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Ne bis in idem stupefacenti: la Cassazione chiarisce

Un soggetto, condannato con due sentenze per aver prima offerto in vendita e poi detenuto sostanze stupefacenti nello stesso giorno ma in luoghi e orari diversi, ha invocato il principio del ‘ne bis in idem’. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che non si tratta del medesimo fatto. L’analisi sul ne bis in idem stupefacenti ha evidenziato che due condotte, seppur ravvicinate e relative alla stessa sostanza, costituiscono reati autonomi se sono ontologicamente e cronologicamente distinte e sorrette da autonome volizioni.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem stupefacenti: Offerta e Detenzione sono Reati Distinti

Il principio del ne bis in idem, che vieta un secondo processo per lo stesso fatto, è un pilastro del nostro ordinamento. Tuttavia, la sua applicazione può diventare complessa, specialmente in materia di reati legati agli stupefacenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un importante chiarimento sul tema del ne bis in idem stupefacenti, stabilendo che l’offerta in vendita e la successiva detenzione della stessa sostanza, seppur avvenute a poche ore di distanza, costituiscono due reati distinti e non il “medesimo fatto”.

I Fatti del Caso: La Duplice Condanna

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato con due diverse sentenze per fatti commessi nello stesso giorno:
1. Prima condotta: Alle ore 15:30 circa, in una località, l’imputato aveva offerto in vendita circa 100 grammi di sostanza stupefacente a un potenziale acquirente.
2. Seconda condotta: Alle ore 20:00 dello stesso giorno, in un’altra cittadina, lo stesso individuo veniva trovato in possesso di 96 grammi della medesima sostanza all’interno di un’autovettura fermata dalle forze dell’ordine.

Di fronte a queste due condanne definitive, la difesa ha richiesto al giudice dell’esecuzione di applicare la disciplina del ne bis in idem (art. 669 c.p.p.), sostenendo che i due episodi costituissero in realtà un’unica condotta di detenzione, nella quale il tentativo di vendita precedente doveva considerarsi assorbito.

La questione giuridica e l’applicazione del ne bis in idem stupefacenti

La questione centrale era stabilire se le due azioni, così ravvicinate nel tempo ma distinte nello spazio e nella tipologia, potessero essere considerate come “il medesimo fatto” ai fini del divieto di un secondo giudizio. Secondo la tesi difensiva, si trattava di un unico contesto di detenzione finalizzata allo spaccio. La Corte di Appello, tuttavia, aveva rigettato questa interpretazione, ritenendo le due condotte diverse per ambito spaziale e finalità.

Il ricorso in Cassazione si è quindi concentrato sulla presunta violazione dell’art. 669 c.p.p. e dell’art. 73 D.P.R. 309/1990, ribadendo che si trattava della stessa sostanza e che il tutto si era svolto in un arco temporale molto breve.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici hanno richiamato il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui l’identità del fatto, ai fini dell’applicazione del ne bis in idem, sussiste solo quando vi è una completa corrispondenza storico-naturalistica tra le due fattispecie concrete.

Questo significa che devono coincidere tutti gli elementi costitutivi del reato: condotta, evento, nesso causale, circostanze di tempo, di luogo e di persona. Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che le due condotte erano ontologicamente e cronologicamente autonome:
* La prima condotta (offerta in vendita) si è consumata in un determinato luogo e orario, manifestando una specifica volontà criminale.
* La seconda condotta (detenzione) è stata accertata diverse ore dopo, in un altro comune e in un contesto differente (controllo di un’autovettura).

Secondo la Suprema Corte, in materia di stupefacenti, azioni diverse come l’acquisto, la detenzione e la vendita, anche se riguardano la stessa partita di droga, integrano autonome ipotesi di reato. La brevità del tempo intercorso non è sufficiente a unificare le condotte, poiché ciascuna di esse è sorretta da una autonoma volizione e produce un autonomo evento di pericolo per il bene giuridico tutelato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione rafforza un principio fondamentale: nel diritto penale degli stupefacenti, la pluralità di azioni tipiche (vendere, offrire, detenere, trasportare) porta, di regola, a una pluralità di reati. L’applicazione del ne bis in idem è un’eccezione che richiede una perfetta sovrapposizione fattuale, che non si verifica quando cambiano il contesto spaziale, temporale e la specifica azione posta in essere.

In pratica, chi compie più azioni legate alla droga nello stesso giorno non potrà facilmente invocare l’unicità del fatto per evitare una duplice condanna. Ogni episodio che si distingue per luogo, tempo e modalità di condotta sarà probabilmente considerato un reato a sé stante, con conseguenze significative sul piano sanzionatorio.

Due condotte legate a sostanze stupefacenti, commesse a poche ore di distanza nello stesso giorno, possono essere considerate lo stesso fatto ai fini del ‘ne bis in idem’?
No, secondo la sentenza non possono essere considerate lo stesso fatto se sono distinte dal punto di vista ontologico, cronologico e psicologico. Nel caso specifico, l’offerta in vendita in un luogo e la successiva detenzione in un altro luogo, sebbene avvenute nello stesso giorno, sono state ritenute due condotte autonome e quindi due reati distinti.

Quali sono i criteri per stabilire se due fatti sono ‘il medesimo’ secondo la Cassazione?
Perché due fatti siano considerati ‘il medesimo’, deve esserci una completa corrispondenza storico-naturalistica, ovvero una totale coincidenza di tutti gli elementi costitutivi: la condotta, l’evento, il nesso causale e le circostanze di tempo, di luogo e di persona.

L’offerta in vendita di droga e la successiva detenzione della stessa sostanza sono considerate un unico reato?
No. La sentenza chiarisce che si tratta di due ipotesi di reato autonome. Anche se la sostanza è la medesima e il tempo intercorso è breve, l’offerta in vendita e la detenzione sono azioni diverse, sorrette da autonome volizioni, che non possono essere assorbite l’una nell’altra per configurare un unico reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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