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Ne bis in idem cautelare: i limiti al nuovo sequestro

Una società, indagata per frode fiscale, impugna un secondo decreto di sequestro preventivo emesso dopo l’annullamento del primo. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo i limiti del principio del ne bis in idem cautelare. La Corte stabilisce che, se il primo annullamento avviene per vizi formali (come la carenza di motivazione sul ‘periculum in mora’) e prima del deposito delle motivazioni, non si forma un giudicato cautelare. Di conseguenza, è legittima l’emissione di un nuovo provvedimento, specialmente se basato su nuovi elementi investigativi che dimostrano il rischio di dispersione del patrimonio.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem cautelare: i limiti al nuovo sequestro dopo un annullamento

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, offre importanti chiarimenti sui limiti di applicazione del principio del ne bis in idem cautelare. Questo principio, che vieta di essere perseguiti due volte per lo stesso fatto, assume contorni specifici nel campo delle misure cautelari, come il sequestro preventivo. La pronuncia analizza il caso di una società colpita da un secondo provvedimento di sequestro dopo che il primo era stato annullato, definendo le condizioni che rendono legittima questa reiterazione.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore alimentare si vedeva notificare un decreto di sequestro preventivo, sia diretto che per equivalente, per un valore di centinaia di migliaia di euro. L’accusa era quella di aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti negli anni 2020 e 2021, con conseguente evasione di IVA e IRES.

Il Tribunale del riesame, in un primo momento, annullava il provvedimento cautelare. Tuttavia, prima ancora che venissero depositate le motivazioni di tale annullamento, il Pubblico Ministero emetteva un nuovo decreto di sequestro d’urgenza, basato sugli stessi fatti ma arricchito da nuovi elementi investigativi. Questo secondo provvedimento veniva convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari e parzialmente confermato dal Tribunale del riesame. La società ricorreva quindi in Cassazione, lamentando la violazione del principio del ne bis in idem cautelare.

La Questione Giuridica e il ne bis in idem cautelare

Il cuore della controversia risiede nella possibilità per l’autorità giudiziaria di emettere un nuovo provvedimento cautelare dopo che un precedente, fondato sui medesimi fatti, è stato annullato. La difesa della società sosteneva che l’annullamento del primo sequestro precludesse in modo assoluto l’emissione di un secondo vincolo, aggirando di fatto la decisione del Tribunale del riesame.

La Corte di Cassazione è stata chiamata a definire i confini del cosiddetto ‘giudicato cautelare’, ovvero a stabilire quando una decisione di annullamento diventa talmente stabile da impedire la riproposizione della richiesta cautelare.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, fornendo una disamina dettagliata delle condizioni che legittimano l’emissione di un nuovo sequestro.

L’Inapplicabilità del “ne bis in idem” in Assenza di Giudicato Cautelare

Il primo punto cruciale riguarda il momento in cui si forma il ‘giudicato cautelare’. La Corte ribadisce un principio consolidato: finché non sono state depositate e non sono quindi conoscibili le motivazioni della decisione di annullamento, non si forma alcuna preclusione. In questo caso, il secondo sequestro è stato emesso prima del deposito delle motivazioni del primo annullamento, evitando così un ‘vuoto di tutela’.

Inoltre, la Cassazione chiarisce che il ne bis in idem non opera se l’annullamento del primo sequestro è avvenuto per un vizio ‘formale’, come la totale assenza di motivazione sul periculum in mora (il rischio di dispersione dei beni). Un annullamento di questo tipo non implica una valutazione nel merito della fondatezza dell’accusa e, pertanto, non impedisce al Pubblico Ministero di presentare una nuova richiesta, questa volta corredata da una motivazione adeguata.

L’Importanza del “Novum” Investigativo e il ne bis in idem cautelare

Un elemento decisivo nel caso di specie è stata la presenza di un novum investigativo. Il Pubblico Ministero, nella sua seconda richiesta, ha introdotto nuovi elementi emersi dalle indagini: la costituzione, da parte di alcuni indagati, di due nuove società con lo stesso oggetto sociale di quelle coinvolte nell’inchiesta. Questo fatto è stato interpretato come un tentativo concreto di svuotare il patrimonio e sottrarlo alla garanzia dello Stato, rafforzando la legittimità del nuovo provvedimento. Il principio del ne bis in idem, infatti, non preclude un nuovo sequestro se questo si fonda su elementi precedentemente non disponibili o non esaminati.

La Valutazione del “Periculum in Mora”

Infine, la Corte ha giudicato inammissibile la censura relativa alla mancanza del periculum in mora. Il Tribunale del riesame aveva adeguatamente motivato questo requisito basandosi su elementi specifici: i collegamenti tra gli amministratori delle società ‘cartiere’ e noti esponenti della criminalità organizzata locale, gravati da precedenti penali anche per associazione di stampo mafioso ed estorsione. Questi collegamenti, secondo il Tribunale, rendevano concreto e attuale il pericolo di occultamento e dispersione del patrimonio, giustificando l’urgenza della misura cautelare. La Cassazione, il cui sindacato è limitato alla violazione di legge e non al riesame dei fatti, ha ritenuto tale motivazione logica e non apparente.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale in materia di misure cautelari reali. Si stabilisce che l’annullamento di un sequestro preventivo non crea automaticamente una barriera insormontabile alla sua riproposizione. È possibile emettere un nuovo provvedimento se il primo annullamento è avvenuto per vizi procedurali o formali (come la carenza di motivazione) e, a maggior ragione, se la nuova richiesta si fonda su elementi investigativi sopravvenuti. Questa decisione bilancia la garanzia del ne bis in idem con l’esigenza di assicurare l’efficacia della giustizia penale, impedendo che vizi formali possano creare zone franche per la dispersione dei proventi di reato.

È possibile emettere un nuovo sequestro preventivo sui medesimi beni dopo che un primo provvedimento è stato annullato?
Sì, è possibile a determinate condizioni. La sentenza chiarisce che un nuovo sequestro è legittimo se il precedente annullamento è avvenuto per un vizio formale (come la totale assenza di motivazione sul ‘periculum in mora’) e non per una valutazione di merito. Inoltre, è possibile se la nuova richiesta si basa su elementi investigativi nuovi (‘novum’), non disponibili al momento del primo provvedimento.

Quando si forma il cosiddetto ‘giudicato cautelare’ che impedisce un nuovo sequestro?
Il ‘giudicato cautelare’ non si forma immediatamente dopo la decisione di annullamento. Secondo la Corte, la preclusione a un nuovo provvedimento sorge solo dopo che sono state depositate le motivazioni della decisione di annullamento e sono scaduti i termini per impugnarla. Un nuovo sequestro emesso prima di tale momento è, pertanto, ammissibile per evitare ‘vuoti di tutela’.

Come deve essere motivato il ‘periculum in mora’ per giustificare un sequestro preventivo?
Il ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni, non può basarsi su automatismi o sul generico riferimento alla natura fungibile del denaro. La motivazione deve fondarsi su elementi specifici e concreti relativi al caso, come le modalità del reato, i precedenti degli indagati o, come nel caso di specie, i collegamenti con la criminalità organizzata e i tentativi di costituire nuove società per svuotare il patrimonio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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