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Motivi nuovi appello: inammissibile la questione tardiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per guida senza patente con recidiva. La Corte ha stabilito che la questione di legittimità costituzionale, sollevata solo in una memoria difensiva tardiva, costituisce un’introduzione di motivi nuovi appello e non può essere esaminata, confermando la condanna.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi Nuovi in Appello: Quando una Questione Diventa Inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 6964 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti procedurali dell’appello penale, in particolare sulla distinzione tra memorie difensive e la presentazione di motivi nuovi appello. La vicenda, nata da una condanna per guida senza patente con recidiva, si è conclusa con una declaratoria di inammissibilità proprio a causa della tardiva proposizione di una questione di legittimità costituzionale. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine dalla condanna di un automobilista per il reato previsto dall’art. 116, commi 15 e 17, del Codice della Strada. L’imputato, giudicato con rito abbreviato, era stato ritenuto colpevole di guida senza patente, con l’aggravante della recidiva nel biennio. Tale circostanza trasforma l’illecito da amministrativo a penale, comportando una condanna a due mesi e quindici giorni di reclusione, confermata anche dalla Corte d’Appello di Palermo.

Avverso tale sentenza, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, sollevando un’unica, cruciale doglianza: la presunta incostituzionalità della norma. Secondo il ricorrente, la trasformazione della sanzione da amministrativa a penale solo in caso di recidiva violerebbe i principi di uguaglianza e ragionevolezza (art. 3 Cost.) e la finalità rieducativa della pena (art. 27 Cost.).

La Questione Giuridica: I Limiti dei Motivi Nuovi in Appello

Il cuore della questione non risiede tanto nel merito della presunta incostituzionalità, quanto nel modo e nei tempi in cui essa è stata sollevata. La Corte d’Appello aveva infatti già rilevato che tale eccezione era stata introdotta per la prima volta attraverso una memoria difensiva depositata a ridosso dell’udienza, e non nell’atto di appello originario.

Questo dettaglio procedurale è fondamentale. Il nostro ordinamento processuale, infatti, distingue nettamente tra le memorie difensive (art. 121 c.p.p.), che servono a illustrare e approfondire le questioni già devolute al giudice con l’atto di impugnazione, e i motivi nuovi appello (art. 585, comma 4, c.p.p.), che possono introdurre nuove doglianze ma devono rispettare precisi termini di presentazione. Introdurre una questione completamente nuova tramite una semplice memoria è, pertanto, una mossa proceduralmente scorretta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha sposato in pieno la linea della Corte territoriale, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, ribadito anche dalla giurisprudenza citata (Sez. 2, n. 36118/2019).

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno chiarito che l’obbligo per il giudice d’appello di valutare una memoria difensiva sussiste solo se il suo contenuto è strettamente correlato alle questioni già sollevate con i motivi di impugnazione. Gli atti che, invece, pongono questioni ulteriori e diverse non possono essere considerati semplici memorie, ma si configurano come motivi nuovi appello.

Poiché la questione di legittimità costituzionale era stata introdotta ex novo e tardivamente con la memoria, essa non rientrava nell’oggetto del giudizio devoluto alla Corte d’Appello. Di conseguenza, la Corte territoriale ha correttamente ritenuto tale motivo come nuovo e, quindi, inammissibile per tardività. La Cassazione, confermando questa impostazione, ha chiuso definitivamente la porta a un esame nel merito della questione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce un principio cardine della procedura penale: la tempestività e la correttezza formale nella presentazione delle doglianze sono requisiti imprescindibili. La difesa non può utilizzare lo strumento delle memorie difensive per aggirare i termini perentori previsti per l’introduzione di nuovi motivi di appello. Questa decisione serve da monito sull’importanza di una strategia difensiva che articoli tutte le questioni, comprese quelle di costituzionalità, fin dal primo atto di impugnazione, pena la preclusione e l’inammissibilità. La conseguenza per il ricorrente è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di tremila euro.

È possibile presentare una questione di legittimità costituzionale per la prima volta con una memoria difensiva in appello?
No. Secondo la Corte, una questione di questo tipo, se non sollevata nell’atto di impugnazione principale, costituisce un motivo nuovo. Presentarla con una memoria tardiva la rende inammissibile perché viola i termini procedurali previsti per l’introduzione di nuove doglianze.

Qual è la differenza tra una memoria difensiva e la presentazione di motivi nuovi in appello?
La memoria difensiva serve per illustrare e approfondire questioni già presentate nell’atto di impugnazione. I motivi nuovi, invece, introducono questioni giuridiche diverse e ulteriori, e devono essere presentati entro termini specifici e più stringenti, stabiliti dall’art. 585, comma 4, c.p.p.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso non ammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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