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Motivi di ricorso inammissibili: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per truffa. I motivi di ricorso sono stati respinti perché ritenuti o meramente ripetitivi di questioni già decise in appello, o volti a una nuova valutazione di merito sulla pena, oppure perché sollevavano per la prima volta questioni non presentate nel precedente grado di giudizio, in violazione del principio del tantum devolutum.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi di Ricorso: Quando l’Appello in Cassazione è Destinato al Fallimento

Presentare un ricorso in Cassazione richiede una strategia processuale precisa e rigorosa. Non è sufficiente essere convinti della propria innocenza o dell’ingiustizia di una condanna; è fondamentale articolare motivi di ricorso che rispettino i paletti imposti dalla legge. L’ordinanza n. 9126/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un ricorso mal impostato venga dichiarato inammissibile, ribadendo principi fondamentali della procedura penale.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in primo e secondo grado per il reato di truffa ai sensi dell’art. 640 del codice penale, proponeva ricorso per Cassazione. I suoi avvocati basavano l’impugnazione su diversi punti: contestavano la sussistenza stessa degli elementi del reato, chiedevano una diversa qualificazione giuridica del fatto, criticavano la determinazione della pena base (ritenuta eccessiva) e lamentavano una mancata motivazione sulla conversione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. La Corte ha ritenuto che nessuno dei motivi presentati avesse i requisiti per essere esaminato, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni

L’analisi delle motivazioni è essenziale per comprendere gli errori da evitare in un ricorso per Cassazione.

Analisi dei motivi di ricorso: perché sono stati respinti

I primi due motivi di ricorso, relativi alla sussistenza del reato di truffa e alla sua riqualificazione, sono stati giudicati ‘aspecifici’. La Corte ha osservato che si trattava di una semplice ripetizione delle stesse argomentazioni già presentate e respinte, con motivazioni logiche e coerenti, dalla Corte d’Appello. Il ricorso in Cassazione non può essere una fotocopia dell’appello, ma deve individuare vizi specifici (violazione di legge o vizio di motivazione) nella sentenza impugnata.

La valutazione della pena: una prerogativa del giudice di merito

Il terzo motivo, che contestava l’entità della pena base, è stato respinto perché mirava a una nuova valutazione del merito. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato: la determinazione della pena è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. Il controllo di legittimità si limita a verificare che la decisione non sia frutto di arbitrarietà o di un ragionamento palesemente illogico, e che la motivazione sia sufficiente. In questo caso, la pena era stata giustificata in base alla gravità del fatto e non era necessario un obbligo di motivazione ‘rafforzata’, richiesto solo quando ci si discosta significativamente dai minimi edittali.

L’inammissibilità di questioni nuove: il principio del ‘Tantum Devolutum’

L’ultimo motivo, relativo alla conversione della pena, è stato dichiarato inammissibile per una ragione procedurale cruciale. La questione non era mai stata sollevata nei motivi d’appello. Vige nel nostro ordinamento il principio del tantum devolutum quantum appellatum: il giudice superiore può decidere solo sui punti della sentenza che sono stati specificamente contestati. Le questioni non impugnate diventano definitive e non possono essere introdotte per la prima volta in Cassazione. Su quel punto, si è già formato il ‘giudicato’.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante: il ricorso per Cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. Per avere successo, i motivi di ricorso devono essere specifici, pertinenti e non possono limitarsi a riproporre le stesse difese già vagliate nei gradi precedenti. È inoltre fondamentale che tutte le doglianze siano tempestivamente sollevate nel giudizio d’appello, poiché le omissioni non possono essere sanate davanti alla Suprema Corte. Una difesa efficace richiede non solo la conoscenza del diritto sostanziale, ma anche una profonda padronanza delle regole procedurali che governano le impugnazioni.

Posso riproporre in Cassazione gli stessi motivi di ricorso già respinti in Appello?
No, la Cassazione ha chiarito che i motivi meramente reiterativi di doglianze già esaminate e respinte in modo logico e coerente dalla Corte d’Appello sono considerati aspecifici e, di conseguenza, inammissibili.

La Corte di Cassazione può ridurre una pena ritenuta troppo alta?
No, la determinazione della misura della pena è una valutazione di merito riservata ai giudici dei gradi precedenti. La Corte di Cassazione non può riesaminare la congruità della pena, ma solo verificare che la motivazione del giudice non sia arbitraria, manifestamente illogica o del tutto assente.

È possibile sollevare una nuova questione per la prima volta con il ricorso in Cassazione?
No, in base al principio del tantum devolutum, le questioni non dedotte nei motivi di appello non possono essere sollevate per la prima volta in Cassazione. Su tali punti non impugnati si forma il giudicato e non possono più essere oggetto di discussione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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