Concreto

La Corte di Cassazione, pur riconoscendo che in astratto la tardiva comunicazione delle conclusioni del PM integra una nullità regime intermedio, ha ritenuto il motivo di ricorso inammissibile per genericità. Il punto centrale della motivazione risiede nella mancata specificazione dell’interesse leso.

I giudici hanno chiarito che non basta lamentare un’irregolarità procedurale. Per ottenere l’annullamento di un atto, la parte che eccepisce la nullità deve dimostrare di avere un interesse concreto e attuale alla sua rimozione. In altre parole, deve spiegare in che modo l’irregolarità ha pregiudicato il suo diritto di difesa. Nel caso specifico, il ricorrente ha denunciato il ritardo, ma non ha mai specificato quali argomenti “decisivi” avrebbe potuto presentare se avesse ricevuto le conclusioni tempestivamente. Senza questa specificazione, la doglianza rimane un’affermazione astratta, priva della concretezza necessaria per essere accolta. La Corte ha ribadito che il vizio risulta denunciato “in modo generica senza l’identificazione dell’interesse leso”.

Anche il secondo motivo, relativo alla recidiva, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza d’appello fosse adeguata, in quanto collegava l’aumento di pericolosità sociale a una chiara “progressione criminosa” e a una “persistente inclinazione al delitto”, basandosi sulla connessione tra i reati passati e quello oggetto del giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre una lezione fondamentale per gli operatori del diritto: eccepire una nullità processuale richiede più di una semplice indicazione della norma violata. È indispensabile articolare in modo chiaro e specifico il pregiudizio concreto che tale violazione ha causato all’esercizio del diritto di difesa. L’assenza di tale specificazione trasforma una potenziale violazione in un motivo di ricorso generico e, come in questo caso, destinato all’inammissibilità. La giustizia processuale non tutela l’astratta regolarità delle forme, ma la sostanza dei diritti delle parti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile nonostante la potenziale nullità procedurale?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, pur denunciando una violazione procedurale (la tardiva comunicazione delle conclusioni del PM), il ricorrente non ha specificato quale concreto pregiudizio avesse subito. Non ha indicato quali argomenti difensivi ‘decisivi’ avrebbe potuto presentare, rendendo la sua lamentela generica e non meritevole di esame nel merito.

Cosa si intende per ‘nullità a regime intermedio’ nel contesto di questa sentenza?
Per ‘nullità a regime intermedio’ si intende un tipo di vizio procedurale che non può essere rilevato in ogni stato e grado del processo (come le nullità assolute), ma deve essere eccepito dalla parte interessata entro specifici termini per essere considerato valido. In questo caso, la tardiva comunicazione delle conclusioni del PM rientrava in questa categoria.

Come ha giustificato la Corte la conferma dell’aggravante della recidiva?
La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte di Appello fosse adeguata e non una mera formula di stile. La recidiva era stata giustificata evidenziando il concreto accrescimento della pericolosità sociale dell’imputato, desumibile dalla ‘progressione criminosa’ e dalla ‘persistente inclinazione al delitto’ dimostrata dalla connessione tra le condotte passate e quelle contestate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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