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Motivi nuovi appello: quando sono inammissibili?

Un imputato, dopo aver concordato la pena in appello per tentata estorsione e resistenza, ha presentato ricorso in Cassazione introducendo motivi nuovi appello relativi a una causa di non punibilità. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che i motivi nuovi devono essere collegati ai punti già impugnati e che il ricorso contro sentenze di ‘patteggiamento in appello’ è limitato a vizi procedurali specifici, escludendo la mancata valutazione di cause di proscioglimento.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi Nuovi Appello: la Cassazione ne chiarisce i limiti di ammissibilità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione procedurale riguardante i motivi nuovi appello e i limiti di impugnazione delle sentenze emesse a seguito di concordato sulla pena. Questa decisione ribadisce principi fondamentali per la corretta gestione del processo penale, delineando chiaramente quando nuove doglianze possono essere introdotte e quando, invece, l’accordo tra le parti preclude ulteriori contestazioni.

I fatti del caso

Il GUP del Tribunale di Bari aveva condannato un individuo per i reati di tentata estorsione e resistenza a pubblico ufficiale alla pena di 3 anni e 2 mesi di reclusione. In seguito, la Corte d’Appello, prendendo atto di un accordo processuale raggiunto tra l’imputato e il Procuratore Generale (il cosiddetto ‘concordato in appello’ o ‘patteggiamento in appello’ ex art. 599-bis c.p.p.), aveva rideterminato la pena in 2 anni e 4 mesi di reclusione.

Nonostante l’accordo, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di legge in relazione al mancato riconoscimento di una causa di non punibilità. Tale doglianza era stata introdotta tramite motivi nuovi appello, sostenendo che la rinuncia ai motivi originari, implicita nell’accordo sulla pena, non si estendesse a quelli presentati successivamente.

La decisione della Suprema Corte sui motivi nuovi appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo due argomentazioni dirimenti che chiariscono i confini dell’istituto dei motivi nuovi appello e dell’impugnazione delle sentenze concordate.

La necessaria correlazione tra motivi originari e motivi nuovi

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: i motivi nuovi proposti a sostegno dell’impugnazione, per essere ammissibili, devono avere ad oggetto i capi o i punti della decisione già contestati con l’atto di impugnazione originario. Nel caso di specie, i motivi originari riguardavano aspetti sanzionatori (la mancata applicazione di una pena sostitutiva), mentre i motivi nuovi introducevano una questione completamente diversa e di merito, ossia una causa di non punibilità.

Questa mancanza di collegamento rende i motivi nuovi del tutto autonomi e, pertanto, inammissibili, in quanto cercano di ampliare l’oggetto del giudizio di appello oltre i limiti fissati dall’impugnazione principale.

I limiti all’impugnazione della sentenza di concordato in appello

In secondo luogo, la Cassazione ha sottolineato la natura speciale del ricorso contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. L’accordo sulla pena implica una rinuncia ai motivi di appello. Di conseguenza, il successivo ricorso per Cassazione è consentito solo per vizi specifici, quali:

1. Problemi nella formazione della volontà dell’imputato di accedere all’accordo.
2. Mancanza del consenso del pubblico ministero.
3. Sentenza difforme rispetto a quanto concordato.
4. Applicazione di una pena illegale (ad esempio, superiore ai limiti massimi o di specie diversa da quella prevista dalla legge).

Non è invece possibile utilizzare questo strumento per lamentare la mancata valutazione di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) o per riproporre motivi a cui si è implicitamente rinunciato con l’accordo.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base della necessità di preservare la stabilità degli accordi processuali e la logica del sistema delle impugnazioni. Ammettere motivi nuovi appello slegati da quelli originari significherebbe consentire all’imputato di eludere i termini perentori per l’impugnazione, introducendo tardivamente nuove questioni. Allo stesso modo, consentire un’ampia facoltà di ricorso contro le sentenze concordate svuoterebbe di significato l’istituto stesso del patteggiamento in appello, che si fonda proprio sulla definizione concordata del trattamento sanzionatorio a fronte di una rinuncia a contestare altri aspetti della sentenza.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per la difesa. La scelta di presentare motivi nuovi appello deve essere attentamente ponderata, assicurandosi che vi sia una stretta connessione con l’impugnazione originaria. Inoltre, la decisione di accedere a un concordato in appello è una scelta strategica che preclude, salvo casi eccezionali e tassativamente previsti, la possibilità di contestare successivamente la sentenza di condanna nel merito o per motivi diversi da quelli legati alla legalità della pena e alla correttezza procedurale dell’accordo.

È possibile presentare motivi nuovi in appello su questioni non sollevate nell’atto di impugnazione principale?
No, la Cassazione ha ribadito che i motivi nuovi, per essere ammissibili, devono avere ad oggetto capi o punti della decisione già investiti dall’atto di impugnazione originario. Non possono introdurre censure completamente nuove e autonome.

Si può impugnare per Cassazione una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’ per lamentare la mancata assoluzione?
No, il ricorso contro una sentenza ex art. 599-bis c.p.p. non è consentito per contestare la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento (art. 129 c.p.p.) o per motivi ai quali si è rinunciato con l’accordo.

Quali sono gli unici motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello?
Il ricorso è consentito solo per vizi relativi alla formazione della volontà di accedere al concordato, al consenso del pubblico ministero, a un contenuto della sentenza difforme dall’accordo, o a un’illegalità della pena inflitta (es. fuori dai limiti edittali o di specie diversa).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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