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Motivi di appello: la specificità è un requisito chiave

La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di inammissibilità di un appello contro una condanna per riciclaggio. I giudici hanno stabilito che i motivi di appello erano troppo generici, non criticando specificamente le argomentazioni della sentenza di primo grado ma limitandosi a riproporre tesi difensive e affermazioni vaghe. La sentenza ribadisce che un’impugnazione, per essere valida, deve contenere una critica puntuale e motivata della decisione che si intende riformare.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi di Appello: Perché la Genericità Porta all’Inammissibilità

Presentare un appello è un diritto fondamentale nel nostro sistema giudiziario, ma per essere efficace, deve rispettare requisiti precisi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la specificità dei motivi di appello non è un mero formalismo, ma un presupposto essenziale per l’ammissibilità dell’impugnazione. Vediamo perché un appello generico è destinato a fallire, analizzando questo importante caso.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado dal Tribunale di Roma per il reato di riciclaggio, aveva proposto appello. Tuttavia, la Corte d’Appello di Roma aveva dichiarato l’impugnazione inammissibile a causa della genericità dei motivi presentati. La difesa, non accettando tale decisione, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che i motivi fossero sufficientemente specifici e che la Corte d’Appello avesse errato nel non esaminarli nel merito.

La Decisione della Corte di Cassazione e i motivi di appello

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando in pieno la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato come l’atto di appello violasse il disposto degli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale, che impongono l’indicazione specifica delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta. L’analisi della Corte si è concentrata su due punti principali sollevati dalla difesa.

La Critica sul Diniego delle Attenuanti Generiche

La difesa si era lamentata della mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. La Cassazione ha però osservato che l’atto di appello si era limitato a riproporre la stessa tesi già presentata in primo grado, senza però confrontarsi criticamente con le argomentazioni usate dal primo giudice per respingerla. L’appello conteneva affermazioni generiche, come quella secondo cui la condotta dell’imputato “non rientra sicuramente tra quelle che destano maggiore allarme sociale”, senza però indicare elementi di fatto concreti e non considerati in precedenza che potessero giustificare una diversa valutazione. Inoltre, la Corte ha ritenuto corretta la valutazione del giudice di merito che non ha considerato positivamente l’assenza dell’imputato al dibattimento ai fini della concessione del beneficio.

L’Analisi sulla Richiesta di Riduzione della Pena e i motivi di appello

Anche la richiesta di rideterminare la pena è stata giudicata generica. La difesa aveva fatto un vago riferimento ai parametri dell’art. 133 del codice penale, sostenendo che la pena fosse “non equa e proporzionata”, ma senza spiegare per quali specifiche ragioni l’imputato avrebbe meritato una pena più mite. L’affermazione sulla mancanza di allarme sociale è stata definita “distonica” rispetto alla gravità del reato di riciclaggio e alla pena di quattro anni di reclusione inflitta.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nel principio, costantemente affermato dalla giurisprudenza, secondo cui l’appello non può essere una semplice manifestazione di dissenso. Per essere ammissibile, deve contenere un “confronto critico” con la sentenza impugnata. L’appellante ha l’onere di indicare non solo i punti della decisione che contesta, ma anche le ragioni di fatto e di diritto specifiche per cui ritiene che la valutazione del primo giudice sia errata. Non basta riproporre le medesime argomentazioni già respinte, ma è necessario smontare, punto per punto, il ragionamento del giudice di primo grado con elementi concreti.

Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. La redazione di un atto di appello richiede rigore e precisione. Affermazioni generiche e la mera riproposizione di tesi già esaminate non sono sufficienti a superare il vaglio di ammissibilità. Per avere una possibilità di successo, i motivi di appello devono essere specifici, pertinenti e capaci di instaurare un dialogo critico con la decisione impugnata, evidenziandone le presunte falle logiche o giuridiche. In caso contrario, l’appello sarà inevitabilmente dichiarato inammissibile, con conseguente spreco di tempo e risorse.

Perché un atto di appello può essere dichiarato inammissibile?
Un atto di appello può essere dichiarato inammissibile se i suoi motivi sono generici, ovvero se non indicano in modo specifico i punti della sentenza che si contestano e le ragioni di fatto e di diritto a sostegno della richiesta di riforma, come previsto dall’art. 581 del codice di procedura penale.

È sufficiente affermare che una condotta non desta allarme sociale per ottenere le attenuanti generiche?
No, non è sufficiente. Secondo la sentenza, affermazioni di questo tipo sono mere enunciazioni di meritevolezza che, se non supportate da dati di fatto specifici emersi al processo e non considerati dal primo giudice, non costituiscono un valido motivo di appello.

Cosa significa che i motivi di appello devono contenere un “confronto critico” con la sentenza?
Significa che l’appellante non può limitarsi a ripetere le argomentazioni già respinte in primo grado. Deve, invece, analizzare le ragioni esposte nella motivazione della sentenza impugnata e spiegare specificamente perché sono errate, indicando gli elementi di fatto o le ragioni giuridiche che avrebbero dovuto portare a una decisione diversa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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