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Nulla osta espulsione: quando è necessario?

Un cittadino straniero viene condannato per soggiorno illegale e per inottemperanza a plurimi ordini di allontanamento. La Corte di Cassazione dichiara prescritto il primo reato ma conferma la condanna per il secondo. La sentenza chiarisce un punto fondamentale: la mancata richiesta del nulla osta espulsione all’autorità giudiziaria, in pendenza di un altro procedimento penale, non rende illegittimo l’ordine di allontanamento in sé, ma incide solo sulla sua fase esecutiva. Pertanto, l’inottemperanza a tale ordine costituisce reato.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nulla Osta Espulsione: Non Necessario per la Validità dell’Ordine

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha offerto un’importante delucidazione in materia di immigrazione, specificando il ruolo e la tempistica del nulla osta espulsione quando lo straniero è sottoposto a un procedimento penale. La pronuncia stabilisce che l’assenza di tale autorizzazione non inficia la validità dell’ordine di allontanamento, ma ne condiziona unicamente la fase esecutiva. Approfondiamo i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dal Giudice di Pace a un cittadino straniero per due distinti reati previsti dal Testo Unico sull’Immigrazione:
1. Ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato (art. 10-bis D.Lgs. 286/1998).
2. Inottemperanza reiterata agli ordini di allontanamento emessi dal Questore (art. 14, comma 5-ter D.Lgs. 286/1998).

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione avverso tale sentenza, sollevando due questioni di diritto.

I Motivi del Ricorso: Prescrizione e Legittimità dell’Ordine

La difesa ha basato il proprio ricorso su due argomentazioni principali. In primo luogo, ha eccepito l’avvenuta prescrizione del reato di soggiorno illegale, essendo un reato contravvenzionale istantaneo consumato in una data che faceva scattare il termine massimo di cinque anni prima della decisione.

In secondo luogo, e questo è il punto più rilevante della sentenza, ha contestato la legittimità degli ordini di allontanamento. Secondo la difesa, tali ordini erano viziati poiché emessi in violazione dell’art. 13, comma 3, del D.Lgs. 286/1998. La norma prevede che, se lo straniero è sottoposto a procedimento penale, il Questore debba richiedere il nulla osta espulsione all’autorità giudiziaria prima di procedere. Nel caso di specie, l’imputato era sotto processo per fatti commessi nel 2017, procedimento durato fino a fine 2022, un arco temporale che copriva l’emissione degli ordini di allontanamento. La mancata richiesta di tale autorizzazione, secondo il ricorrente, rendeva gli ordini illegittimi e, di conseguenza, non poteva sussistere il reato di inottemperanza.

L’Analisi della Corte: il nulla osta espulsione non è requisito di validità

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, dichiarando estinto per prescrizione il reato di cui all’art. 10-bis. Il decorso del tempo massimo di cinque anni per il reato contravvenzionale era infatti pacifico.

Ha invece respinto il secondo motivo, fornendo un’interpretazione chiara dell’art. 13, comma 3. I giudici hanno sottolineato che la richiesta del nulla osta espulsione non è un presupposto di legittimità del decreto di espulsione o dell’ordine di allontanamento. Si tratta, piuttosto, di un adempimento procedurale che il Questore deve espletare prima di dare esecuzione al provvedimento. La formulazione della norma, che recita “il Questore prima di eseguire l’espulsione, richiede il nulla osta”, è stata decisiva per questa interpretazione. L’atto amministrativo (l’ordine) è quindi valido ed efficace fin dalla sua emissione; la sua esecuzione è semplicemente sospesa in attesa dell’autorizzazione del giudice.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione distinguendo nettamente tra il piano della validità dell’atto e quello della sua esecuzione. L’ordine di allontanamento, in quanto atto amministrativo, produce i suoi effetti giuridici dal momento in cui viene emesso. L’obbligo per il destinatario di lasciare il territorio nazionale sorge con la notifica dell’ordine, non con l’ottenimento del nulla osta. Quest’ultimo opera come una condizione di procedibilità per l’esecuzione coattiva dell’espulsione, ma non tocca la legittimità intrinseca dell’ordine. Pertanto, l’argomentazione difensiva che mirava a far cadere il reato di inottemperanza per illegittimità dell’atto presupposto è stata ritenuta infondata. La sentenza impugnata, pur con una motivazione sintetica, aveva correttamente dato conto della reiterata violazione degli ordini di allontanamento, configurando così il reato contestato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza limitatamente al reato di ingresso e soggiorno illegale, poiché estinto per prescrizione. Ha invece rigettato il ricorso nel resto, confermando la responsabilità penale per l’inottemperanza agli ordini di allontanamento. La pena è stata quindi rideterminata in 10.000 euro di multa. Questa pronuncia consolida un importante principio: un ordine di allontanamento è valido anche se emesso senza aver prima richiesto il nulla osta giudiziario. L’obbligo di ottemperarvi sorge immediatamente per lo straniero, e la sua violazione costituisce reato, a prescindere dal fatto che l’autorità di pubblica sicurezza possa o meno procedere all’esecuzione coattiva immediata.

Un ordine di allontanamento è illegittimo se emesso senza il nulla osta dell’autorità giudiziaria mentre è in corso un altro processo penale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta del nulla osta non costituisce un presupposto di legittimità dell’ordine di allontanamento, ma è un adempimento che l’autorità di polizia deve espletare prima di dare esecuzione al provvedimento.

Perché il reato di ingresso e soggiorno illegale è stato dichiarato prescritto?
Il reato in questione è una contravvenzione, il cui termine massimo di prescrizione è di cinque anni. Poiché i fatti risalivano a un’epoca tale per cui, al momento della decisione, erano trascorsi più di cinque anni, il reato è stato dichiarato estinto.

Cosa succede se il giudice non risponde alla richiesta di nulla osta per l’espulsione?
La legge prevede un meccanismo di silenzio-assenso. Se l’autorità giudiziaria non si pronuncia sulla richiesta di nulla osta entro sette giorni dalla sua ricezione, il nulla osta si intende concesso e l’autorità di polizia può procedere con l’espulsione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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