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Non menzione patteggiamento: sì anche se allargato

Un soggetto, condannato con patteggiamento a una pena superiore a due anni, si è visto negare la non menzione della condanna sul casellario giudiziale. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, affermando che il beneficio della non menzione patteggiamento si applica automaticamente per legge (ex lege) anche al cosiddetto ‘patteggiamento allargato’. La Corte ha chiarito che la successiva legge del 2018, che ha limitato il beneficio alle pene fino a due anni, non è retroattiva e non può applicarsi a fatti commessi e giudicati in precedenza.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Non menzione patteggiamento: la Cassazione fa chiarezza sull’applicazione ex lege

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema di grande rilevanza pratica: l’applicazione del beneficio della non menzione patteggiamento nel certificato del casellario giudiziale, specialmente per le pene concordate superiori a due anni. La decisione chiarisce un importante principio legato all’applicazione della legge nel tempo, offrendo una tutela fondamentale per chi ha definito la propria posizione processuale prima delle recenti riforme legislative.

I Fatti di Causa: la richiesta di non menzione negata

Il caso nasce dal ricorso di un cittadino condannato nel 2007, tramite patteggiamento, a una pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione. Anni dopo, l’interessato presentava un’istanza al Tribunale in fase esecutiva per ottenere la ‘non menzione’ di tale condanna sui certificati del casellario giudiziale rilasciati a richiesta di privati.

Il Tribunale rigettava la richiesta, sostenendo che l’eventuale mancato riconoscimento del beneficio avrebbe dovuto essere contestato impugnando la sentenza di patteggiamento originale. In sostanza, secondo il giudice dell’esecuzione, era ormai troppo tardi per far valere tale diritto. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge.

Il Principio del Non menzione patteggiamento e la sua portata

La difesa del ricorrente ha sostenuto che il beneficio della non menzione opera ex lege, cioè automaticamente per legge, e va riconosciuto anche per i casi di cosiddetto ‘patteggiamento allargato’ (con pene superiori a due anni). Questa tesi si basa su un consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, che ha sempre interpretato la norma in senso estensivo.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa linea difensiva, ribadendo un principio già espresso in precedenti pronunce. Il beneficio della non menzione, previsto dal d.P.R. 313/2002, è una conseguenza automatica dell’applicazione della pena su richiesta delle parti, a prescindere dall’entità della stessa, almeno secondo la normativa vigente all’epoca dei fatti.

L’impatto della Riforma del 2018 e il Principio di Irretroattività

Un punto cruciale della sentenza riguarda l’analisi della successione delle leggi nel tempo. Nel 2018, una modifica normativa (legge n. 122/2018) ha effettivamente ristretto il campo di applicazione della non menzione per il patteggiamento, limitandolo alle sole ipotesi in cui la pena detentiva non superi i due anni.

Tuttavia, la Corte ha specificato che tale modifica non può avere effetto retroattivo. Poiché i fatti giudicati con la sentenza del 2007 risalivano al 2006, la normativa applicabile era quella vigente all’epoca, più favorevole all’imputato. Applicare la legge del 2018 avrebbe significato violare il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole. Pertanto, la decisione del Tribunale, che implicitamente si basava su una visione restrittiva non applicabile al caso di specie, è stata ritenuta viziata da un’errata applicazione della legge.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che la giurisprudenza di legittimità ha chiarito da tempo che il beneficio della non menzione si estende anche al ‘patteggiamento allargato’. L’ordinanza del Tribunale è stata quindi giudicata errata perché non ha tenuto conto di questo principio consolidato e, soprattutto, ha ignorato la corretta successione delle leggi penali nel tempo. La pretesa del Tribunale che il beneficio dovesse essere richiesto impugnando la sentenza originaria è stata respinta, poiché il diritto sorge ex lege e può essere accertato anche in fase esecutiva.

Le Conclusioni: cosa cambia per il cittadino

In conclusione, la sentenza riafferma un importante principio di garanzia. I cittadini che hanno patteggiato una pena, anche superiore a due anni, per fatti commessi prima della riforma del 2018, hanno diritto automatico alla non menzione della condanna sul casellario a uso dei privati. Questa decisione chiarisce che tale diritto non si ‘perde’ se non viene eccepito subito, ma può essere fatto valere in qualsiasi momento davanti al giudice dell’esecuzione. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza impugnata, rinviando il caso al Tribunale di Roma per una nuova valutazione conforme ai principi di diritto enunciati.

Il beneficio della non menzione si applica anche al ‘patteggiamento allargato’, cioè con pene superiori a due anni?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il beneficio si applica anche ai casi di ‘patteggiamento allargato’, operando automaticamente per legge (ex lege).

La legge del 2018 che ha limitato la non menzione alle pene fino a due anni si applica ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore?
No, la modifica normativa del 2018 non è retroattiva. Pertanto, per i reati commessi e giudicati prima di tale riforma, si applica la disciplina precedente, più favorevole, che non prevedeva tale limite di pena per il patteggiamento.

Se il giudice del patteggiamento non concede la non menzione, l’unico modo per ottenerla è impugnare quella sentenza?
No. Secondo la sentenza, il beneficio opera ex lege e può essere riconosciuto anche in fase di esecuzione. La Corte ha annullato la decisione del Tribunale che rigettava la richiesta proprio perché basata sull’errato presupposto che si dovesse impugnare la sentenza originale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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