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Nullità decreto citazione: Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello a causa della nullità del decreto di citazione. Il decreto conteneva riferimenti normativi contraddittori che hanno indotto in errore la difesa, violando il diritto al contraddittorio. A causa della presenza di una parte civile, la Corte ha disposto l’annullamento con rinvio per un nuovo giudizio, invece di dichiarare semplicemente la prescrizione del reato.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità del decreto di citazione: quando un errore formale impone un nuovo processo

Nel processo penale, il rispetto delle regole procedurali non è un mero formalismo, ma la garanzia fondamentale per un giusto processo. Un atto apparentemente semplice come un decreto di citazione, se redatto in modo ambiguo, può compromettere l’intero giudizio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio, annullando una sentenza d’appello proprio a causa della nullità del decreto di citazione, che ha violato il diritto di difesa. Analizziamo insieme la vicenda.

Il caso in esame: dall’appello alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna in primo grado emessa dal Giudice di Pace per il reato di lesioni colpose (art. 590 c.p.). In appello, il Tribunale, pur dichiarando il reato estinto per intervenuta prescrizione, aveva condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni in favore della parte civile.

L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza di appello. Il motivo principale, e decisivo, riguardava un errore procedurale: il decreto di citazione per il giudizio di appello conteneva riferimenti normativi contraddittori, indicando contemporaneamente le modalità per un’udienza in presenza e quelle per un’udienza a trattazione scritta (telematica). Questo ha generato confusione, inducendo la difesa a depositare le proprie conclusioni telematicamente, mentre l’udienza si svolgeva di fatto in presenza.

La nullità del decreto di citazione e la violazione del contraddittorio

Il cuore della questione risiede nella contraddittorietà del decreto di citazione. L’atto menzionava sia l’art. 599 del codice di procedura penale (che disciplina l’udienza in camera di consiglio, tipicamente in presenza) sia l’art. 23-bis del D.L. 137/2020 (che regola la trattazione scritta nel periodo emergenziale). Questa ambiguità ha violato il principio del contraddittorio, sancito dall’art. 178 c.p.p.

La difesa, infatti, depositando le conclusioni per via telematica, non ha avuto modo di conoscere le richieste del Pubblico Ministero, formulate in udienza. Si è verificata una palese asimmetria informativa che ha leso il diritto dell’imputato a una difesa piena ed effettiva. La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato questo motivo, sottolineando che il giudice d’appello aveva completamente omesso di motivare su questa specifica eccezione sollevata dalla difesa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha stabilito che la fondatezza del primo motivo di ricorso, relativo alla nullità del decreto di citazione, assorbiva tutte le altre censure. La contraddittorietà delle indicazioni contenute nell’atto ha effettivamente generato una nullità che ha inficiato la validità del giudizio di secondo grado.

Tuttavia, la Corte non si è limitata a dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione, come si potrebbe pensare. Ha invece annullato la sentenza con rinvio al Tribunale. La motivazione di questa scelta risiede in un principio fondamentale, ribadito anche dalle Sezioni Unite (sent. Calpitano n. 36208/2024): quando sono presenti statuizioni civili e il ricorso dell’imputato contesta l’affermazione di responsabilità, il giudice non può limitarsi a dichiarare la prescrizione. L’annullamento per vizi di motivazione impone una valutazione “a cognizione piena” sia degli effetti penali che civili. Ciò significa che il caso deve tornare a un giudice di merito per un nuovo esame completo, garantendo così anche la tutela degli interessi della parte civile che ha diritto a una pronuncia sul merito della responsabilità.

Le conclusioni: l’importanza della chiarezza degli atti processuali

La decisione della Cassazione si conclude con l’annullamento della sentenza impugnata e il rinvio degli atti al Tribunale di Brindisi, in diversa composizione, per un nuovo giudizio di appello. Questa pronuncia ribadisce con forza che la chiarezza e la non contraddittorietà degli atti giudiziari sono presupposti indispensabili per la validità del processo. Un errore nella redazione di un decreto di citazione non è una mera svista, ma un vizio in grado di vanificare un intero grado di giudizio, con conseguente dispendio di tempo e risorse, e di imporre la celebrazione di un nuovo processo per garantire il rispetto dei diritti di tutte le parti coinvolte.

Perché la sentenza di appello è stata annullata dalla Corte di Cassazione?
La sentenza è stata annullata perché il decreto di citazione per il giudizio di appello era nullo. Conteneva indicazioni contraddittorie sulle modalità di svolgimento dell’udienza (in presenza e telematica), inducendo in errore la difesa e violando il suo diritto al contraddittorio.

Se il reato era già prescritto, perché la Corte non ha semplicemente dichiarato l’estinzione del reato?
La Corte non ha potuto dichiarare semplicemente la prescrizione perché nella causa era costituita una parte civile che chiedeva il risarcimento del danno. In presenza di vizi di motivazione nella sentenza di appello, la legge impone un nuovo giudizio di merito per valutare correttamente anche la responsabilità civile dell’imputato.

Cosa accade ora al processo?
Il processo viene rinviato al Tribunale di Brindisi, che dovrà celebrare un nuovo giudizio d’appello davanti a un diverso collegio di giudici. Questo nuovo giudizio dovrà riesaminare la questione nel merito, tenendo conto dei principi affermati dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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