Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 12374 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 12374 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 13/02/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
– Presidente –
NOME COGNOME NOME COGNOME NOME COGNOME NOME COGNOME
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a AFRAGOLA il 19/12/1957 avverso l’ordinanza del 25/07/2024 della Corte d’appello di Napoli ; vista la relazione del Consigliere NOME COGNOME letta la requisitoria del Sost.Procuratore Generale NOME COGNOME che ha concluso per il parziale accoglimento del ricorso;
RITENUTO IN FATTO
Con ordinanza emessa in data 25.07.2024, la Corte di Appello di Napoli – in funzione di Giudice dell’esecuzione – ha rigettato l’istanza avanzata da COGNOME NOME intesa al riconoscimento della violazione del ne bis in idem e la conseguente richiesta di riduzione della pena complessivamente irrogata.
In fatto risulta che:
con sentenza della Corte di Appello di Napoli, emessa il 22.01.1996, COGNOME NOME Ł stato condannato in via definitiva per il reato di associazione di stampo mafioso, per la partecipazione al Clan COGNOME dal 1991 ‘con condotta perdurante’ e, dunque, sino alla data della sentenza di primo grado, intervenuta il 17.11.1994;
con sentenza, emessa dalla Corte d’Assise di Appello il 26.09.2005, COGNOME NOME Ł stato condannato in via definitiva per il reato di associazione di stampo mafioso – in continuazione con il reato, ritenuto piø grave, di cui all’art. 74 D.P.R. 309/90 -, per la partecipazione alla cd. ‘Alleanza di Secondigliano’ per il periodo ‘dal 1998 con condotta perdurante’, dunque sino al 19.05.2003, data della sentenza di primo grado;
con sentenza della Corte di Appello di Napoli del 18.11.2016, il COGNOME Ł stato ritenuto nuovamente partecipe del Clan COGNOME per il periodo intercorrente dal 1994 al 2013 (data della sentenza di primo grado), ed Ł stata riconosciuta la continuazione con le due precedenti condanne ex art. 416bis .
Il provvedimento oggetto di impugnazione ha disatteso l’istanza difensiva volta a scorporare, nell’ambito del trattamento sanzionatorio complessivamente irrogato, la quota di pena da attribuire al
riconoscimento del ne bis in idem parziale tra le diverse condanne ex art. 416bis cod.pen. .
La doglianza difensiva ineriva sia all’anno 1994, oggetto di imputazione sia nella prima sentenza di condanna citata che nella terza, sia al periodo intercorrente dal 1998 al 2003, durante il quale il Cesarano Ł stato ritenuto partecipe al contempo del Clan COGNOME e dell’Alleanza di Secondigliano, ed Ł stato dunque condannato due volte – in tesi – per il medesimo fatto di reato e per delle condotte poste in essere nel medesimo arco temporale.
La Corte d’Appello di Napoli non ha ritenuto sussistente l’identità del fatto, necessaria per pervenire ad una pronuncia ex art. 669 c.p.p., anzitutto per mancanza di identità delle circostanze di tempo: sarebbe insussistente la sovrapposizione tra le frazioni temporali oggetto delle condanne, le quali avrebbero invece ricoperto un arco cronologico particolarmente esteso.
Inoltre, sarebbero diverse, dal punto di vista storico-naturalistico, le condotte contestate al COGNOME, l’una riferibile alla sua appartenenza al Clan COGNOME, l’altra riconducibile alla sua attività, inerente al commercio di sostanze stupefacenti, svolta all’interno dell’Alleanza di Secondigliano.
Tale considerazione, se da un lato non precluderebbe l’applicabilità dell’istituto della continuazione, dall’altro risulterebbe dirimente ai fini dell’esclusione della sussistenza del ne bis in idem .
3 . Avverso detta ordinanza ha proposto ricorso per Cassazione – a mezzo del difensore COGNOME GiovanniCOGNOME
Nel ricorso si deducono erronea applicazione della disciplina regolatrice e vizio di motivazione.
Ad opinione della difesa, la Corte di Appello di Napoli avrebbe errato nel ritenere che le contestazioni non si siano affatto sovrapposte, considerato invece che sia la sentenza del 17.11.2016, che quella del 22.01.1996, avrebbero ad oggetto un frammento di periodo temporale identico, ossia l’anno 1994, quantomeno sino al 17.11.1994, data della sentenza di primo grado relativa alla prima condanna per partecipazione al clan COGNOME.
In secondo luogo, si censura la statuizione con cui Ł stata ritenuta la partecipazione dell’odierno ricorrente a strutture associative diverse, segnatamente il Clan COGNOME e l’Alleanza di Secondigliano, atteso che il COGNOME sarebbe sempre rimasto un partecipe del primo, avendo aderito esclusivamente alla famiglia mafiosa dei COGNOME. La difesa deduce, infatti, che la sua operatività nell’ambito della suddetta Alleanza si sarebbe svolta unicamente in esecuzione delle direttive impartite dall’associazione di appartenenza, senza che emerga elemento probatorio alcuno idoneo a dimostrare una sua subordinazione ad altri soggetti appartenenti ai clan c.d. ‘federati’.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso Ł fondato, per le ragioni che seguono.
In primo luogo, il ricorso si rivela fondato con riferimento all’anno 1994, in quanto il periodo in questione risulta essere stato oggetto di contestazione – del tutto analoga – in due differenti pronunce di condanna, determinando così una sovrapposizione temporale non adeguatamente scrutinata dal giudice a quo .
L’ordinanza impugnata, infatti, ha omesso di considerare che la contestazione del reato associativo per l’anno 1994 Ł stata valutata sia nella sentenza emessa il 22.01.1996 dalla Corte di Appello di Napoli (che copre il periodo dal 1991 al 1994), che in quella emessa il 17.11.2016 della medesima Corte (la quale copre, invece, il periodo dal 1994 al 2013).
L’erronea esclusione della parziale sovrapponibilità dei periodi di contestazione integra, pertanto, un vizio di legittimità, che impone una revisione della determinazione della pena al fine di evitare un cumulo sanzionatorio non conforme alla disposizione di cui all’art. 649 cod.proc.pen. .
In secondo luogo, il ricorso di rivela fondato anche nella parte in cui contesta la decisione di ritenere sussistente la partecipazione contemporanea a strutture associative formalmente diverse,
ossia il clan COGNOME e l’Alleanza di Secondigliano. Difatti, dall’ordinanza impugnata non si evince un percorso argomentativo logicamente coerente, idoneo a dimostrare, con il necessario grado di certezza, l’effettiva adesione dell’odierno ricorrente a un’associazione mafiosa distinta da quella di originaria appartenenza (clan COGNOME).
In particolare, non viene superata in modo congruo la doglianza difensiva secondo la quale l’operatività dell’odierno ricorrente nell’ambito dell’Alleanza di Secondigliano – quale struttura composita derivante dalla convergenza di piø clan – sia avvenuta esclusivamente in esecuzione delle direttive impartite dalla famiglia mafiosa di appartenenza (già oggetto di accertamento nel diverso e correlato giudizio), senza che possa ravvisarsi, in concreto, un’autonoma e distinta affiliazione ad una diversa consorteria criminale.
Si consideri, altresì, l’orientamento costante di questa Corte (v. Sez. I n. 20015 del 15.02.2016, rv. 267278, ric. COGNOME) che, in tema di fatti associativi giudicati piø volte in relazione ad una medesima frazione temporale di condotta, ha affermato che il giudice dell’esecuzione deve ordinare l’esecuzione del giudicato meno afflittivo e revocare quello piø grave, provvedendo ad una revoca parziale di quest’ultimo qualora, insieme al fatto piø volte giudicato, la sentenza che prevede la pena di entità maggiore riguardi anche altri fatti concorrenti (dovendosi in questa ipotesi detrarre, con una operazione matematica, dalla pena irrogata per il fatto giudicato piø volte, quella necessaria per eliminare l’effetto della violazione del secondo giudizio) .
Va pertanto disposto l’annullamento con rinvio, per nuovo giudizio.
P.Q.M.
Annulla l’ordinanza impugnata con rinvio per nuovo giudizio alla Corte di Appello di Napoli.
Così Ł deciso, 13/02/2025
Il Consigliere estensore
NOME COGNOME
Il Consigliere estensore
Il Presidente NOME COGNOME
NOME COGNOME