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Naufragio colposo: quando si configura il reato?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per naufragio colposo a carico di due individui coinvolti in una collisione notturna tra imbarcazioni. Il caso nasce da uno scherzo finito in tragedia, con una barca che, pur non affondando completamente, ha imbarcato acqua diventando inutilizzabile. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: per la sussistenza del reato di naufragio colposo non è necessario l’affondamento totale del natante, essendo sufficiente che questo perda la sua capacità di navigare regolarmente, creando un pericolo concreto per l’incolumità delle persone.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Naufragio Colposo: Non serve l’affondamento per la condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11571/2024, è tornata a pronunciarsi sul delitto di naufragio colposo, offrendo un’importante precisazione sui requisiti necessari per la sua configurazione. La vicenda, nata da uno scherzo tra amici finito male, ha permesso ai giudici di ribadire che per integrare il reato non è necessario che l’imbarcazione affondi completamente; è sufficiente che diventi inutilizzabile per la navigazione, creando un pericolo concreto per le persone a bordo. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti: Uno “Scherzo dell’onda” finito in Tribunale

Una notte d’estate, due imbarcazioni navigano in un canale. Sulla prima, il conducente procede a velocità molto elevata e senza le necessarie luci di segnalazione. Sulla seconda, il conducente, dopo un primo scherzo ai danni dell’amico (staccandogli il tubo della benzina), decide di tendergli una “sorpresa”. Spegne le luci della propria barca, inverte la rotta e si dirige verso l’altra imbarcazione per effettuare il cosiddetto “scherzo dell’onda”.

L’esito è una violenta collisione. La barca del primo conducente, a causa dell’urto, inizia a imbarcare acqua, diventando ingovernabile e mettendo in serio pericolo i passeggeri, uno dei quali riporta lesioni gravi. L’imbarcazione non affonda del tutto ma, di fatto, perde la sua capacità di navigare e deve essere trainata a riva.

Il Percorso Giudiziario: Dall’Assoluzione alla Doppia Condanna

Il procedimento giudiziario ha avuto un andamento complesso.

Il Primo Grado

Il Tribunale di primo grado condanna il conducente della barca senza luci per la sua condotta imprudente (eccessiva velocità e assenza di segnalazioni), ma assolve il secondo conducente, l’autore dello scherzo. Secondo il primo giudice, non vi era prova sufficiente che l’inversione di marcia fosse finalizzata allo scherzo, ritenendo plausibile che fosse tornato indietro perché preoccupato per l’amico.

Il Giudizio d’Appello e il ribaltamento della sentenza

La Procura impugna l’assoluzione. La Corte d’Appello, dopo aver rinnovato l’audizione di alcuni testimoni, ribalta completamente la decisione: conferma la condanna del primo conducente e, riformando la sentenza precedente (in peius), condanna anche il secondo. Per i giudici d’appello, le prove raccolte dimostravano in modo chiaro l’intento scherzoso e la grave imprudenza della manovra, che ha contribuito in modo decisivo a causare l’incidente.

La Decisione della Cassazione sul Naufragio Colposo

Entrambi gli imputati presentano ricorso in Cassazione, contestando sia aspetti procedurali sia la stessa qualificazione del fatto come naufragio colposo. La Suprema Corte, tuttavia, dichiara entrambi i ricorsi inammissibili, confermando le condanne e cogliendo l’occasione per ribadire alcuni principi chiave.

La Nozione Giuridica di Naufragio

Il punto centrale della difesa era che non si potesse parlare di naufragio, dato che la barca non era affondata. La Cassazione respinge nettamente questa tesi, richiamando la sua giurisprudenza consolidata. Ai fini degli artt. 428 e 449 del codice penale, si ha naufragio non solo quando il natante cola a picco, ma anche quando, a seguito di un evento, non è più in grado di galleggiare regolarmente e risulta inutilizzabile per la navigazione. Nel caso di specie, l’imbarcazione aveva imbarcato così tanta acqua da non poter più proseguire la navigazione autonomamente, dovendo essere trainata. Questa condizione è stata ritenuta sufficiente per integrare il reato.

La Procedura in Appello

La Corte ha anche respinto le critiche relative alla rinnovazione dell’istruttoria in appello. I giudici hanno chiarito che, quando il pubblico ministero impugna una sentenza di assoluzione basata sulla valutazione di prove testimoniali, il giudice d’appello ha il dovere di riascoltare i testimoni prima di poter eventualmente riformare la sentenza e condannare l’imputato. Si tratta di una garanzia fondamentale per l’imputato, che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto i ricorsi inammissibili perché manifestamente infondati. Le censure sollevate dagli imputati, secondo la Corte, non denunciavano reali violazioni di legge, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità. I giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato sia le norme procedurali, rinnovando l’esame testimoniale come richiesto per una riforma in peius, sia quelle sostanziali. La motivazione della sentenza d’appello è stata giudicata logica, congrua e “rafforzata”, in quanto ha spiegato in modo puntuale le ragioni per cui la valutazione del Tribunale era errata, superando il “ragionevole dubbio” che aveva portato all’assoluzione iniziale di uno degli imputati. La definizione giuridica di naufragio è stata applicata in conformità con l’orientamento consolidato della giurisprudenza, rendendo le argomentazioni della difesa prive di fondamento.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni. La prima, di natura sostanziale, è che il reato di naufragio colposo ha una portata più ampia di quanto il termine possa suggerire. La sicurezza della navigazione è tutelata in modo rigoroso: ogni condotta gravemente imprudente che renda un’imbarcazione ingovernabile e crei un pericolo concreto per le persone è suscettibile di integrare questo grave delitto. La seconda, di natura processuale, conferma le garanzie difensive nel giudizio d’appello, sottolineando l’obbligo del giudice di procedere a un nuovo esame delle prove dichiarative prima di poter condannare un imputato assolto in primo grado.

Per configurare il reato di naufragio colposo è necessario che l’imbarcazione affondi completamente?
No. Secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, non è necessario che il natante affondi. È sufficiente che, a causa dell’evento, non sia più in grado di galleggiare regolarmente e risulti così inutilizzabile per la navigazione, creando un pericolo per l’incolumità pubblica.

Un giudice d’appello può condannare un imputato che era stato assolto in primo grado?
Sì, può farlo, ma a condizioni precise. Se l’assoluzione di primo grado si basava sulla valutazione di prove testimoniali, il giudice d’appello ha l’obbligo di rinnovare l’istruttoria, cioè di riascoltare i testimoni. Inoltre, deve fornire una “motivazione rafforzata”, spiegando in modo particolarmente approfondito perché la valutazione del primo giudice era errata.

Cosa si intende per “scherzo dell’onda” nel contesto di questa sentenza?
Nel caso specifico, con “scherzo dell’onda” si intende la manovra imprudente e pericolosa posta in essere da uno dei conducenti, che ha spento le luci della propria imbarcazione, ha invertito la rotta al buio e si è diretto verso l’altra barca con l’intenzione di sorprenderla, provocando di fatto una collisione frontale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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