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Non menzione della condanna: obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione ha analizzato il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Pur respingendo i motivi relativi al funzionamento dell’etilometro e alla particolare tenuità del fatto, la Corte ha accolto il ricorso sul punto della mancata concessione del beneficio della non menzione della condanna. È stato stabilito che il giudice d’appello ha l’obbligo di motivare esplicitamente le ragioni del diniego di tale beneficio, non potendo omettere la decisione su uno specifico motivo di gravame. La sentenza è stata quindi annullata con rinvio limitatamente a questo aspetto.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Non menzione della condanna: perché il giudice deve sempre motivare il diniego

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: il giudice ha sempre l’obbligo di motivare la sua decisione quando nega il beneficio della non menzione della condanna nel casellario giudiziale. L’omissione di questa motivazione costituisce un vizio della sentenza che ne determina l’annullamento. Questo caso, nato da una condanna per guida in stato di ebbrezza, offre spunti importanti sulla ripartizione dell’onere della prova riguardo al funzionamento dell’etilometro e sui criteri di valutazione della tenuità del fatto.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico rilevato superiore alla soglia di legge (1,28 g/l alla prima prova e 1,12 g/l alla seconda). La condanna prevedeva una pena di 30 giorni di arresto e 1200 euro di ammenda, oltre alla sanzione accessoria della sospensione della patente. L’imputato, tuttavia, decideva di ricorrere in Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

L’imputato contestava la sentenza d’appello su tre fronti:
1. Affidabilità dell’etilometro: Sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non acquisire prove sull’omologazione e il corretto funzionamento dell’apparecchio, data l’anomala differenza tra le due misurazioni effettuate a breve distanza di tempo.
2. Particolare tenuità del fatto: Lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità ex art. 131-bis c.p., evidenziando il suo comportamento collaborativo e il fatto che la guida fosse avvenuta in una strada poco trafficata.
3. Mancata concessione della non menzione della condanna: Criticava la sentenza per non aver motivato il diniego di questo beneficio, nonostante fosse stato richiesto specificamente nei motivi d’appello.

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi due motivi ma ha accolto il terzo.

Le Motivazioni della Corte

Sull’affidabilità dell’etilometro e la tenuità del fatto

In merito al primo punto, la Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: l’onere di contestare specificamente il malfunzionamento dell’etilometro grava sull’imputato. Non è sufficiente una generica richiesta di verifica dell’omologazione. L’imputato deve fornire elementi concreti che facciano dubitare della correttezza della misurazione. La semplice dichiarazione di sentirsi lucido non ha valore probatorio, essendo un diritto dell’imputato anche mentire per difendersi. Nel caso specifico, la testimonianza dell’agente di polizia, che aveva confermato la periodica revisione e la perfetta funzionalità dell’apparecchio, è stata ritenuta sufficiente a fugare ogni dubbio.

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente escluso la particolare tenuità del fatto valorizzando la gravità della condotta. Il tasso alcolemico, significativamente superiore al limite di legge, e la guida irregolare, che aveva messo in pericolo gli altri utenti della strada, sono stati considerati elementi sufficienti per negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Sul beneficio della non menzione della condanna: un obbligo di motivazione inderogabile

Il punto cruciale della sentenza risiede nell’accoglimento del terzo motivo. La Corte ha rilevato che, a fronte di una specifica richiesta dell’imputato, la Corte d’Appello aveva completamente omesso di motivare le ragioni per cui non concedeva il beneficio della non menzione della condanna. Questo vizio è stato definito come una vera e propria “mancanza grafica della motivazione”.

La Cassazione ha chiarito che la concessione della sospensione condizionale della pena non comporta automaticamente la concessione anche della non menzione. Si tratta di due benefici distinti con finalità diverse. La non menzione, in particolare, è volta a favorire il recupero sociale del condannato, eliminando le conseguenze del reato che potrebbero ostacolare la sua vita lavorativa. Proprio per questo, il giudice è tenuto a valutare la richiesta sulla base dei criteri dell’art. 133 c.p. (gravità del reato, capacità a delinquere) e a esplicitare il suo ragionamento. Non può semplicemente ignorare il motivo di appello. L’assenza di una risposta argomentata su un punto devoluto alla sua cognizione integra una violazione di legge che vizia la sentenza.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza la tutela del diritto di difesa, imponendo al giudice di pronunciarsi in modo esplicito e motivato su tutte le richieste formulate dall’appellante. La decisione di negare il beneficio della non menzione della condanna non può essere implicita o presunta, ma deve essere il risultato di una valutazione concreta e trasparente. Per effetto di questa decisione, la sentenza è stata annullata limitatamente a tale punto, con rinvio alla Corte d’Appello per una nuova valutazione che dovrà, questa volta, essere adeguatamente motivata.

Chi deve provare il malfunzionamento dell’etilometro?
Secondo la Corte, l’onere di allegare elementi specifici che mettano in dubbio il corretto funzionamento dell’apparecchio spetta all’imputato. Una contestazione generica o la semplice richiesta di esibire i certificati di omologazione non è sufficiente a invertire l’onere della prova, che resta a carico dell’accusa solo a fronte di una contestazione circostanziata.

Perché è stata negata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La causa di non punibilità è stata negata perché la Corte ha ritenuto il fatto non particolarmente tenue. La valutazione si è basata sulla gravità della condotta, desunta sia dall’elevato tasso alcolemico rilevato (superiore in modo significativo alla soglia di legge), sia dal comportamento di guida irregolare che ha creato un pericolo concreto per la circolazione.

Il giudice è obbligato a motivare il diniego della non menzione della condanna?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, a fronte di una specifica richiesta nei motivi di appello, il giudice ha l’obbligo di motivare esplicitamente le ragioni per cui nega il beneficio della non menzione della condanna. L’omissione totale di questa motivazione costituisce un vizio della sentenza e ne causa l’annullamento sul punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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