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Motivi nuovi in cassazione: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un sequestro preventivo, evidenziando che non è possibile introdurre motivi nuovi in cassazione. La ricorrente aveva contestato la mancanza di motivazione sul ‘periculum in mora’, un argomento non sollevato nel precedente giudizio di riesame. La sentenza ribadisce il principio secondo cui l’appello in Cassazione è limitato alle questioni già dibattute.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi nuovi in cassazione: perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile

Introdurre motivi nuovi in cassazione rappresenta un errore strategico che può costare l’intero esito del giudizio. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23407 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso davanti alla Suprema Corte non può essere l’occasione per sollevare questioni mai dibattute nei precedenti gradi di giudizio. Analizziamo insieme questo caso emblematico in materia di sequestro preventivo per comprendere le ragioni della decisione e le sue implicazioni pratiche.

I fatti del caso: il sequestro e il ricorso

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Salerno nei confronti di una donna, indagata per reati legati agli stupefacenti. Il provvedimento colpiva una somma di circa 31.000 euro, sequestrata ai sensi dell’art. 321, comma 2, c.p.p., in relazione alla cosiddetta ‘confisca allargata’ prevista dall’art. 85 bis del DPR 309/90.

La difesa dell’indagata aveva presentato istanza al Tribunale del riesame, chiedendo la restituzione della somma. La tesi difensiva sosteneva che il denaro fosse di provenienza lecita, frutto di donazioni ricevute dal nonno, e che non vi fosse alcun nesso con l’attività illecita contestata (mera detenzione e confezionamento, non spaccio). Il Tribunale del riesame, tuttavia, rigettava l’istanza, confermando il sequestro.

I motivi del ricorso: periculum in mora e proporzionalità

Contro l’ordinanza del riesame, la difesa proponeva ricorso per cassazione, basandosi su due principali doglianze:
1. Carenza di motivazione sul periculum in mora: si lamentava che il provvedimento non avesse adeguatamente spiegato il ‘pericolo nel ritardo’ che giustificava la misura cautelare, requisito essenziale anche per i sequestri finalizzati alla confisca.
2. Violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza: si contestava la mancanza di una motivazione sulla ragione per cui era stata sequestrata l’intera somma, anziché un importo proporzionato all’eventuale profitto del reato.

L’inammissibilità per motivi nuovi in cassazione

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle questioni, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione è puramente processuale ma di cruciale importanza: entrambi i motivi sollevati erano ‘nuovi’.

La Corte ha osservato che, dall’analisi dell’ordinanza impugnata, le questioni relative al periculum in mora e alla proporzionalità non erano mai state sottoposte all’attenzione del Tribunale del riesame. In quella sede, la difesa si era limitata a sostenere la provenienza lecita del denaro e l’insussistenza del nesso con il reato. Proporre questi argomenti per la prima volta in sede di legittimità costituisce una violazione del principio devolutivo, secondo cui il giudice dell’impugnazione può decidere solo sulle questioni già sollevate.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati. In primo luogo, ha ricordato che il ricorso per cassazione contro le misure cautelari reali è consentito solo per violazione di legge, e non per vizi di motivazione (salvo che questa sia totalmente assente o meramente apparente).

In secondo luogo, e in modo decisivo, ha applicato il principio secondo cui un motivo non dedotto in sede di riesame diventa ‘nuovo’ e, come tale, inammissibile se presentato per la prima volta in Cassazione. La Corte ha specificato che è onere della parte che impugna contestare specificamente, già nel ricorso, l’eventuale omissione da parte del giudice del riesame di questioni già sollevate. In assenza di tale contestazione, il motivo si presume proposto per la prima volta, e quindi tardivamente.

Infine, la Corte ha definito il secondo motivo ‘eccentrico’, poiché il sequestro era stato disposto per una confisca allargata (basata sulla sproporzione patrimoniale), che è strutturalmente diversa dalla confisca del profitto diretto del reato. Pertanto, un argomento basato sulla proporzionalità rispetto al profitto era fuori luogo.

Conclusioni: l’importanza di una strategia difensiva completa

La sentenza in esame offre una lezione fondamentale: la strategia difensiva deve essere completa e articolata sin dal primo grado di impugnazione cautelare. Omettere di sollevare una specifica censura davanti al Tribunale del riesame preclude la possibilità di farlo valere successivamente davanti alla Corte di Cassazione. Questo caso dimostra come il successo di un ricorso non dipenda solo dalla fondatezza delle argomentazioni nel merito, ma anche e soprattutto dal rigoroso rispetto delle regole processuali che governano i diversi gradi di giudizio.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione un motivo di ricorso non discusso nel precedente grado di giudizio (riesame)?
No, la sentenza afferma chiaramente che i motivi di ricorso devono essere stati proposti nel precedente grado di giudizio. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso proprio perché i motivi erano ‘nuovi’, cioè non erano stati sollevati davanti al Tribunale del riesame.

Qual è la differenza tra un sequestro finalizzato alla confisca del profitto del reato e uno per ‘confisca allargata’?
La sentenza sottolinea che il sequestro finalizzato alla confisca cd. ‘allargata’ si basa sulla sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato dall’indagato. È quindi strutturalmente diverso e non va comparato con il profitto diretto del reato presupposto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Inoltre, come avvenuto in questo caso, la parte ricorrente viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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