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Ne bis in idem e furto di energia: la doppia condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione del giudice dell’esecuzione, stabilendo che un individuo non può essere condannato due volte per lo stesso furto continuato di energia elettrica, anche se accertato in momenti diversi. Applicando il principio del ‘ne bis in idem’, la Corte ha chiarito che se i fatti sono storicamente e naturalisticamente identici, e il secondo procedimento penale copre un periodo di tempo che include interamente quello del primo, si tratta di un unico reato. Di conseguenza, la sentenza di condanna più grave è stata revocata, mantenendo in esecuzione solo quella meno severa.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne Bis in Idem: No alla Doppia Condanna per Furto Continuato di Energia

Il principio del ne bis in idem, sancito dal nostro ordinamento, rappresenta un pilastro di civiltà giuridica: nessuno può essere processato due volte per lo stesso fatto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7710/2024) ha riaffermato con forza questo principio in un caso complesso di furto continuato di energia elettrica, annullando una doppia condanna inflitta allo stesso soggetto per una condotta sostanzialmente unitaria.

I Fatti di Causa

Un cittadino si è trovato al centro di due distinti procedimenti penali per furto di energia elettrica, entrambi relativi a un allaccio abusivo presso la sua abitazione.

1. Prima Condanna (Sentenza): A seguito di un controllo nel maggio 2017, veniva condannato per il furto di energia commesso nel periodo tra gennaio e maggio 2017.
2. Seconda Condanna (Decreto Penale): Un successivo accertamento, effettuato nel luglio 2018, portava all’emissione di un decreto penale di condanna per lo stesso reato, ma riferito a un arco temporale molto più ampio: dal luglio 2013 al luglio 2018. Questo secondo periodo, quindi, includeva e assorbiva completamente il primo.

Il condannato, tramite il suo difensore, si rivolgeva al Giudice dell’esecuzione chiedendo la revoca di una delle due condanne in applicazione dell’art. 669 c.p.p., che disciplina proprio i casi di pluralità di sentenze per il medesimo fatto. Il giudice, tuttavia, rigettava l’istanza, sostenendo che i reati fossero distinti perché accertati in momenti diversi e che, dopo il primo controllo, l’imputato avesse ripristinato l’allaccio abusivo. Contro questa decisione veniva proposto ricorso in Cassazione.

La Violazione del Principio del Ne Bis in Idem

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondata la violazione del principio del ne bis in idem. I giudici supremi hanno chiarito che, per stabilire se si tratti del ‘medesimo fatto’, non ci si deve fermare alla mera duplicità degli accertamenti tecnici, ma è necessaria una valutazione della corrispondenza storico-naturalistica degli elementi del reato: condotta, evento e nesso causale, considerate le circostanze di tempo, luogo e persona.

Nel caso specifico, il furto di energia elettrica si configura come un reato a consumazione prolungata (o a condotta frazionata). La condotta illecita perdura nel tempo, e le singole captazioni di energia sono atti di un’unica azione furtiva che cessa solo con l’ultimo prelievo. Di conseguenza, i due procedimenti, pur originati da due diversi controlli, avevano ad oggetto lo stesso fatto storico.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha smontato la tesi del giudice dell’esecuzione, sottolineando un punto cruciale: il secondo procedimento, conclusosi con il decreto penale, non contestava solo il furto successivo al primo controllo, ma abbracciava un periodo di cinque anni che ricomprendeva interamente quello oggetto della prima sentenza. Questo dimostra che il fatto era naturalisticamente identico. La condotta, l’evento (l’impossessamento dell’energia) e il nesso causale erano gli stessi.

La Suprema Corte ha affermato che la seconda imputazione, essendo più ampia, ha di fatto assorbito la prima. Si è verificata una situazione di ‘reato progressivo’ o di ‘continenza’, in cui un reato meno grave (quello giudicato con la prima sentenza) è interamente contenuto in uno più grave (quello coperto dal decreto penale, più esteso nel tempo). In questi casi, il canone generale del ne bis in idem impone che l’imputato non possa essere sanzionato due volte per una condotta che, sebbene frazionata, è unitaria.

Il fatto che l’imputato avesse ripristinato l’allaccio dopo il primo controllo non è stato ritenuto sufficiente a creare due reati distinti, proprio perché la seconda contestazione ha poi ricostruito l’intera vicenda come un unico, ininterrotto periodo di furto.

Conclusioni

In applicazione dell’art. 669 c.p.p., la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata. Ha quindi revocato la sentenza di condanna che infliggeva la pena più grave (quattro mesi di reclusione per il solo periodo del 2017), lasciando in esecuzione solo la sanzione meno severa derivante dal decreto penale (tre mesi di reclusione, poi convertiti in pena pecuniaria, per l’intero arco temporale 2013-2018). Questa decisione riafferma l’importanza di una valutazione sostanziale, e non meramente formale, per garantire il rispetto del divieto di doppia condanna, un principio cardine del giusto processo.

Quando due reati si considerano il ‘medesimo fatto’ ai fini del ne bis in idem?
Secondo la sentenza, l’identità del fatto sussiste quando vi è una corrispondenza storico-naturalistica nella configurazione del reato, considerando tutti i suoi elementi costitutivi (condotta, evento, nesso causale) e le circostanze di tempo, luogo e persona, a prescindere da eventuali diverse qualificazioni giuridiche.

Come si applica il principio del ne bis in idem a un reato continuato come il furto di energia?
Per un reato a consumazione prolungata come il furto di energia, l’intera condotta illecita, anche se composta da più prelievi, costituisce un’unica azione furtiva. Se un secondo procedimento penale copre un arco temporale che include totalmente quello di una precedente condanna, si viola il ne bis in idem perché si sta giudicando due volte lo stesso fatto unitario.

Se una persona viene condannata due volte per lo stesso reato, quale condanna viene eseguita?
L’articolo 669 del codice di procedura penale stabilisce che, in caso di più condanne irrevocabili per il medesimo fatto, il giudice dell’esecuzione deve ordinare l’esecuzione della sentenza con cui si pronunciò la condanna meno grave, revocando le altre. Nel caso di specie, è stata revocata la condanna a quattro mesi di reclusione, mantenendo quella a tre mesi (convertita in pena pecuniaria).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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