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Ne bis in idem: competenza stato di emissione

Un uomo, condannato in Romania per falso e truffa, chiedeva la sospensione della pena in Italia invocando il principio del ne bis in idem a causa di un’archiviazione per gli stessi fatti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la competenza a rivedere la sentenza di condanna, anche per questioni di ne bis in idem, spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria dello Stato di emissione (la Romania), mentre lo Stato di esecuzione (l’Italia) ha competenza solo sugli aspetti esecutivi della pena.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem: la Cassazione fissa i paletti sulla competenza

Il principio del ne bis in idem, che vieta di processare due volte una persona per lo stesso fatto, assume contorni complessi nel contesto della cooperazione giudiziaria europea. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito in modo netto la ripartizione di competenze tra Stato di emissione e Stato di esecuzione di una sentenza penale, specialmente quando viene sollevata una questione che incide sulla validità stessa della condanna. Il caso analizzato offre uno spaccato preciso su come il sistema di reciproco riconoscimento delle sentenze penali nell’UE funzioni nella pratica.

Il caso: una condanna romena e una presunta archiviazione

I fatti riguardano un cittadino italiano condannato in via definitiva in Romania per reati di falso e truffa. La sentenza romena è stata riconosciuta in Italia, dove il condannato avrebbe dovuto scontare la pena. Successivamente, l’interessato ha presentato un’istanza alla Corte d’Appello italiana, chiedendo la sospensione dell’esecuzione della pena. La sua tesi si fondava sull’esistenza di un provvedimento di archiviazione emesso dalla Procura di Bucarest per i medesimi fatti, che, a suo dire, configurava una violazione del principio del ne bis in idem.

La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, sottolineando che ogni questione relativa alla revisione o alla sospensione della condanna era di competenza esclusiva delle autorità rumene. Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso in Cassazione.

La questione di giurisdizione e il principio del ne bis in idem

Il cuore della questione non era tanto la valutazione nel merito della presunta violazione del ne bis in idem, quanto l’individuazione dell’autorità giudiziaria competente a deciderla. La normativa europea di riferimento, in particolare la Decisione Quadro 2008/909/GAI, stabilisce una chiara divisione dei compiti:

* Lo Stato di emissione (in questo caso, la Romania) mantiene la giurisdizione su tutte le questioni che possono incidere sul titolo esecutivo, come le domande di revisione della sentenza.
* Lo Stato di esecuzione (l’Italia) ha competenza limitata agli aspetti strettamente legati all’esecuzione della pena, come la concessione di benefici penitenziari, l’applicazione di misure alternative o dell’amnistia e dell’indulto.

La richiesta del ricorrente, pur presentata come istanza di sospensione, mirava a una rivalutazione del giudicato romeno alla luce di un nuovo elemento (l’archiviazione), configurandosi di fatto come una richiesta di “revisione” del titolo. Tale valutazione, secondo la giurisprudenza consolidata, spetta unicamente al giudice che ha emesso la condanna.

Le motivazioni della Corte: una netta divisione di compiti

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha ribadito con fermezza questa ripartizione di competenze. I giudici hanno spiegato che la “traduzione” delle regole europee nell’ordinamento italiano non attribuisce al giudice dell’esecuzione il potere di riesaminare il giudicato straniero. Questioni che mettono in discussione la validità o l’eseguibilità della pena sulla base di aspetti di fatto o di diritto (come un potenziale conflitto di giudicati) sono di esclusiva pertinenza dell’autorità giudiziaria dello Stato di emissione.

Il ricorso è stato inoltre giudicato “non specifico”, poiché la difesa non ha contestato il punto centrale della decisione della Corte d’Appello, ovvero il difetto di giurisdizione. Invece di affrontare la questione procedurale, il ricorrente ha continuato a insistere sul merito della violazione del ne bis in idem, ignorando il percorso logico seguito dal giudice di primo grado. Questo mancato rispetto delle regole processuali ha paralizzato i poteri cognitivi del giudice di Cassazione, rendendo il ricorso inammissibile.

Le conclusioni: l’inammissibilità del ricorso non specifico

La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La sentenza rafforza un principio cardine della cooperazione giudiziaria europea: la fiducia reciproca tra gli ordinamenti degli Stati membri. Lo Stato di esecuzione non può trasformarsi in un giudice d’appello delle decisioni prese da un altro Stato membro. La sua funzione è quella di garantire l’effettiva esecuzione della pena, mentre il controllo sulla legittimità della condanna rimane saldamente nelle mani del giudice che l’ha emessa. Questo garantisce certezza del diritto ed evita conflitti di giurisdizione che minerebbero l’efficacia del sistema.

Chi è competente a decidere su una presunta violazione del principio del ne bis in idem per una sentenza emessa in un altro Stato UE?
La competenza a decidere su questioni che incidono sulla validità della condanna, come la revisione della sentenza o la violazione del principio del ne bis in idem, spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria dello Stato di emissione, ovvero lo Stato in cui la condanna è stata pronunciata.

Quali sono i compiti dello Stato italiano (Stato di esecuzione) dopo aver riconosciuto una sentenza penale straniera?
Lo Stato di esecuzione è competente solo per le questioni che riguardano strettamente l’esecuzione della pena. Queste includono la determinazione della pena, la concessione di benefici penitenziari, l’applicazione di misure alternative, la tutela delle condizioni detentive e l’applicazione di amnistia o indulto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché “non specifico”. Il ricorrente non ha contestato il motivo principale della decisione impugnata (il difetto di giurisdizione del giudice italiano), ma ha continuato a discutere il merito della questione. La legge processuale richiede che l’impugnazione si confronti direttamente con il percorso logico della decisione che si intende criticare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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