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Non occasionalità spaccio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un imputato per spaccio di lieve entità e resistenza a pubblico ufficiale. La sentenza chiarisce che l’aggravante della “non occasionalità spaccio” può essere desunta dalla presenza di una recidiva specifica, anche se non esplicitamente contestata. Inoltre, la fuga pericolosa con un veicolo, causando un rischio per gli agenti, integra il reato di resistenza e non una semplice sottrazione al controllo.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Non Occasionalità Spaccio: Quando un Precedente Pesa sulla Pena

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sull’applicazione dell’aggravante della non occasionalità spaccio nei casi di cessione di stupefacenti di lieve entità. La pronuncia esamina anche i confini tra la semplice fuga e il reato di resistenza a pubblico ufficiale, confermando un orientamento rigoroso. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per spaccio di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990) e resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando diversi vizi della sentenza d’appello. In particolare, sosteneva:

1. La nullità della sentenza per aver applicato l’aggravante della “non occasionalità” della condotta, introdotta dal cosiddetto “decreto Caivano”, senza che questa fosse stata formalmente contestata nell’atto di accusa.
2. La violazione del divieto di reformatio in peius, poiché la pena non era stata ridotta nonostante l’accoglimento di un motivo d’appello.
3. L’eccessività della pena inflitta per il reato di spaccio, considerata sproporzionata.
4. L’insussistenza del reato di resistenza, poiché la sua condotta si era limitata a una breve fuga senza creare un concreto pericolo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo infondati tutti i motivi proposti e confermando la condanna. Le motivazioni della Corte offrono importanti spunti interpretativi sulla nuova normativa in materia di stupefacenti e sul reato di resistenza.

Le Motivazioni: L’Aggravante della Non Occasionalità dello Spaccio

Il punto centrale della sentenza riguarda l’interpretazione dell’aggravante della non occasionalità spaccio. La Corte ha stabilito che questa peculiare circostanza, che comporta un innalzamento del minimo della pena, non richiede una contestazione esplicita e separata se i suoi presupposti sono già desumibili dagli atti.

Nel caso di specie, all’imputato era stata contestata la recidiva specifica infraquinquennale. Secondo la Corte, questa contestazione era sufficiente a rendere evidente che il fatto non era “occasionale”, poiché l’imputato aveva già riportato una condanna definitiva per un reato della stessa natura. La “non occasionalità”, pertanto, si integra quando l’agente ha già commesso in precedenza almeno un illecito specifico. Di conseguenza, il diritto di difesa non è stato leso, in quanto l’imputato era pienamente consapevole degli elementi fattuali che fondavano l’aggravante.

Le Motivazioni: La Fuga Pericolosa Integra la Resistenza

Anche il motivo relativo alla resistenza a pubblico ufficiale è stato respinto. La Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento secondo cui integra l’elemento materiale della violenza, richiesto dall’art. 337 c.p., la condotta di chi si dà alla fuga alla guida di un veicolo ponendo deliberatamente in pericolo l’incolumità degli altri utenti della strada, inclusi gli agenti inseguitori.

Nel caso esaminato, l’imputato, alla guida di un ciclomotore, per sottrarsi al controllo aveva tentato di passare in uno spazio ristretto tra il veicolo di servizio e un’auto in sosta, impattando contro lo sportello dell’auto dei militari. Questa manovra è stata giudicata intrinsecamente pericolosa per l’incolumità fisica degli agenti, superando la soglia della mera fuga e configurando un’azione violenta finalizzata a opporsi a un atto d’ufficio.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’applicazione più severa per i reati di spaccio di lieve entità commessi da soggetti non occasionali. La decisione chiarisce che la presenza di un precedente specifico, già contestato come recidiva, è di per sé sufficiente a far scattare l’aggravante della “non occasionalità”, con un conseguente inasprimento della pena minima. Inoltre, viene confermato che la fuga non è sempre impunita: quando assume connotati di pericolosità concreta per gli agenti, essa si trasforma nel più grave delitto di resistenza a pubblico ufficiale.

Quando una condotta di spaccio di lieve entità è considerata “non occasionale”?
Secondo la Corte, la condotta è “non occasionale” quando l’autore ha già riportato almeno un precedente specifico per lo stesso tipo di reato. La presenza di una recidiva specifica contestata è sufficiente a integrare questa aggravante.

La fuga per evitare un controllo di polizia costituisce sempre reato di resistenza a pubblico ufficiale?
No, non sempre. Lo diventa quando la fuga avviene con modalità che creano un concreto pericolo per l’incolumità degli agenti o di terzi. Una manovra pericolosa con un veicolo, come un tentativo di speronamento o una collisione per aprirsi un varco, è considerata “violenza” e integra il reato.

È necessario che l’aggravante della “non occasionalità” sia esplicitamente scritta nel capo d’imputazione?
Non necessariamente. La Corte ha stabilito che se dal capo d’imputazione si possono desumere gli elementi di fatto che la costituiscono (come la contestazione della recidiva specifica), l’aggravante può essere legalmente applicata dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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