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Motivi nuovi cassazione: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per false dichiarazioni relative al gratuito patrocinio. La Corte ha ribadito due principi fondamentali: non può riesaminare i fatti del processo e i cosiddetti ‘motivi nuovi in Cassazione’, ovvero le questioni non sollevate in appello come la particolare tenuità del fatto, non possono essere presentati per la prima volta in sede di legittimità.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi nuovi cassazione: perché il ricorso è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale: non è possibile introdurre motivi nuovi in Cassazione, ovvero questioni mai sollevate nel giudizio di appello. Questa decisione sottolinea i rigidi confini del giudizio di legittimità e le conseguenze di una strategia difensiva che omette argomenti cruciali nei gradi di merito.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un’imputata, inflitta dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello, per il reato di false dichiarazioni ai fini dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato (art. 95 D.P.R. 115/2002). La pena stabilita era di due anni di reclusione e 1.000 euro di multa.

Contro la sentenza d’appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando due principali doglianze: la prima contestava la valutazione dell’elemento soggettivo del reato, mentre la seconda lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

I Limiti del Giudizio di Cassazione e i motivi nuovi

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, fornendo chiarimenti su entrambi i motivi proposti e ribadendo la natura e i limiti del proprio sindacato.

Il Divieto di “Rilettura” dei Fatti

Sul primo punto, relativo all’elemento soggettivo del reato, i giudici hanno ricordato che la Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare le prove. Il suo compito è unicamente quello di verificare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), non di proporre una diversa interpretazione delle risultanze processuali. Tentare di ottenere una “rilettura” degli elementi di fatto è un’operazione preclusa in questa sede.

L’Inammissibilità dei Motivi Nuovi in Cassazione

Il punto cruciale della decisione riguarda il secondo motivo, ossia la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto. La Corte ha rilevato che tale questione non era mai stata sollevata nel precedente giudizio d’appello. Di conseguenza, si configurava come un “motivo nuovo”.

Secondo un principio consolidato, non è possibile dedurre con il ricorso per cassazione questioni che non abbiano costituito oggetto dei motivi di appello. Permetterlo significherebbe, infatti, chiedere alla Cassazione di annullare una sentenza per un’omissione di motivazione su un punto che non era mai stato sottoposto all’attenzione del giudice precedente.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una logica processuale rigorosa. Il giudizio di appello ha un effetto devolutivo: il giudice di secondo grado esamina solo i punti della sentenza di primo grado che sono stati specificamente contestati con i motivi di gravame. Se una questione, come l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p., non viene sollevata in appello, si presume che l’imputato abbia accettato la decisione del primo giudice su quel punto (acquiescenza).

Introdurre l’argomento per la prima volta in Cassazione creerebbe un paradosso: si costringerebbe la Suprema Corte a censurare la sentenza d’appello per non aver motivato su un tema che non le era mai stato proposto. Questo, come sottolineato dalla Corte, configurerebbe un “inevitabile difetto di motivazione” creato ad arte dalla stessa parte ricorrente, sottraendo intenzionalmente la questione al vaglio del giudice naturale, ovvero la Corte d’Appello.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito sulla corretta strategia processuale. Le scelte difensive compiute nei gradi di merito hanno conseguenze definitive e non rimediabili. Ogni argomento, eccezione o richiesta deve essere tempestivamente formulato nel grado di giudizio competente. L’omissione di un motivo in appello preclude la possibilità di “recuperarlo” davanti alla Corte di Cassazione, che respingerà il ricorso dichiarandolo inammissibile. La conseguenza diretta, come in questo caso, è la condanna definitiva del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti del processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, non di merito. Secondo la pronuncia, è preclusa alla Corte una “rilettura” degli elementi di fatto, il cui apprezzamento è riservato in via esclusiva al giudice di merito.

Si può presentare un motivo di ricorso in Cassazione che non era stato sollevato in appello?
No. La Corte ha chiarito che i cosiddetti “motivi nuovi in Cassazione” sono inammissibili. Questioni non sottoposte al vaglio del giudice d’appello, come la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto nel caso di specie, non possono essere dedotte per la prima volta in sede di legittimità.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, la sentenza impugnata diventa definitiva. Come stabilito nel provvedimento, il ricorrente viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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