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Nullità citazione a giudizio: quando è sanata?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino straniero condannato per ingresso e soggiorno illegale. La Corte ha stabilito che la nullità della citazione a giudizio per mancato rispetto dei termini a comparire è una nullità a regime intermedio, che viene sanata se il difensore presente in udienza non la eccepisce tempestivamente. Inoltre, sono stati respinti i motivi relativi alla pena, alla tenuità del fatto (non sollevata in primo grado) e alla conoscenza della lingua italiana.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità citazione a giudizio: la parola alla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33804/2024, si è pronunciata su un caso di soggiorno illegale, offrendo importanti chiarimenti su questioni procedurali cruciali, tra cui la nullità della citazione a giudizio e i suoi limiti. L’analisi di questa decisione permette di comprendere meglio le dinamiche del processo penale, soprattutto in relazione ai vizi degli atti e alla loro possibile sanatoria.

I Fatti di Causa

Un cittadino straniero veniva condannato dal Giudice di Pace di una città del centro Italia alla pena di 7.000 euro di ammenda per il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Contro questa decisione, il suo difensore proponeva ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:

1. Erronea applicazione della legge processuale: Si lamentava la mancata prova della tempestiva notifica del decreto di citazione a giudizio, sostenendo che non erano stati rispettati i trenta giorni liberi tra la notifica e l’udienza. Questo vizio, secondo la difesa, avrebbe comportato una nullità assoluta e insanabile.
2. Errata determinazione della pena: La difesa contestava il diniego delle attenuanti generiche e la quantificazione della pena, ritenuta eccessiva. Si sottolineava che l’unico precedente penale a carico dell’imputato era una sentenza di patteggiamento per tentato furto, peraltro dichiarata estinta.
3. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: Si sosteneva che il Giudice di Pace avesse errato nel non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la scarsa offensività della condotta, evidenziata dalla collaborazione dell’imputato durante un controllo di routine.
4. Violazione del diritto alla traduzione: Infine, si censurava la mancata traduzione degli atti, nonostante la nazionalità straniera dell’imputato e l’assenza di una prova certa della sua conoscenza della lingua italiana.

La nullità della citazione a giudizio e gli altri motivi di ricorso

Il ricorso metteva in luce diverse questioni, ma il punto focale era la presunta nullità della citazione a giudizio. La difesa argomentava che un vizio di notifica così rilevante avrebbe dovuto invalidare l’intero procedimento fin dall’inizio. Gli altri motivi, seppur importanti, ruotavano attorno alla valutazione del merito della condotta e della personalità dell’imputato, aspetti tipicamente discussi nei gradi di giudizio inferiori.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato e respinto tutti i motivi del ricorso, fornendo una motivazione dettagliata per ciascuno di essi.

La sanatoria della nullità per mancata eccezione

Sul primo e più importante punto, la Corte ha chiarito la natura del vizio lamentato. La violazione del termine a comparire di trenta giorni costituisce una nullità a regime intermedio, non una nullità assoluta. Questo significa che, per essere fatta valere, deve essere eccepita dalla parte interessata (in questo caso, il difensore) prima della deliberazione della sentenza di primo grado. Dagli atti processuali è emerso che il difensore, pur presente all’udienza in cui il giudice aveva dato atto dell’intempestività della notifica, non aveva sollevato alcuna formale eccezione. Questa omissione, secondo la Corte, ha sanato il vizio, rendendo impossibile farlo valere successivamente in sede di legittimità. La presenza del difensore e la sua mancata obiezione sono state decisive.

La valutazione dei precedenti ai fini della pena

In merito al secondo motivo, la Corte ha ritenuto la motivazione del Giudice di Pace adeguata. Il giudice di primo grado non si era basato solo sul precedente per tentato furto, ma anche su “precedenti penali nonché due allontanamenti per rimpatrio eseguiti nel 2014”. Inoltre, è stato ribadito un principio consolidato: anche una sentenza di patteggiamento, e persino un reato estinto, possono essere legittimamente considerati dal giudice per valutare la personalità dell’imputato e negare le attenuanti generiche.

L’improponibilità della “tenuità del fatto” in Cassazione

Per quanto riguarda il terzo motivo, la Corte ha rilevato che la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non era mai stata formulata nel corso del processo di primo grado. Nel procedimento davanti al Giudice di Pace, tale causa non può essere dichiarata d’ufficio, ma richiede una specifica istanza della difesa. Poiché la richiesta non è stata fatta, la questione non poteva essere sollevata per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

La prova della conoscenza della lingua italiana

Infine, anche il quarto motivo è stato respinto. La Corte ha osservato che nel verbale di identificazione, redatto dalla polizia giudiziaria, era presente una dichiarazione dello stesso imputato che affermava di comprendere, leggere e parlare la lingua italiana. Secondo la giurisprudenza costante, tale dichiarazione è sufficiente a dimostrare la conoscenza della lingua, a meno che non emergano elementi oggettivi contrari, che nel caso di specie mancavano.

le conclusioni e le implicazioni pratiche

La sentenza n. 33804/2024 ribadisce alcuni principi fondamentali della procedura penale. In primo luogo, sottolinea l’importanza della tempestività delle eccezioni processuali: un vizio, anche se potenzialmente invalidante, può essere sanato dalla passività della difesa. Questo serve a garantire la stabilità delle decisioni e ad evitare tattiche dilatorie. In secondo luogo, conferma l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione della pena e delle circostanze attenuanti, sindacabile in Cassazione solo in caso di motivazione manifestamente illogica. Infine, chiarisce che alcune difese, come la particolare tenuità del fatto, devono essere proposte nei tempi e nei modi corretti, non potendo essere introdotte per la prima volta nel giudizio di legittimità. La decisione rappresenta, quindi, un importante monito per gli operatori del diritto sull’importanza di una condotta processuale attenta e diligente sin dalle prime fasi del giudizio.

Un vizio nella notifica della citazione a giudizio rende sempre nullo il processo?
No, se si tratta di una “nullità a regime intermedio”, come il mancato rispetto del termine a comparire, il vizio è sanato se il difensore della parte interessata, presente in udienza, non solleva una specifica eccezione prima della sentenza di primo grado.

Un precedente penale estinto può essere usato dal giudice per negare le attenuanti generiche?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’estinzione del reato non impedisce al giudice di valutare la relativa sentenza ai fini della determinazione della pena e del diniego delle attenuanti generiche, in quanto elemento utile a delineare la personalità dell’imputato.

La causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” può essere sollevata per la prima volta in Cassazione?
No, nel procedimento davanti al Giudice di Pace, questa causa di esclusione della punibilità deve essere specificamente richiesta dalla difesa in primo grado. Se non viene formulata tale richiesta, la questione non può essere proposta per la prima volta in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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