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Ne bis in idem internazionale: quando non si applica

La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre imputati condannati per traffico di stupefacenti. La Corte ha escluso l’applicazione del ‘ne bis in idem internazionale’ poiché i fatti già giudicati in Svizzera non erano identici a quelli italiani per oggetto, tempo, luogo e persone coinvolte. Rigettate anche le doglianze sulle attenuanti generiche, sulla valutazione delle prove e sul calcolo della pena per il reato continuato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem internazionale: la Cassazione chiarisce i limiti di applicazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre importanti chiarimenti su diverse questioni di diritto e procedura penale, tra cui spicca l’interpretazione del principio del ne bis in idem internazionale. La decisione nasce dai ricorsi presentati da tre persone condannate in appello per un vasto traffico di sostanze stupefacenti. Oltre al tema del divieto di un secondo processo, la Corte si è pronunciata sulle attenuanti generiche, sulla valutazione della prova e sul calcolo della pena per il reato continuato.

I Fatti di Causa

Tre individui sono stati condannati dalla Corte di Appello per traffico di stupefacenti, in parziale riforma di una precedente sentenza di primo grado emessa con rito abbreviato. Contro tale decisione, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni.

Uno dei ricorrenti, in particolare, sosteneva di essere già stato condannato in Svizzera per fatti sovrapponibili a quelli contestati in Italia, invocando il principio del ne bis in idem. Un altro imputato lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, mentre gli altri contestavano la valutazione delle prove a loro carico e le modalità di determinazione della pena.

L’Analisi della Corte sul ne bis in idem internazionale

Il motivo di ricorso più rilevante riguardava l’applicazione dell’art. 54 della Convenzione di Schengen, che sancisce il principio del ne bis in idem internazionale. L’imputato sosteneva che una precedente condanna subita in Svizzera avrebbe dovuto precludere il procedimento italiano.

La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, confermando la decisione dei giudici di merito. I giudici hanno chiarito che, per l’operatività del divieto, è necessaria una perfetta identità dei fatti storici oggetto dei due procedimenti (idem factum). Nel caso di specie, tale identità mancava. La Corte ha evidenziato che:

* L’oggetto del reato era diverso: la sentenza svizzera riguardava principalmente l’eroina, mentre quella italiana la cocaina.
* La collocazione temporale e spaziale era differente: le condotte contestate nei due Paesi non coincidevano.
* I soggetti coinvolti non erano gli stessi: correi e acquirenti presenti nel procedimento italiano non comparivano in quello elvetico.

La Cassazione ha ribadito che la nozione di “stessi fatti” è una nozione autonoma del diritto dell’Unione Europea e si riferisce a un insieme di circostanze fattuali inscindibilmente collegate tra loro, indipendentemente dalla loro qualificazione giuridica. Un mero collegamento soggettivo, come l’unicità del disegno criminoso, non è sufficiente a integrare l’identità del fatto richiesta per l’applicazione del principio.

Altre Questioni Giuridiche Affrontate

La Corte ha dichiarato inammissibili anche gli altri motivi di ricorso, fornendo le seguenti precisazioni:

* Attenuanti generiche: La loro concessione non è un diritto automatico in assenza di elementi negativi, ma richiede la presenza di elementi di segno positivo che giustifichino una mitigazione della pena. Nel caso in esame, il ruolo di primo piano dell’imputato nell’organizzazione criminale è stato ritenuto ostativo.
* Valutazione della prova: In sede di giudizio abbreviato, sono utilizzabili tutti gli atti di indagine legittimamente acquisiti, inclusi i verbali di individuazione fotografica informale effettuati dalla polizia giudiziaria.
* Calcolo della pena per reato continuato: Quando i reati unificati dalla continuazione sono tutti di pari gravità edittale (come nel caso di plurime violazioni dell’art. 73 d.P.R. 309/1990), non è necessario che il giudice indichi specificamente quale sia il reato più grave da porre a base del calcolo, essendo sufficiente l’indicazione della pena base e degli aumenti per i reati satellite.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa dei principi giuridici invocati dai ricorrenti. Sul ne bis in idem internazionale, la Suprema Corte ha seguito l’orientamento consolidato della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che richiede un’identità materiale e non solo giuridica dei fatti. La mancanza di coincidenza tra oggetto, tempo, luogo e partecipanti delle condotte illecite ha reso inapplicabile la tutela.
Per quanto riguarda le attenuanti generiche, i giudici hanno ribadito che la valutazione del merito non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e congrua, come nel caso di specie, dove era stato valorizzato il ruolo apicale dell’imputato. Infine, la Corte ha confermato la correttezza procedurale seguita dai giudici di merito sia nella valutazione delle prove nel rito abbreviato sia nel calcolo della pena per il reato continuato, ritenendo le doglianze generiche e manifestamente infondate.

Conclusioni

La sentenza ribadisce la severità dei criteri per l’applicazione del principio del ne bis in idem internazionale, sottolineando che solo una completa sovrapponibilità dei fatti storici può impedire un nuovo processo in un altro Stato membro. La decisione conferma inoltre l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel concedere le attenuanti generiche e la validità, in sede di rito abbreviato, degli atti di indagine come l’identificazione informale. Con la dichiarazione di inammissibilità di tutti i ricorsi, la condanna inflitta dalla Corte di Appello è diventata definitiva.

Quando si applica il principio del ne bis in idem internazionale tra due Stati dell’area Schengen?
Il principio si applica solo quando i fatti storici per cui una persona è stata giudicata in uno Stato sono materialmente identici a quelli per cui si procede in un altro Stato. L’identità deve riguardare le condotte, il tempo, il luogo e le persone coinvolte. Una mera somiglianza o un collegamento soggettivo (come lo stesso disegno criminoso) non sono sufficienti.

La concessione delle attenuanti generiche è un diritto dell’imputato se mancano elementi negativi sulla sua personalità?
No. Secondo la Corte, la concessione delle attenuanti generiche non è un atto dovuto ma richiede la presenza di elementi positivi che la giustifichino. L’assenza di elementi negativi non è di per sé sufficiente, e il giudice può negarle motivando sulla base di considerazioni di maggior rilievo, come la gravità della condotta.

In caso di reato continuato, il giudice deve sempre specificare quale sia il reato più grave su cui calcolare la pena base?
Non necessariamente. Se tutti i reati contestati in continuazione hanno la stessa gravità (cioè la stessa pena prevista dalla legge), il giudice non è tenuto a specificare quale sia quello più grave. È sufficiente che indichi correttamente la pena base e gli aumenti applicati per i reati satellite in modo motivato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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