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Notifica 415-bis: il termine per l’interrogatorio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per diffamazione aggravata. La Corte ha stabilito un principio cruciale sulla notifica 415-bis: il termine di 20 giorni per richiedere l’interrogatorio decorre dalla prima notifica valida e personale, rendendo irrilevante una successiva notifica errata. Inoltre, ha confermato che la critica politica non è applicabile quando si trasforma in un attacco personale privo di veridicità e continenza espressiva.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica 415-bis: Quando Scatta il Termine per Chiedere l’Interrogatorio?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di procedura penale, relativo alla notifica 415-bis e ai termini per l’esercizio dei diritti della difesa. La decisione chiarisce che il tempo a disposizione dell’indagato per chiedere di essere interrogato decorre inesorabilmente dalla prima notifica valida dell’avviso di conclusione delle indagini, senza che errori successivi possano riaprire i termini. Approfondiamo questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di diffamazione aggravata e continuata ai danni di una persona che si era costituita parte civile. La condanna, emessa in primo grado, era stata confermata dalla Corte d’Appello.
L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Un vizio procedurale: la nullità del decreto di citazione a giudizio, poiché non era stato preceduto dall’interrogatorio che egli aveva richiesto a seguito della notifica 415-bis.
2. Un vizio di motivazione: il mancato riconoscimento della scriminante della critica politica, che a suo dire avrebbe dovuto giustificare le sue affermazioni.

La Questione della Notifica 415-bis e il Termine Decisivo

Il cuore della questione procedurale ruotava attorno alla tempestività della richiesta di interrogatorio. L’imputato sosteneva di aver diritto all’interrogatorio prima della citazione a giudizio. Tuttavia, l’esame degli atti processuali ha rivelato una sequenza temporale chiara:

* Il difensore aveva ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini tramite PEC il 19 settembre 2018.
* L’imputato aveva ricevuto personalmente lo stesso avviso il 13 ottobre 2018.
* La richiesta di interrogatorio era stata presentata solo il 4 giugno 2019.

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo manifestamente infondato. Il termine di venti giorni per chiedere l’interrogatorio, previsto dall’art. 415-bis del codice di procedura penale, inizia a decorrere dalla data in cui l’indagato ha conoscenza legale ed effettiva dell’atto. In questo caso, la data determinante era il 13 ottobre 2018, giorno della notifica a mani proprie. La richiesta, presentata quasi otto mesi dopo, era palesemente tardiva. La Corte ha sottolineato che una seconda, erronea notifica dell’avviso non ha alcuna rilevanza, poiché non può “far rivivere una facoltà irrimediabilmente consumata”.

Critica Politica o Attacco Personale Gratuito?

Il secondo motivo di ricorso, relativo alla scriminante della critica politica, è stato parimenti respinto come generico e infondato. La Corte ha evidenziato che le sentenze di merito avevano già ampiamente motivato le ragioni per cui tale giustificazione non fosse applicabile.
Perché la critica politica sia legittima e non sfoci in diffamazione, devono sussistere due requisiti fondamentali:
1. La veridicità del fatto storico su cui si fonda la critica.
2. La continenza espressiva, ovvero un linguaggio che, seppur critico, non si traduca in un gratuito attacco alla persona.

Nel caso di specie, i giudici hanno concluso che le pubblicazioni dell’imputato erano prive di entrambi i requisiti, configurandosi come un mero “gratuito attacco alla persona”.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su consolidati principi giurisprudenziali. Per quanto riguarda il primo motivo, ha ribadito che la tempestività della richiesta di interrogatorio deve essere valutata con riferimento alla prima notifica valida. Una volta scaduto il termine, il diritto si estingue e non può essere recuperato a causa di errori procedurali successivi. Sul secondo motivo, ha confermato che la valutazione dei requisiti della critica politica spetta ai giudici di merito e, se la loro motivazione è logica e coerente, non può essere messa in discussione in sede di legittimità. Le pubblicazioni sono state correttamente inquadrate come un attacco personale, al di fuori dei confini del legittimo diritto di critica.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. La prima è di natura procedurale: la massima attenzione ai termini processuali è cruciale. Il termine per richiedere l’interrogatorio post notifica 415-bis è perentorio e decorre dalla prima conoscenza effettiva dell’atto. La seconda riguarda il diritto sostanziale: il diritto di critica, anche in ambito politico, non è illimitato. Deve sempre fondarsi sulla verità dei fatti e rispettare la dignità della persona, senza mai degenerare in aggressioni verbali personali. La sentenza impugnata è quindi diventata definitiva, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Se ricevo più notifiche dell’avviso di conclusione indagini, da quale inizia a decorrere il termine per chiedere l’interrogatorio?
Il termine di venti giorni decorre dalla data della prima notifica valida eseguita personalmente all’interessato. Un’eventuale successiva notifica, anche se errata, non riapre il termine, poiché la facoltà di richiedere l’interrogatorio si considera già consumata.

Quando un’espressione critica rientra nella scriminante della critica politica?
La critica politica è legittima, e quindi non punibile come diffamazione, solo se si basa sulla veridicità del fatto storico a cui si riferisce e se viene espressa con un linguaggio continente, che non si traduca in un attacco personale e gratuito alla persona criticata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva, e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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