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Notizie false su social: la Cassazione e l’art. 131-bis

Un uomo ha pubblicato un post con notizie false, affermando di essere entrato in un tribunale senza controlli sanitari durante la pandemia. La Corte di Cassazione ha confermato la sua responsabilità penale per aver turbato l’ordine pubblico, ma ha annullato la condanna con rinvio. Il motivo è che il giudice di merito non ha spiegato perché non ha applicato la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, un passaggio motivazionale obbligatorio.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notizie False sui Social: Quando la ‘Goliardia’ Diventa Reato

Un post sui social media, apparentemente innocuo, può avere conseguenze legali significative. Lo dimostra una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha affrontato il caso di un utente condannato per aver diffuso notizie false riguardo l’aggiramento delle misure di sicurezza anti-pandemiche in un tribunale. La decisione, pur confermando la responsabilità dell’imputato, apre un’importante riflessione sull’obbligo del giudice di valutare la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti: Un Selfie di Troppo in Tribunale

Durante il periodo dell’emergenza pandemica, un uomo ha pubblicato un selfie sul proprio profilo Facebook che lo ritraeva all’interno di un palazzo di giustizia. La didascalia del post era provocatoria: sosteneva di essere entrato “senza green pass né tampone”, eludendo un intero servizio d’ordine. L’intento, secondo l’accusa, era quello di diffondere notizie false e tendenziose, idonee a suscitare allarme e a turbare l’ordine pubblico in un momento di forte tensione sociale.

Le indagini hanno però dimostrato il contrario. Gli addetti ai controlli avevano regolarmente verificato il possesso del tesserino professionale, del documento d’identità e del green pass dell’uomo, la cui validità era stata confermata tramite l’apposita applicazione. Le telecamere di sorveglianza confermavano il corretto svolgimento della procedura.

La Decisione di Primo Grado: Condanna per Turbamento dell’Ordine Pubblico

Il Tribunale di Benevento ha condannato l’uomo al pagamento di 300 euro di ammenda per la contravvenzione prevista dall’art. 656 del codice penale. Secondo i giudici, la diffusione di quella notizia, tramite un social media, aveva creato un concreto pericolo di turbamento dell’ordine e della tranquillità pubblica. Si è ritenuto che l’affermazione di aver aggirato i controlli, proveniente da un soggetto qualificato, in un luogo istituzionale come un tribunale, fosse particolarmente grave in un periodo in cui la paura del contagio era molto sentita dalla popolazione.

Il Ricorso in Cassazione: la Difesa dell’Imputato e le Notizie False

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Vizio di motivazione: si sosteneva che la prova della responsabilità non fosse adeguatamente motivata.
2. Mancata prova della paternità del post: si argomentava che, sebbene l’imputato avesse scattato il selfie, non vi era prova certa che fosse stato lui a pubblicarlo.
3. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: si richiedeva il proscioglimento per particolare tenuità del fatto, data la natura ‘goliardica’ della condotta e l’assenza di un reale allarme sociale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi due motivi. Ha ritenuto infondata e inammissibile la tesi difensiva secondo cui il post non fosse attribuibile all’imputato. Per i giudici, la pubblicazione di un selfie sul proprio profilo Facebook, con un account a sé intestato, costituisce prova sufficiente a ricondurre l’azione all’intestatario del profilo. La Corte ha stabilito che la condotta integrava pienamente il reato di diffusione di notizie false idonee a turbare l’ordine pubblico, poiché rappresentava falsamente un’inefficienza dei controlli istituzionali in un contesto di emergenza sanitaria.

Le Conclusioni: l’Importanza della Particolare Tenuità del Fatto

Il punto cruciale della sentenza risiede nell’accoglimento del terzo motivo di ricorso. La Corte ha osservato che la sentenza di primo grado aveva completamente omesso di motivare in merito alla possibile applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Questo istituto giuridico impone al giudice di valutare se, in concreto, l’offesa sia talmente lieve da non meritare una sanzione penale. Poiché il giudice di merito non ha fornito alcuna spiegazione sul perché non abbia applicato tale norma, la sua decisione risulta viziata. Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza, ma limitatamente a questo punto, rinviando il caso al Tribunale per un nuovo esame che dovrà specificamente valutare se la condotta dell’imputato possa essere considerata di particolare tenuità.

Pubblicare un post falso sul proprio profilo social è sufficiente per essere considerati responsabili della pubblicazione?
Sì, secondo la Corte, la pubblicazione di un post, accompagnato da un selfie scattato dall’imputato, sul profilo social a lui intestato, costituisce una prova sufficiente per attribuirgli la responsabilità della pubblicazione stessa.

Diffondere notizie false sui controlli sanitari in un luogo pubblico è reato?
Sì, la sentenza conferma che diffondere, tramite social media, notizie false e tendenziose relative all’aggiramento di controlli sanitari in un luogo istituzionale come un tribunale integra la contravvenzione di cui all’art. 656 c.p., in quanto condotta idonea a suscitare allarme e a turbare l’ordine pubblico.

Cosa succede se il giudice non motiva la mancata applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’?
Se il giudice omette di spiegare le ragioni per cui non applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), la sentenza è viziata per difetto di motivazione. In tal caso, la Corte di Cassazione può annullarla, con rinvio a un nuovo giudice che dovrà esaminare specificamente quel punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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