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Non menzione condanna: quando si può negare?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34799/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per tentata frode in commercio. La Corte ha confermato che il beneficio della non menzione condanna nel casellario giudiziale non è un diritto automatico, nemmeno in caso di sospensione condizionale della pena. I giudici hanno ribadito che un precedente penale, anche se estinto, e la mancanza di ravvedimento possono legittimamente giustificare il diniego del beneficio, rientrando nella valutazione discrezionale del giudice di merito.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Non menzione condanna: la Cassazione chiarisce i limiti del beneficio

La concessione del beneficio della non menzione condanna nel casellario giudiziale non è mai automatica, neppure quando viene concessa la sospensione condizionale della pena. Con la recente sentenza n. 34799/2025, la Corte di Cassazione torna a ribadire i confini della discrezionalità del giudice nel valutare questo importante istituto, volto a favorire il reinserimento sociale del condannato. Il caso esaminato riguarda un imprenditore condannato per tentata frode in commercio, il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile. Analizziamo i dettagli della vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: dal Reato Contestato al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imprenditore per aver messo in vendita prodotti con marchi contraffatti. Inizialmente, il reato era stato qualificato come vendita di prodotti con segni falsi, per poi essere riqualificato in appello come frode nell’esercizio del commercio. Successivamente, la Corte di Cassazione, in un precedente giudizio, aveva ulteriormente precisato la fattispecie come tentativo di frode, annullando la sentenza con rinvio alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena.

Il giudice del rinvio aveva quindi ricalcolato la sanzione, confermando la sospensione condizionale ma negando il beneficio della non menzione della condanna. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione, basato su tre motivi principali: l’errata quantificazione della pena per il tentativo, la mancata concessione della non menzione e l’omessa valutazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Valutazione della Cassazione sulla non menzione condanna

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, analizzando e respingendo ogni singola doglianza. Per quanto riguarda la quantificazione della pena, i giudici hanno ritenuto la decisione della Corte d’Appello legittima e ben motivata, basata sulla gravità del fatto, desunta dall’ingente quantitativo di merce contraffatta (oltre 100.000 pezzi) e dallo stato avanzato dell’azione criminosa.

Il cuore della pronuncia risiede però nel secondo motivo di ricorso, quello relativo al diniego del beneficio della non menzione condanna.

Il Ruolo dei Precedenti Penali Estinti

La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel negare il beneficio basandosi su un precedente penale che era già stato dichiarato estinto. Secondo la Cassazione, tuttavia, questa argomentazione non è fondata. L’estinzione del reato ai sensi dell’art. 445 c.p.p. non comporta la cancellazione dell’iscrizione dal casellario giudiziale. Di conseguenza, una condanna precedente, seppur relativa a un reato estinto, conserva piena rilevanza nel giudizio sulla personalità del condannato e sulla sua meritevolezza a ricevere ulteriori benefici.

Sospensione Condizionale e Non Menzione: Due Binari Distinti

Un altro punto cruciale chiarito dalla Corte è che il riconoscimento della sospensione condizionale della pena non implica in alcun modo un obbligo per il giudice di concedere anche la non menzione. Si tratta di due istituti distinti, fondati su presupposti diversi. Mentre la sospensione condizionale si basa su una prognosi di non recidiva, la non menzione si fonda sul principio dell'”emenda”, ovvero su un processo di recupero morale e sociale del condannato già in atto. La sua concessione è rimessa all’apprezzamento puramente discrezionale del giudice di merito, che deve motivare la sua scelta sulla base degli elementi di cui all’art. 133 del codice penale, tra cui la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando come le censure del ricorrente non cogliessero la ratio delle decisioni dei giudici di merito. La valutazione sulla pena è stata considerata immune da vizi logici, poiché basata su elementi concreti come l’entità dei prodotti contraffatti. Sul punto centrale della non menzione condanna, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudice ha il dovere di valutare complessivamente la vita anteatta del condannato. L’esistenza di un precedente specifico e l’assenza di segni concreti di ravvedimento sono elementi sufficienti a giustificare un diniego, anche a fronte della concessione della sospensione condizionale. La discrezionalità del giudice di merito, se correttamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione sulla distinzione tra i vari benefici previsti dall’ordinamento penale. La non menzione condanna non è un automatismo, ma il risultato di una valutazione ponderata che tiene conto del percorso di recupero del condannato. La presenza di precedenti, anche estinti, può legittimamente pesare su questa valutazione, ricordando che l’obiettivo del beneficio è premiare un effettivo cambiamento nella condotta di vita e non semplicemente alleggerire le conseguenze di una condanna.

La concessione della sospensione condizionale della pena obbliga il giudice a concedere anche la non menzione della condanna?
No, la sentenza chiarisce che sono due benefici distinti con presupposti diversi. La sospensione condizionale si basa su una prognosi favorevole per il futuro, mentre la non menzione richiede una valutazione positiva sul percorso di recupero morale e sociale del condannato. La concessione del primo non implica automaticamente il diritto al secondo.

Un precedente penale dichiarato estinto può essere usato per negare il beneficio della non menzione della condanna?
Sì, la Corte afferma che una condanna precedente, anche se il relativo reato è stato dichiarato estinto, conserva rilievo per il giudice nel valutare la personalità dell’imputato e la sua meritevolezza a ottenere il beneficio della non menzione, poiché l’iscrizione nel casellario giudiziale non viene cancellata.

È possibile contestare un presunto errore della Corte di Cassazione in un successivo ricorso per la stessa vicenda?
No. La sentenza ribadisce che i punti già decisi dalla Corte di Cassazione non possono essere nuovamente messi in discussione in un ricorso presentato contro la sentenza del giudice di rinvio. Per correggere eventuali errori della Suprema Corte, devono essere utilizzati strumenti specifici, come il ricorso straordinario, se ne sussistono i presupposti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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