LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivi di appello: no inammissibilità se infondati

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile un ricorso per genericità. Il caso riguarda un’imputata assolta per particolare tenuità del fatto in primo grado, dopo la riqualificazione del reato in spaccio di lieve entità. La difesa aveva impugnato chiedendo l’assoluzione piena. La Cassazione ha stabilito che i motivi di appello erano specifici, anche se forse infondati, e che la Corte d’Appello ha erroneamente confuso la mancanza di specificità con la manifesta infondatezza, violando così l’art. 581 c.p.p. Di conseguenza, il processo è stato rinviato per un nuovo giudizio di secondo grado.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi di Appello: Quando un Ricorso è Specifico e non Generico

La corretta formulazione dei motivi di appello è un pilastro fondamentale del diritto processuale penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la manifesta infondatezza delle argomentazioni non può essere confusa con la loro genericità. Un appello non può essere dichiarato inammissibile solo perché il giudice non condivide le tesi difensive, se queste sono state esposte in modo specifico e puntuale. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza di primo grado del Tribunale, che aveva assolto un’imputata per la particolare tenuità del fatto. L’accusa iniziale era stata riqualificata dal giudice in spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità (ai sensi dell’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90).

Non soddisfatta della formula assolutoria, che comunque presupponeva il riconoscimento del fatto-reato, la difesa dell’imputata proponeva appello, chiedendo un’assoluzione piena con la formula “perché il fatto non sussiste” o “perché non previsto dalla legge come reato”. La tesi difensiva sosteneva che la sostanza stupefacente fosse destinata all’uso personale e non allo spaccio.

La Decisione della Corte di Appello: Inammissibilità per Genericità

La Corte di appello, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile. Secondo i giudici di secondo grado, la difesa si era limitata a riproporre argomentazioni generiche, senza confrontarsi specificamente con la motivazione del primo giudice. In particolare, la Corte d’Appello riteneva che l’appellante non avesse contrapposto “rilievi critici puntuali e specifici” alla ricostruzione del Tribunale, che aveva desunto la destinazione allo spaccio da elementi come la quantità di sostanza, il numero di dosi ricavabili e il rinvenimento di un bilancino di precisione.

L’Analisi della Cassazione sui motivi di appello

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, annullando la decisione di inammissibilità. Gli Ermellini hanno chiarito la distinzione fondamentale tra un appello generico e uno manifestamente infondato.

Un appello è generico, e quindi inammissibile ai sensi dell’art. 581 del codice di procedura penale, quando non indica i punti specifici della decisione impugnata, le richieste e, soprattutto, non articola argomentazioni in fatto e in diritto che si contrappongano a quelle del giudice di primo grado. In sostanza, è un atto che non permette al giudice dell’impugnazione di comprendere quali siano le critiche mosse alla sentenza.

Un appello manifestamente infondato, invece, è un atto che, pur essendo specifico, presenta argomenti palesemente deboli, pretestuosi o insostenibili. La valutazione sulla manifesta infondatezza attiene al merito del ricorso, non alla sua ammissibilità formale.

Le Motivazioni della Sentenza

Nel caso di specie, la Cassazione ha osservato che la Corte di appello aveva errato nel suo giudizio. La difesa, infatti, non si era limitata a chiedere genericamente l’assoluzione, ma aveva contrapposto argomentazioni precise alla ricostruzione del Tribunale. Aveva evidenziato:

* L’occasionalità della detenzione.
* Il modesto numero di dosi ricavabili.
* L’assenza di contatti con potenziali acquirenti.
* L’assenza di denaro contante.
* Una giustificazione alternativa per il possesso del bilancino elettronico (legato alla dieta della figlia).

Queste argomentazioni, pur potendo essere considerate deboli o non persuasive dal giudice d’appello, costituivano una critica specifica e puntuale alla motivazione della prima sentenza. La Corte d’Appello, nel giudicarle “generiche censure”, ha in realtà compiuto una valutazione anticipata del merito, confondendo il profilo dell’ammissibilità con quello della fondatezza. Il giudice dell’appello, secondo la Cassazione, non ha il potere di dichiarare l’inammissibilità di un appello solo perché ritiene i motivi non idonei a confutare la decisione impugnata.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso ad un’altra sezione della Corte di appello di Napoli per un nuovo giudizio. Questa pronuncia riafferma un principio di garanzia fondamentale: il diritto di difesa si esprime anche attraverso la possibilità di vedere esaminato nel merito il proprio appello, a condizione che questo sia formulato in modo specifico. Il giudice dell’impugnazione ha il dovere di valutare le argomentazioni, non di sbarrare l’accesso al giudizio sulla base di una valutazione sommaria della loro potenziale fondatezza.

Quando un motivo di appello può essere dichiarato inammissibile per genericità?
Un motivo di appello è inammissibile per genericità, ai sensi dell’art. 581 c.p.p., quando non indica con enunciazione specifica i capi e i punti della decisione da impugnare, le richieste e i motivi di fatto e di diritto a sostegno. In pratica, quando non si confronta criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, ma si limita a censure astratte o non pertinenti.

Qual è la differenza tra un appello ‘generico’ e un appello ‘manifestamente infondato’?
Un appello è ‘generico’ quando manca dei requisiti formali di specificità, non affrontando le ragioni della decisione impugnata. Un appello ‘manifestamente infondato’, invece, pur essendo specifico, presenta argomenti che appaiono palesemente privi di pregio giuridico. La sentenza chiarisce che il giudice d’appello non può dichiarare inammissibile un ricorso specifico solo perché lo ritiene manifestamente infondato.

Cosa succede se una Corte d’Appello dichiara erroneamente inammissibile un appello?
Se la Corte di Cassazione rileva che una Corte d’Appello ha erroneamente dichiarato inammissibile un appello (ad esempio, confondendo la genericità con la manifesta infondatezza), annulla la sentenza di inammissibilità e rinvia il processo ad un’altra sezione della stessa Corte d’Appello per un nuovo giudizio che entri nel merito dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati