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Ne bis in idem: no in reati ambientali permanenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per reati ambientali e urbanistici. La Corte ha escluso l’applicazione del principio del ne bis in idem, distinguendo nettamente tra la condotta di ‘raccolta’ di rifiuti, oggetto di un precedente procedimento, e quella di ‘smaltimento’ e ‘realizzazione di discarica abusiva’, contestata nel nuovo giudizio. È stata inoltre ribadita la natura di reato permanente della discarica abusiva, la cui consumazione perdura nel tempo.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem e reati ambientali: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11600 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale che interseca diritto ambientale e procedura penale: l’applicabilità del principio del ne bis in idem. Questo principio, che vieta di processare due volte una persona per lo stesso fatto, è stato invocato da due imputati condannati per reati ambientali e urbanistici, ma la Corte ha respinto la loro tesi, offrendo importanti chiarimenti sulla natura dei reati in materia di rifiuti e sulla corretta formulazione dei ricorsi.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dalla Corte di Appello di Messina a due soggetti. Il primo per la gestione illecita di rifiuti, con la creazione di una discarica abusiva (art. 256 d.lgs. 152/2006), e la seconda per reati edilizi e invasione di terreno pubblico (art. 44 d.P.R. 380/2001 e art. 633 c.p.).

I due imputati, tramite il loro difensore, hanno proposto ricorso per cassazione basandolo su un unico motivo: la violazione del principio del ne bis in idem. Sostenevano che il reato ambientale contestato al primo imputato fosse già stato oggetto di un precedente procedimento, conclusosi con una sentenza di prescrizione. A loro dire, non vi era stato alcun mutamento dello stato dei luoghi, già sotto sequestro dal 2014.

La questione del Ne bis in idem nei reati ambientali

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, ritenendo la censura sul ne bis in idem manifestamente infondata. I giudici hanno evidenziato che per applicare tale principio è necessario che vi sia identità del fatto storico-naturalistico, cosa che nel caso di specie mancava completamente.

Differenza tra Raccolta e Smaltimento

Il Collegio ha sottolineato una differenza sostanziale tra i due procedimenti penali. Il primo, conclusosi con la prescrizione, riguardava la “raccolta” abusiva di rifiuti. Il secondo, invece, contestava condotte ben diverse e più gravi: lo “smaltimento” abusivo e la “realizzazione di una discarica abusiva”. Queste attività implicano non solo un accumulo, ma anche un rimodellamento del terreno, un terrazzamento e un abbancamento di ulteriori rifiuti, peraltro su suolo pubblico. Si tratta quindi di condotte, eventi e nessi causali profondamente diversi, che escludono a priori la possibilità di un “bis in idem”.

La Natura del Reato Permanente

Un punto chiave della decisione riguarda la natura del reato di discarica abusiva. La Cassazione ha ribadito che si tratta di un “reato permanente”. Questo significa che la condotta illecita non si esaurisce in un singolo momento, ma perdura nel tempo. La permanenza cessa solo con il venir meno della situazione antigiuridica, ad esempio attraverso il rilascio di un’autorizzazione, la bonifica dell’area, il sequestro o la sentenza di condanna di primo grado. Di conseguenza, anche se un procedimento precedente ha riguardato fatti avvenuti fino a una certa data (nel caso di specie, il 2014), ciò non impedisce una nuova contestazione per la prosecuzione dell’attività illecita in periodi successivi.

L’inammissibilità del Ricorso per Genericità

Oltre all’infondatezza nel merito, la Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili anche per un vizio formale: la genericità. I motivi di ricorso, infatti, si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in modo puntuale dalla Corte di Appello. La funzione dell’impugnazione è quella di una critica argomentata e specifica contro il provvedimento contestato. La mera e pedissequa reiterazione delle censure già esaminate, senza un confronto diretto con le ragioni della decisione d’appello, rende il ricorso non specifico e, quindi, inammissibile.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. In primo luogo, la netta distinzione tra i fatti giuridici e materiali dei due procedimenti. Non vi può essere ne bis in idem se le condotte contestate sono ontologicamente diverse (raccolta vs. smaltimento e creazione di discarica), se coinvolgono soggetti giuridici differenti (ditta individuale vs. S.r.l.) e se si protraggono nel tempo. La natura permanente del reato di discarica abusiva è decisiva, in quanto ogni giorno di prosecuzione dell’attività illecita costituisce una continuazione del reato. In secondo luogo, la Corte ha riaffermato il rigoroso principio di specificità dei motivi di ricorso. L’impugnazione deve essere un dialogo critico con la sentenza precedente, non una sua semplice riproposizione, pena la sanzione dell’inammissibilità.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale in materia di reati ambientali. Stabilisce che una precedente archiviazione o prescrizione per una specifica condotta illecita (es. raccolta) non funge da scudo per condotte successive, diverse e più gravi (es. realizzazione di una discarica permanente). Inoltre, ricorda agli operatori del diritto che il ricorso in Cassazione richiede un’argomentazione critica e puntuale, non una mera ripetizione, per superare il vaglio di ammissibilità. La decisione finale è stata la condanna degli imputati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Si può essere processati due volte per reati ambientali commessi sullo stesso terreno?
Sì, se i fatti contestati sono diversi. La Cassazione ha chiarito che un precedente processo per “raccolta abusiva” di rifiuti non impedisce un nuovo processo per “smaltimento abusivo” e “realizzazione di discarica”, in quanto si tratta di condotte, eventi e nessi causali differenti.

La creazione di una discarica abusiva è un reato che si esaurisce subito?
No, secondo la Corte è un “reato permanente”. La sua consumazione dura finché prosegue l’attività illecita di allestimento e gestione dell’area o fino a quando non interviene un evento che la interrompe, come il sequestro, la bonifica del sito o la sentenza di primo grado.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando è generico, ossia quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza confrontarsi in modo critico e specifico con le motivazioni della sentenza che si sta impugnando.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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