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Ne bis in idem: quando un nuovo processo è lecito?

Un notaio, già condannato per peculato relativo a omessi versamenti di imposte per l’anno 2012, viene nuovamente processato e condannato per episodi simili avvenuti nello stesso anno. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che il principio del ‘ne bis in idem’ non opera quando i nuovi addebiti, pur essendo della stessa natura, riguardano fatti storici materialmente diversi e non compresi nel precedente giudizio.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem e Fatti Distinti: Quando è Possibile un Secondo Processo?

Il principio del Ne bis in idem, che vieta di processare qualcuno due volte per lo stesso fatto, è un cardine del nostro sistema giuridico. Tuttavia, la sua applicazione non è sempre automatica e richiede un’attenta analisi del “fatto storico” oggetto del giudizio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i confini di questo principio nel caso di un notaio accusato ripetutamente di peculato per omessi versamenti di imposte.

I Fatti del Caso: Un Notaio di Nuovo a Processo

Un notaio era stato precedentemente condannato, tramite patteggiamento, per un reato di peculato continuato. L’accusa riguardava l’appropriazione di somme ricevute dai clienti per il versamento di imposte di registro, ipotecarie e catastali, relative ad atti stipulati tra il 2009 e il 2013. Per il solo anno 2012, la condanna si riferiva a 178 specifici atti non regolarizzati.

Successivamente, emergeva che, sempre nel 2012, il professionista aveva omesso ulteriori versamenti relativi ad altri 57 atti, per una somma considerevole. Veniva quindi avviato un nuovo procedimento penale, che si concludeva con una nuova condanna in Corte di Appello, seppur con una pena ridotta e posta in continuazione con la precedente.

La Difesa e il Principio del Ne bis in idem

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione del principio del Ne bis in idem (art. 649 c.p.p.). Secondo la difesa, il professionista era già stato giudicato per l’intera condotta di omesso versamento relativa all’anno 2012. Il fatto che il nuovo processo si basasse su un numero diverso di atti non poteva giustificare un secondo giudizio, poiché la condotta illecita era unitaria e già coperta dalla precedente sentenza di patteggiamento.

La Tesi Difensiva

La difesa ha argomentato che il primo giudizio aveva inteso definire l’intera posizione del notaio per il quinquennio 2009-2013. Gli elenchi degli atti, anche se emersi in momenti diversi, facevano parte dello stesso contesto investigativo e dovevano essere considerati un unicum. Pertanto, processare nuovamente l’imputato per fatti dello stesso anno e della stessa natura costituiva una palese violazione del divieto di doppio processo.

La Decisione della Corte: La Distinzione del “Fatto Storico”

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte di Appello. Il punto centrale della sentenza risiede nella corretta interpretazione del concetto di “medesimo fatto”, che è la condizione per l’applicazione del divieto di ne bis in idem.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito che il divieto si applica al medesimo fatto storico, inteso come l’evento naturalistico specifico contestato, e non a fatti semplicemente analoghi o commessi nello stesso arco temporale. Nel caso di specie, i due procedimenti, sebbene riguardassero lo stesso tipo di reato (peculato) e lo stesso anno (2012), avevano ad oggetto fatti storici distinti:
1. Il primo processo riguardava l’omesso versamento relativo a un primo gruppo di 178 atti.
2. Il secondo processo riguardava l’omesso versamento relativo a un secondo e diverso gruppo di 57 atti.

I giudici hanno specificato che l’oggetto del patteggiamento è definito dalle singole condotte illecite formalmente contestate nel capo d’imputazione. La presenza agli atti del primo procedimento di un elenco più ampio di irregolarità non era rilevante, se tali irregolarità non erano state specificamente incluse nell’imputazione definita con la prima sentenza. Ogni omesso versamento costituisce un fatto storico a sé stante, e se non è stato oggetto di un precedente giudizio, può legittimamente fondare un nuovo procedimento penale.

Le Conclusioni della Corte

In conclusione, la Cassazione ha stabilito che non vi è violazione del ne bis in idem quando un imputato viene processato per condotte specifiche che, sebbene simili per tipologia e periodo a quelle già giudicate, non erano state materialmente incluse nel perimetro dell’accusa del primo procedimento. La diversità dei fatti storici (i mancati versamenti per atti diversi) legittima la celebrazione di un nuovo processo. Il ricorso è stato quindi respinto, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Si può essere processati due volte per lo stesso tipo di reato commesso nello stesso anno?
Sì, è possibile se i processi riguardano fatti storici distinti e materialmente diversi. La sentenza chiarisce che il divieto di ‘ne bis in idem’ si applica allo stesso identico evento, non a condotte semplicemente analoghe, anche se commesse nello stesso periodo.

Cosa si intende per ‘medesimo fatto’ ai fini del divieto di ne bis in idem?
Per ‘medesimo fatto’ si intende l’evento storico specifico, naturalisticamente individuato, che è stato oggetto del primo giudizio. Non si riferisce alla tipologia di condotta o al periodo di commissione, ma agli specifici episodi contestati (nel caso di specie, i singoli omessi versamenti per determinati atti).

Una precedente sentenza di patteggiamento per un reato continuato impedisce un nuovo processo per fatti simili scoperti dopo?
No, se i nuovi fatti, pur rientrando nello stesso disegno criminoso, non erano stati specificamente inclusi nel capo di imputazione definito con la sentenza di patteggiamento. L’oggetto del giudicato si forma solo sulle singole condotte illecite contestate in quel procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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