LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Notifica decreto giudizio immediato: termini e validità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, stabilendo che una seconda notifica del decreto di giudizio immediato, disposta per fissare una nuova udienza, non riapre i termini per la richiesta di rito abbreviato se la prima notifica era valida. La sentenza, leggermente superiore al minimo per un reato minore di spaccio, è stata confermata in virtù dei precedenti dell’imputato e della natura della sostanza, nonostante la concessione di un’attenuante.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica Decreto Giudizio Immediato: la Cassazione sui Termini per il Rito Abbreviato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un’importante questione procedurale relativa alla notifica decreto giudizio immediato e ai termini perentori per la richiesta di rito abbreviato. La decisione chiarisce che una seconda notifica, disposta per la sola modifica della data d’udienza, non riapre i termini per l’imputato, consolidando un principio fondamentale per la certezza del diritto nei procedimenti penali. Analizziamo i dettagli della vicenda.

I Fatti di Causa: la Vicenda Processuale

Il caso trae origine da una condanna per il reato di spaccio di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado e concedendo l’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.), aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato, riducendone la pena.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due principali violazioni. In primo luogo, il mancato riconoscimento della riduzione di pena prevista per il rito abbreviato, la cui richiesta era stata considerata tardiva. In secondo luogo, l’applicazione di una pena ritenuta eccessiva e non attestata sul minimo edittale, nonostante il riconoscimento dell’attenuante e l’esigua quantità di sostanza stupefacente (circa 1,3 grammi di cocaina).

La questione della notifica decreto giudizio immediato

Il fulcro del primo motivo di ricorso riguardava la tempestività della richiesta di rito abbreviato. La difesa sosteneva che la prima notifica decreto giudizio immediato, avvenuta il 20 novembre 2019, fosse invalida poiché, a suo dire, all’imputato era stata consegnata solo la relata di notifica e non il decreto stesso. Di conseguenza, il termine per la richiesta di rito abbreviato avrebbe dovuto decorrere dalla seconda notifica, effettuata il 13 maggio 2020 a seguito di un rinvio d’udienza, rendendo così tempestiva la richiesta formulata dall’imputato.

La Determinazione della Pena

Il secondo motivo di ricorso criticava la misura della pena inflitta. La difesa evidenziava una presunta contraddizione nel ragionamento della Corte d’Appello: da un lato, il riconoscimento dell’attenuante legata al lucro di speciale tenuità; dall’altro, una pena che si discostava dal minimo previsto dalla legge. Tale scelta era ritenuta sproporzionata rispetto alla minima quantità di sostanza detenuta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso inammissibili. Riguardo alla questione procedurale, i giudici hanno chiarito che la relata di notifica del 20 novembre 2019 attestava la consegna del decreto. Per contestare la veridicità di tale atto pubblico, l’imputato avrebbe dovuto proporre una querela di falso, non essendo sufficiente una mera affermazione contraria. La prima notifica è stata quindi ritenuta pienamente valida. Di conseguenza, la successiva rinnovazione della notifica, finalizzata unicamente a comunicare la nuova data di trattazione, non poteva far decorrere un nuovo termine per la richiesta di rito abbreviato, poiché il dibattimento era, a quel punto, già instaurato.

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello adeguata e priva di vizi logici. La decisione di non applicare la pena minima era giustificata dalla presenza di carichi pendenti a nome dell’imputato e dalla natura della sostanza (cocaina). Queste considerazioni, basate sull’art. 133 del codice penale, non sono in contraddizione con il riconoscimento dell’attenuante, che si riferisce specificamente alla monetizzazione dell’attività illecita. La valutazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se correttamente motivata.

Le Conclusioni

Con questa pronuncia, la Cassazione ribadisce due principi cardine. Primo, la validità di una relata di notifica può essere contestata solo con lo strumento specifico della querela di falso. Secondo, la rinnovazione di una notifica per motivi organizzativi non riapre i termini processuali già scaduti. La decisione sottolinea l’importanza del rigore formale e della certezza dei tempi nel processo penale. Inoltre, conferma che la valutazione della congruità della pena è un’attività discrezionale del giudice di merito, che può tener conto di vari fattori, inclusi i precedenti dell’imputato, anche quando concede attenuanti specifiche.

Una seconda notifica del decreto di giudizio immediato riapre i termini per chiedere il rito abbreviato?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che se la prima notifica è valida, una successiva notifica disposta per fissare una nuova data di udienza non fa decorrere un nuovo termine di decadenza per la richiesta di rito abbreviato.

Come si può contestare la veridicità di una relata di notifica che attesta la consegna di un atto?
Secondo la sentenza, per contrastare quanto attestato nella relata di notifica, come la consegna del decreto, non è sufficiente una semplice negazione ma è necessario proporre una querela di falso.

La concessione dell’attenuante del lucro di speciale tenuità obbliga il giudice a fissare la pena al minimo edittale?
No. La Corte ha ritenuto che la pena possa essere fissata anche al di sopra del minimo edittale, motivando tale scelta con altri parametri, come la presenza di carichi pendenti e la natura della sostanza stupefacente, senza entrare in contraddizione con il riconoscimento dell’attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati