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Ne bis in idem: due reati, stesso documento, non basta

La Corte di Cassazione ha stabilito che il principio del ‘ne bis in idem’ non impedisce un processo per bancarotta fraudolenta documentale a carico di un soggetto già giudicato per il reato tributario di occultamento degli stessi documenti. La successiva dichiarazione di fallimento costituisce un ‘fatto storico’ nuovo e distinto che differenzia le due condotte, rendendo legittimo il secondo procedimento penale.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem: quando la distruzione di documenti contabili può portare a due condanne

Il principio del ne bis in idem, sancito dall’art. 649 del codice di procedura penale, rappresenta una colonna portante del nostro ordinamento, garantendo che nessun cittadino possa essere processato due volte per lo stesso fatto. Tuttavia, la sua applicazione può diventare complessa quando una singola condotta sembra integrare due diverse figure di reato, giudicate in momenti separati. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo tema, chiarendo i confini tra il reato tributario di occultamento di scritture contabili e la successiva bancarotta fraudolenta documentale.

I fatti del caso

Il caso esaminato riguardava un imprenditore che, in un primo procedimento, era stato giudicato per il reato previsto dall’art. 10 del D.Lgs. 74/2000. L’accusa era quella di aver sottratto o distrutto le scritture contabili della sua azienda al fine di impedire la ricostruzione dei redditi e del volume d’affari, evadendo così le imposte. Successivamente, a seguito della dichiarazione di fallimento della medesima società, lo stesso imprenditore veniva sottoposto a un nuovo procedimento penale, questa volta per bancarotta fraudolenta documentale (art. 216 Legge Fallimentare), per la stessa condotta di sottrazione delle scritture contabili. La difesa dell’imputato ha sollevato l’eccezione di violazione del divieto di ne bis in idem, sostenendo che il fatto fosse identico in entrambi i processi.

La violazione del principio di ne bis in idem

La questione centrale sottoposta alla Suprema Corte era se la condotta di occultamento di documenti, già giudicata in ambito tributario, potesse essere nuovamente valutata in un processo per bancarotta. Secondo la difesa, il fatto materiale – la sottrazione dei documenti – era unico e immutabile. Di conseguenza, il secondo processo sarebbe stato illegittimo. La Corte, tuttavia, ha seguito un ragionamento diverso, basato su una concezione ‘storico-naturalistica’ del fatto, in linea con gli orientamenti della Corte Costituzionale e delle Sezioni Unite.

La decisione della Corte sul ne bis in idem

La Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che non vi è stata alcuna violazione del principio del ne bis in idem. I giudici hanno chiarito che, per valutare l’identità del ‘fatto’, non basta guardare alla sola condotta materiale, ma è necessario considerare tutti gli elementi costitutivi del reato nel loro complesso: condotta, evento e nesso causale, calati nelle specifiche circostanze di tempo, luogo e persona.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che, sebbene la condotta materiale (la sottrazione dei libri contabili) fosse la stessa, il ‘fatto storico’ giudicato nel secondo processo era diverso e più ampio di quello del primo. L’elemento cruciale di differenziazione è stata la dichiarazione di fallimento, intervenuta successivamente al primo giudizio. Questo evento ha ‘arricchito’ la condotta originaria con un nuovo dato storico e giuridico.

I due reati, infatti, tutelano beni giuridici diversi e hanno finalità distinte:
1. Reato Tributario (D.Lgs. 74/2000): La norma mira a proteggere l’interesse dell’Erario alla corretta percezione dei tributi. L’evento lesivo è l’impossibilità di ricostruire il reddito ai fini fiscali.
2. Bancarotta Fraudolenta Documentale (Legge Fallimentare): La norma tutela gli interessi dei creditori nel contesto di una procedura concorsuale. L’evento è il pregiudizio, anche solo potenziale, arrecato alle ragioni dei creditori, reso concreto e attuale proprio dalla dichiarazione di fallimento.

La dichiarazione di fallimento non è un mero presupposto formale, ma un evento storico che modifica la natura stessa della condotta, proiettandola in un contesto lesivo differente. Di conseguenza, il fatto giudicato nel processo per bancarotta non è il ‘medesimo fatto’ del processo tributario.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un importante principio: la sottrazione di documenti contabili può legittimamente portare a due distinti processi e a due condanne, una per reato tributario e una per bancarotta, senza violare il divieto di ne bis in idem. Ciò accade perché la dichiarazione di fallimento, successiva alla condotta, la qualifica come un nuovo e diverso fatto storico, rilevante per l’ordinamento penale fallimentare. Questa decisione sottolinea come la valutazione del ‘medesimo fatto’ debba essere concreta e ancorata alla realtà storica, piuttosto che a un’astratta sovrapposizione delle condotte materiali.

Una persona può essere processata per bancarotta fraudolenta dopo una condanna per reato tributario relativo agli stessi documenti contabili?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, questo è possibile perché la dichiarazione di fallimento, avvenuta dopo il primo giudizio, costituisce un nuovo ‘fatto storico’ che differenzia la condotta di bancarotta da quella del precedente reato tributario, escludendo così la violazione del principio del ne bis in idem.

Cosa intende la Corte per ‘medesimo fatto storico’ ai fini del ne bis in idem?
Per ‘medesimo fatto storico’ la Corte non intende solo la condotta materiale (es. la sottrazione dei documenti), ma l’insieme di tutti gli elementi costitutivi del reato (condotta, evento, nesso causale) considerati nel loro contesto empirico di tempo, luogo e persona. Se uno di questi elementi cambia in modo significativo, come con l’intervento di una dichiarazione di fallimento, il fatto non è più considerato ‘medesimo’.

Perché la dichiarazione di fallimento è così importante per distinguere i due reati?
La dichiarazione di fallimento è l’elemento qualificante che trasforma la natura della condotta. Mentre nel reato tributario la sottrazione dei documenti lede l’interesse fiscale dello Stato, con il fallimento la stessa azione acquista un nuovo significato, diventando un atto che pregiudica gli interessi dei creditori nell’ambito della procedura concorsuale. Questo nuovo evento lesivo crea un ‘fatto’ giuridicamente e storicamente distinto dal primo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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