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Ne bis in idem: annullato processo per minaccia

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di archiviazione per minaccia emessa da un tribunale ordinario nei confronti di un militare. La decisione si fonda sul principio del ne bis in idem, poiché per lo stesso identico fatto storico l’imputato era già stato assolto con sentenza definitiva da un tribunale militare per il reato di insubordinazione. La Corte ha stabilito che l’esistenza di un giudicato, anche di una giurisdizione diversa, impedisce un nuovo processo sullo stesso evento.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem: Quando un’assoluzione militare blocca il processo penale ordinario

Il principio del ne bis in idem, che vieta di processare due volte una persona per lo stesso fatto, rappresenta un cardine del nostro ordinamento giuridico. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza questo principio, annullando un procedimento penale ordinario a carico di un militare che, per lo stesso episodio, era già stato assolto in via definitiva dal tribunale militare. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere l’interazione tra diverse giurisdizioni e la tutela dei diritti fondamentali dell’imputato.

I Fatti: Una Minaccia tra Militari su un Doppio Binario Giudiziario

La vicenda trae origine da un alterco avvenuto durante un turno di servizio tra un appuntato dei Carabinieri e il suo superiore, un luogotenente. L’appuntato, rivolgendosi al superiore in presenza di altri militari, aveva pronunciato una frase minacciosa, avvicinandosi con i pugni chiusi.

Questo singolo evento ha dato vita a due procedimenti paralleli:
1. Procedimento Ordinario: La Procura ordinaria ha contestato all’appuntato il reato di minaccia aggravata (art. 612 c.p.). Il Giudice per le indagini preliminari ha poi archiviato il caso per “particolare tenuità del fatto” ai sensi dell’art. 131-bis c.p., ritenendo la minaccia di debole carica intimidatrice.
2. Procedimento Militare: La Procura militare, invece, ha qualificato lo stesso fatto come insubordinazione con minaccia (art. 189 c.p.m.p.) e ha avviato un processo. Questo procedimento si è concluso con una sentenza di assoluzione piena “perché il fatto non sussiste”, divenuta irrevocabile.

L’imputato, non soddisfatto dell’archiviazione per tenuità (che comunque presuppone la commissione del fatto), ha impugnato l’ordinanza del giudice ordinario dinanzi alla Corte di Cassazione, facendo valere proprio la violazione del principio del ne bis in idem.

La Decisione della Cassazione: il ne bis in idem prevale sulla giurisdizione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio il provvedimento di archiviazione. Il ragionamento della Corte si è concentrato su due punti cruciali: la giurisdizione e l’applicazione del divieto di doppio giudizio.

In primo luogo, la Corte ha affrontato la questione della giurisdizione. I fatti, avvenuti tra militari in servizio, rientravano chiaramente nella competenza del giudice militare. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che, anche in presenza di un difetto di giurisdizione del giudice ordinario, essa ha il potere-dovere di rilevare cause di non punibilità più favorevoli all’imputato, come quella derivante dal ne bis in idem.

L’Identità del “Medesimo Fatto” come Elemento Chiave

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 649 c.p.p. La Corte ha ribadito che il concetto di “medesimo fatto” non si riferisce alla qualificazione giuridica (minaccia aggravata vs. insubordinazione), ma all’evento storico-naturalistico nella sua interezza. Per stabilire se il fatto sia lo stesso, occorre verificare la coincidenza di:
– Condotta
– Evento
– Nesso causale
– Circostanze di tempo, luogo e persona

Nel caso di specie, il confronto tra i capi di imputazione dei due procedimenti ha reso evidente che l’episodio contestato era esattamente lo stesso. Di conseguenza, l’esistenza di una sentenza di assoluzione irrevocabile emessa dal tribunale militare precludeva categoricamente la possibilità per il giudice ordinario di pronunciarsi nuovamente su quella stessa vicenda.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando la prevalenza assoluta del principio del ne bis in idem. Anche se la questione del difetto di giurisdizione era fondata e logicamente preliminare, la presenza di una causa di proscioglimento immediato e più favorevole, come quella prevista dall’art. 649 c.p.p., imponeva alla Corte di dichiararla direttamente. I giudici hanno specificato che la verifica della violazione del divieto di doppio giudizio non richiedeva complessi accertamenti di fatto, essendo sufficiente il mero raffronto dei capi di imputazione. Poiché il fatto storico era identico e su di esso si era già formato un giudicato di assoluzione, il procedimento ordinario non poteva proseguire. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza di archiviazione, riconoscendo l’illegittimità di un secondo giudizio sullo stesso episodio.

Le conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di civiltà giuridica: nessuno può essere perseguitato penalmente più di una volta per la stessa condotta. La decisione chiarisce che il divieto di doppio processo opera anche tra giurisdizioni diverse, come quella ordinaria e quella militare, quando l’oggetto del giudizio è il medesimo fatto storico. Per l’imputato, ciò significa che un’assoluzione piena e definitiva in una sede competente lo mette al riparo da qualsiasi ulteriore azione penale per lo stesso episodio, garantendo la certezza del diritto e tutelandolo da un’ingiusta e ripetuta soggezione al potere punitivo dello Stato.

Una persona può essere processata due volte per lo stesso fatto da due tribunali diversi (ordinario e militare)?
No. La sentenza afferma che il principio del ne bis in idem (non due volte per la stessa cosa) impedisce un secondo processo per il “medesimo fatto”, anche se la giurisdizione è diversa. Una volta che c’è una sentenza definitiva e irrevocabile (in questo caso, di assoluzione dal tribunale militare), nessun altro giudice può pronunciarsi sullo stesso evento storico.

Cosa si intende per “medesimo fatto” ai fini del divieto di doppio processo?
Il “medesimo fatto” non è la qualificazione giuridica del reato, ma l’evento storico-naturalistico. La Corte chiarisce che si deve guardare alla corrispondenza di tutti gli elementi costitutivi: la condotta, l’evento, il nesso causale, e le circostanze di tempo, luogo e persona. Se questi elementi coincidono, il fatto è il medesimo.

Un’ordinanza di archiviazione per “particolare tenuità del fatto” può essere impugnata in Cassazione?
Sì. La Corte ribadisce che un’ordinanza di archiviazione per particolare tenuità del fatto ha natura decisoria, assimilabile a una sentenza. Poiché incide sulla posizione dell’imputato (accertando che ha commesso il fatto, anche se non punibile), è sempre ricorribile in Cassazione per violazione di legge, specialmente quando, come in questo caso, l’imputato ha interesse a ottenere un’assoluzione piena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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