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Motivi Nuovi: quando un ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione in cui erano stati presentati motivi nuovi basati su una sentenza della Corte Costituzionale. La Corte ha stabilito che, poiché la sentenza costituzionale era stata pubblicata prima della presentazione del ricorso originario, la questione doveva essere sollevata in quella sede e non tramite motivi aggiunti, sancendo un importante principio sulla tempestività e completezza degli atti di impugnazione.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi Nuovi: i limiti di utilizzo chiariti dalla Cassazione

Nel processo penale, la presentazione di un ricorso è un momento cruciale che richiede massima attenzione e completezza. La possibilità di integrare l’atto con motivi nuovi è uno strumento a disposizione della difesa, ma il suo utilizzo è soggetto a regole precise, come evidenziato da una recente sentenza della Corte di Cassazione. La pronuncia in esame (Sentenza n. 5201/2025) offre un’importante lezione sulla tempestività delle doglianze e sulle conseguenze della loro tardiva proposizione.

I Fatti di Causa

Due soggetti venivano condannati in primo grado e successivamente dalla Corte di Appello per il reato di rapina in concorso. La Corte territoriale, tuttavia, aveva parzialmente riformato la prima sentenza, escludendo l’aggravante della recidiva e riconoscendo l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, con conseguente rideterminazione della pena.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione dei Motivi Nuovi

Avverso la sentenza di secondo grado, i difensori proponevano ricorso per cassazione, lamentando inizialmente una presunta carenza di motivazione. Successivamente, la difesa depositava motivi nuovi, sollevando un’ulteriore questione: la mancata applicazione della cosiddetta “valvola di sicurezza”, un’attenuante introdotta da una sentenza della Corte Costituzionale (n. 86/2024) per i reati di rapina di lieve entità.

Questa mossa processuale si è rivelata il punto cruciale della vicenda. La difesa sosteneva che tale nuova attenuante dovesse essere applicata al caso di specie. Tuttavia, la tempistica di questa richiesta è stata attentamente vagliata dalla Suprema Corte.

L’Analisi della Cassazione sui motivi nuovi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi. In primo luogo, ha liquidato il motivo originario come manifestamente generico, sottolineando come la Corte di Appello avesse, in realtà, esaminato e parzialmente accolto le richieste della difesa, fornendo una motivazione adeguata per il rigetto della restante parte.

Il punto centrale della decisione, però, riguarda l’inammissibilità dei motivi nuovi. I giudici hanno osservato che la sentenza della Corte Costituzionale era stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 15 maggio 2024, entrando in vigore il giorno successivo. Il ricorso per cassazione era stato depositato oltre un mese dopo, il 27 giugno 2024.

Di conseguenza, al momento della stesura dell’atto di impugnazione principale, la difesa era già nelle condizioni di conoscere la nuova norma e di sollevare la relativa questione. L’averla introdotta solo in un secondo momento, tramite motivi nuovi, costituisce una violazione delle regole procedurali. La legge, infatti, non consente di utilizzare questo strumento per inserire censure su punti della decisione che non erano stati oggetto del ricorso originario, specialmente quando la base giuridica per tale censura era già esistente al momento della prima impugnazione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine della procedura penale: la preclusione. Secondo l’art. 585, comma 4, del codice di procedura penale, i motivi nuovi possono essere presentati, ma non possono essere utilizzati per introdurre doglianze su capi o punti della decisione che non erano stati oggetto dell’impugnazione originaria. In questo caso, la questione relativa alla nuova attenuante non era stata minimamente toccata nel primo ricorso. Poiché la difesa avrebbe potuto e dovuto sollevare il punto fin da subito, la sua successiva introduzione è stata ritenuta inammissibile.

Conclusioni

La sentenza in commento ribadisce l’importanza della diligenza e della completezza nella redazione degli atti di impugnazione. I difensori devono assicurarsi di includere tutte le possibili doglianze nell’atto originario, specialmente quando si basano su normative o pronunce giurisprudenziali già in vigore al momento della presentazione. L’istituto dei motivi nuovi non è una scorciatoia per rimediare a dimenticanze o per introdurre tardivamente argomenti che avrebbero dovuto trovare spazio nel primo atto. La declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, rappresenta un monito severo sull’importanza del rispetto delle tempistiche e delle forme processuali.

È possibile aggiungere nuove argomentazioni a un ricorso già depositato?
Sì, la legge consente di presentare i cosiddetti “motivi nuovi” entro i termini previsti. Tuttavia, questi non possono introdurre censure su punti della decisione che non erano stati contestati nell’atto di impugnazione originario.

Perché in questo caso i motivi nuovi sono stati dichiarati inammissibili?
Perché la questione sollevata con i motivi nuovi (l’applicazione di un’attenuante introdotta da una sentenza della Corte Costituzionale) poteva e doveva essere presentata nel ricorso originario, dato che la sentenza costituzionale era già stata pubblicata ed era in vigore prima del deposito del ricorso stesso.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La declaratoria di inammissibilità impedisce alla Corte di esaminare il merito della questione. Comporta inoltre la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende a titolo di sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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