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Ne bis in idem: no per transazioni distinte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che invocava il principio del ne bis in idem. L’uomo era stato condannato per due distinte transazioni non autorizzate, di pari importo, effettuate lo stesso giorno a danno di due persone diverse. La Corte ha stabilito che si tratta di un concorso di reati e non di un unico fatto storico, precludendo così l’applicazione del divieto di un secondo giudizio.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem: la Cassazione chiarisce quando due fatti simili non sono lo stesso fatto

Il principio del ne bis in idem, sancito dall’articolo 649 del codice di procedura penale, rappresenta un pilastro del nostro ordinamento giuridico, garantendo che nessun cittadino possa essere processato due volte per il medesimo fatto. Tuttavia, la sua applicazione non è sempre automatica e richiede un’attenta analisi del caso concreto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante spunto di riflessione sulla distinzione tra ‘medesimo fatto storico’ e ‘pluralità di reati’, anche quando le condotte appaiono estremamente simili.

Il Caso: Due Transazioni, un Unico Reato?

La vicenda trae origine dal ricorso di un imputato, condannato in relazione a due sentenze distinte. Secondo la sua tesi difensiva, entrambe le condanne si riferivano al medesimo fatto storico, violando così il principio del ne bis in idem. Nello specifico, l’uomo aveva effettuato, nella stessa giornata, due transazioni non autorizzate dello stesso identico importo, prelevando fondi dai conti correnti di due diverse persone offese. A suo avviso, la contestualità e l’identità dell’importo avrebbero dovuto ricondurre le due azioni a un’unica condotta criminosa.

La Decisione della Cassazione sul ne bis in idem

La Suprema Corte ha respinto categoricamente la tesi del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che, sebbene vi siano delle analogie, le due operazioni bancarie costituiscono due condotte distinte e, di conseguenza, una pluralità di reati.

La Pluralità delle Condotte

Il punto centrale della decisione risiede nell’individuazione di due azioni separate, sia dal punto di vista naturalistico che giuridico. L’imputato ha posto in essere due diverse transazioni che, seppur simili per modalità e importo, hanno leso il patrimonio di due soggetti giuridici distinti. Ogni operazione ha avuto un suo iter e ha colpito una vittima differente. Questa distinzione è sufficiente a escludere che si tratti del ‘medesimo fatto storico’ richiesto per l’applicazione del ne bis in idem.

Il Concorso di Reati

Di conseguenza, la Corte ha configurato la fattispecie come un concorso di reati. Non siamo di fronte a un singolo atto che viola più norme o a più atti che costituiscono un unico reato complesso, bensì a due reati distinti, commessi in un arco temporale ravvicinato. La preclusione all’applicazione degli articoli 649 e 669 del codice di procedura penale è, pertanto, una logica conseguenza di questa interpretazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il principio del ne bis in idem si applica all’identità del fatto storico, inteso come l’insieme degli elementi materiali della condotta (azione, evento, nesso causale), e non alla mera somiglianza delle modalità esecutive. Nel caso di specie, la presenza di due persone offese diverse rende i due fatti storici intrinsecamente differenti. Ogni vittima ha subito una lesione patrimoniale autonoma, originata da una distinta azione illecita. Pertanto, la condanna per ciascun episodio non costituisce una duplicazione del giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’identità del ‘fatto’ ai fini del ne bis in idem deve essere valutata con rigore. La semplice analogia tra due condotte criminali, anche se avvenute lo stesso giorno e con le stesse modalità, non è sufficiente a integrare il requisito del ‘medesimo fatto’ se le azioni ledono soggetti diversi. La decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, a causa della manifesta infondatezza del ricorso, confermando che l’abuso degli strumenti processuali ha conseguenze economiche.

Due transazioni identiche ma a danno di vittime diverse costituiscono un unico reato ai fini del ne bis in idem?
No. Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di due condotte distinte che integrano una pluralità di reati, poiché ledono il patrimonio di due soggetti diversi. Pertanto, non si applica il principio del ne bis in idem.

Qual è il criterio per stabilire se si tratta del ‘medesimo fatto storico’?
Il criterio si basa sull’identità degli elementi materiali della condotta (azione, evento, nesso causale). La semplice somiglianza nelle modalità esecutive o la contestualità temporale non sono sufficienti se le vittime dell’azione criminosa sono differenti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in assenza di elementi che escludano la colpa, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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