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Non punibilità 131-bis: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di un imputato condannato per un reato contravvenzionale. La Corte d’Appello aveva ridotto la pena ma negato sia le attenuanti generiche sia l’applicazione della causa di non punibilità 131-bis cod. pen. per la particolare tenuità del fatto. La Cassazione ha rigettato i motivi sulle attenuanti, ritenendoli adeguatamente motivati, ma ha accolto quello sulla non punibilità 131-bis. Ha chiarito che per valutare l’abitualità del comportamento, che osta all’applicazione della norma, il giudice può considerare anche reati della stessa indole e precedenti non punibili. La sentenza è stata annullata su questo punto con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Non punibilità 131-bis: quando il comportamento è ‘abituale’?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 33169/2025, offre un importante chiarimento sull’applicazione della non punibilità 131-bis del codice penale, specificamente riguardo al concetto di ‘comportamento abituale’ che ne impedisce il riconoscimento. Questo istituto, introdotto per deflazionare il sistema giudiziario, esclude la punibilità per reati di lieve entità, ma la sua applicazione è subordinata a precise condizioni, come dimostra il caso in esame.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Napoli per un reato contravvenzionale previsto dall’art. 4 della legge 110/75. In sede di appello, la Corte territoriale aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado. In particolare, aveva corretto un errore nel calcolo della pena, riducendola della metà come previsto per il rito abbreviato in caso di contravvenzioni, anziché di un terzo. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva confermato il diniego sia delle attenuanti generiche sia, soprattutto, dell’applicazione della causa di non punibilità 131-bis cod. pen. (particolare tenuità del fatto). L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione su entrambi i punti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha adottato una decisione divisa in due parti. In primo luogo, ha rigettato i motivi di ricorso relativi alla mancata concessione delle attenuanti generiche. I giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione adeguata, basando il diniego non solo sui precedenti penali dell’imputato, ma anche sulla sua condotta al momento dell’accertamento dei fatti, quando aveva tentato di sottrarsi al controllo delle forze dell’ordine.

La parte più significativa della sentenza riguarda invece il secondo motivo, relativo alla non punibilità 131-bis. Su questo punto, la Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Napoli per un nuovo giudizio.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si concentra sui criteri per valutare il ‘comportamento abituale’, una delle condizioni ostative all’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen. La norma esclude infatti la non punibilità quando l’autore del reato ha commesso più reati della stessa indole, anche se ciascuno di essi è di particolare tenuità.

La Cassazione ha richiamato un fondamentale principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza n. 13681 del 2016), secondo cui, per valutare l’abitualità, il giudice non è limitato alle sole condanne irrevocabili. Può, infatti, considerare un panorama molto più ampio di elementi, tra cui:

1. Altri illeciti sottoposti alla sua stessa cognizione nel medesimo procedimento.
2. Reati della stessa indole, anche se ritenuti di lieve entità.
3. Precedenti reati per i quali l’imputato ha già beneficiato della non punibilità 131-bis.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello non aveva applicato correttamente questi principi, omettendo una valutazione completa e approfondita dell’eventuale abitualità del comportamento dell’imputato. L’annullamento con rinvio impone quindi al giudice del merito di riesaminare il punto, applicando i criteri estensivi delineati dalle Sezioni Unite per decidere se concedere o meno il beneficio.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce l’importanza di una corretta valutazione dei presupposti per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione non entra nel merito della colpevolezza, ma si focalizza sul processo logico-giuridico che il giudice deve seguire. Sottolinea che il concetto di ‘abitualità’ non è un mero calcolo aritmetico di precedenti condanne, ma un giudizio complesso che deve tenere conto di tutta la storia criminale del soggetto, inclusi episodi non ancora definiti con sentenza irrevocabile o già archiviati per tenuità. La sentenza funge da guida per i giudici di merito, assicurando un’applicazione uniforme e rigorosa di un istituto fondamentale per l’efficienza del sistema penale.

Che cos’è la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis cod. pen.?
È una norma che permette di non punire l’autore di un reato quando l’offesa è di minima gravità, considerando le modalità della condotta, il danno cagionato e il grado della colpevolezza. Non si applica se il comportamento dell’autore è abituale.

Quali elementi può considerare il giudice per valutare il ‘comportamento abituale’ di un imputato?
Secondo la Cassazione, per valutare se il comportamento è abituale e quindi ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis, il giudice può fare riferimento non solo alle condanne irrevocabili, ma anche ad altri illeciti della stessa indole (anche se tenui) e persino a reati precedentemente dichiarati non punibili per la loro tenuità.

Perché la Cassazione ha rigettato il motivo di ricorso sulle attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse adeguata. Il diniego non si basava solo sui precedenti penali, ma anche sull’assenza di elementi positivi e sulla condotta tenuta dall’imputato al momento dei fatti, avendo egli tentato di sfuggire al controllo degli agenti, elementi che giustificano la decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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