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Ne bis in idem: minaccia a più persone è reato plurimo

La Corte di Cassazione ha stabilito che minacciare due persone diverse nel corso della stessa telefonata non integra il principio del ne bis in idem. Anche se la condotta è unica (una telefonata), le minacce ledono beni giuridici personali distinti, configurando così reati separati. Pertanto, l’imputata non poteva beneficiare del proscioglimento basato sulla pendenza di un altro procedimento per la minaccia all’altra persona. La sentenza del Giudice di Pace è stata annullata con trasmissione degli atti per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem: minaccia a più persone, un solo reato o più reati?

Il principio del Ne bis in idem è un cardine del nostro sistema giuridico, sancendo che nessuno può essere processato due volte per lo stesso fatto. Ma cosa accade quando una singola azione, come una telefonata, contiene minacce rivolte a persone diverse? Si tratta di un unico reato o di tanti reati quante sono le vittime? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3214 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale su questo punto, distinguendo l’unicità della condotta materiale dalla pluralità dei reati commessi.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una decisione del Giudice di Pace di Roma, che aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di un’imputata per il reato di minaccia (art. 612 c.p.) ai danni di una persona. La motivazione del giudice si basava sulla pendenza di un altro procedimento penale a carico della stessa imputata, presso un altro Giudice di Pace, per un’analoga accusa di minaccia. Secondo la tesi accusatoria, entrambe le minacce erano state proferite nel corso della medesima conversazione telefonica, sebbene rivolte a due persone distinte.

Il Giudice di Pace aveva ritenuto che la pendenza del primo procedimento impedisse di procedere nel secondo, applicando di fatto il principio del Ne bis in idem. Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che i presupposti per l’applicazione di tale principio non sussistessero.

L’applicazione del Ne bis in idem nel caso di minacce multiple

Il Procuratore ricorrente ha evidenziato come le due vittime delle minacce fossero persone diverse. Sebbene l’azione (la telefonata) fosse stata una sola, l’offesa aveva colpito due beni giuridici distinti e personali: la tranquillità e la libertà morale di ciascuna delle due vittime.

Di conseguenza, non si poteva parlare di idem factum (medesimo fatto), presupposto indispensabile per l’applicazione del divieto di un secondo giudizio. Il fatto che le minacce fossero state pronunciate contestualmente non poteva determinare un’unicità di reato, data la pluralità di soggetti passivi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che il processo oggetto della sentenza impugnata riguardava la minaccia ai danni di un soggetto, mentre il procedimento pendente si riferiva alla minaccia perpetrata nei confronti di un’altra persona.

La Corte ha specificato che, sebbene le minacce fossero state realizzate con un’unica telefonata, ciò non determina l’unicità del reato. La condotta, infatti, incide su beni personali appartenenti a soggetti diversi. Viene a mancare, quindi, l’elemento chiave per l’applicazione del Ne bis in idem: l’idem factum. Quest’ultimo, come ribadito dalla giurisprudenza, è ravvisabile solo quando vi sia una piena identità della manifestazione concreta della condotta, del nesso causale, dell’evento e del dolo.

In questo caso, pur essendoci un’unica condotta materiale (la telefonata), gli eventi lesivi erano due e distinti, poiché due erano le persone la cui libertà morale era stata compromessa. Pertanto, l’ipotesi è estranea al divieto del Ne bis in idem.

Conclusioni

La Corte ha annullato senza rinvio la sentenza del Giudice di Pace, disponendo la trasmissione degli atti allo stesso ufficio per la prosecuzione del giudizio. La decisione riafferma un principio cruciale: la valutazione del ne bis in idem deve essere condotta non solo sull’azione materiale, ma anche e soprattutto sull’evento giuridico e sul bene protetto dalla norma. Una singola azione può integrare una pluralità di reati se lede i diritti di più persone, dando origine a distinti procedimenti penali. Questa sentenza rappresenta un importante promemoria sulla corretta interpretazione dei principi processuali e sulla tutela delle singole vittime di reato.

Una minaccia a più persone durante la stessa telefonata costituisce un unico reato?
No, secondo la Corte di Cassazione, anche se la condotta materiale (la telefonata) è unica, si configurano tanti reati di minaccia quante sono le persone offese, poiché viene leso il bene giuridico personale di ciascuna vittima.

Perché in questo caso non si applica il principio del ‘ne bis in idem’?
Il principio del ‘ne bis in idem’ non si applica perché manca il presupposto dell’ ‘idem factum’ (medesimo fatto). Sebbene la condotta sia avvenuta in un unico contesto, gli eventi lesivi sono plurimi e distinti, in quanto hanno colpito persone diverse, dando così luogo a reati separati.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Giudice di Pace che aveva dichiarato il non doversi procedere. Ha disposto la trasmissione degli atti allo stesso Giudice di Pace affinché il procedimento penale per il reato di minaccia possa proseguire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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