Motivazione della Sentenza: La Cassazione chiarisce i limiti del ricorso
Una solida e coerente motivazione della sentenza è il pilastro su cui si regge ogni decisione giudiziaria. Senza di essa, la giustizia rischia di apparire arbitraria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per approfondire un tema cruciale: quando un ricorso proposto contro una decisione di merito può essere considerato inammissibile? La risposta risiede proprio nella capacità dell’atto di impugnazione di confrontarsi criticamente con le ragioni esposte dal giudice, anziché limitarsi a una sterile ripetizione di argomenti già vagliati.
Il Caso in Analisi
La vicenda trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti di un imputato, ritenuto responsabile del reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia), che punisce le falsità o le omissioni nelle dichiarazioni per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. La difesa dell’imputato decideva di ricorrere per Cassazione, lamentando diverse violazioni di legge.
I Motivi del Ricorso: Una Critica Generica
L’imputato, tramite il suo difensore, ha basato il proprio ricorso su tre punti principali:
1. Errata applicazione della norma incriminatrice: Si contestava la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato.
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.): Si sosteneva che la condotta fosse talmente lieve da non meritare una sanzione penale.
3. Mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) e una determinazione della pena ritenuta eccessiva.
Questi motivi, tuttavia, sono stati giudicati dalla Suprema Corte come manifestamente infondati e generici, incapaci di scalfire la solidità della decisione impugnata.
La Decisione della Corte: La Fondamentale Importanza della Motivazione Sentenza
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso non può essere una semplice riproposizione delle argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di merito. Deve, al contrario, contenere una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone le eventuali illogicità o violazioni di legge. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una risposta congrua e logica a tutte le censure, rendendo il ricorso un mero tentativo di ottenere una nuova, e non consentita, valutazione dei fatti.
Le Motivazioni
Analizziamo nel dettaglio le ragioni che hanno portato la Suprema Corte a questa conclusione, punto per punto.
* Genericità dei Motivi e Mancato Confronto: I giudici di legittimità hanno osservato come i motivi del ricorso fossero privi di un reale confronto con le argomentazioni della Corte d’Appello. Erano, di fatto, ‘reiterativi di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi’. Questo difetto strutturale rende l’impugnazione inefficace, poiché non adempie alla sua funzione di critica specifica della decisione.
* La Particolare Tenuità del Fatto: La Corte ha ribadito che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) attiene al merito e sfugge al sindacato di legittimità se la motivazione del giudice è logica e non contraddittoria. La Corte d’Appello aveva correttamente escluso tale causa di non punibilità sulla base del ‘rilevato disvalore oggettivo della condotta’ e dell”intensità del dolo’, argomenti ritenuti immuni da censure.
* La Determinazione della Pena: Anche la questione della pena è stata ritenuta insindacabile. La Corte di merito aveva giustificato la sanzione irrogata evidenziando la gravità del fatto, la ‘reiterazione delle condotte’ e ‘l’assenza di positivi elementi a favore dell’imputato’. La Cassazione, citando un proprio precedente (Sez. 5, n. 5582/2014), ha ricordato che non è ammissibile una censura che miri a una nuova valutazione della congruità della pena, a meno che essa non sia frutto di ‘mero arbitrio o di ragionamento illogico’.
* Le Attenuanti Generiche: Infine, per quanto riguarda il diniego delle attenuanti generiche, la Corte ha richiamato il suo consolidato orientamento. Il giudice di merito non è tenuto a esaminare analiticamente ogni singola deduzione difensiva. È sufficiente che indichi gli ‘elementi di preponderante rilevanza ritenuti ostativi alla concessione delle attenuanti’, cosa che nel caso di specie era stata fatta.
Le Conclusioni
Questa ordinanza riafferma con chiarezza alcuni principi fondamentali del processo penale. In primo luogo, un ricorso per Cassazione deve essere un atto di alta specializzazione giuridica, che si confronta dialetticamente con la motivazione della sentenza impugnata, non un’ulteriore istanza di merito. In secondo luogo, il potere discrezionale del giudice di merito nella valutazione della gravità del fatto, della personalità dell’imputato e della congruità della pena è molto ampio, e il suo esercizio può essere censurato in sede di legittimità solo in caso di vizi logici macroscopici o di arbitrio. Per la difesa, ciò significa che l’unica via per ottenere un annullamento è quella di individuare e dimostrare un errore di diritto o un’irragionevolezza manifesta nel percorso argomentativo del giudice, non semplicemente proporre una lettura alternativa dei fatti.
Per quale motivo un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se i motivi sono manifestamente infondati, generici, o se si limitano a ripetere questioni già valutate e respinte dal giudice precedente senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.
La Corte di Cassazione può rivalutare la congruità della pena decisa dal giudice di merito?
No, la Cassazione non può effettuare una nuova valutazione sulla congruità della pena. Il suo controllo si limita a verificare che la determinazione della pena non sia frutto di un mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, come indicato nella sentenza.
Il giudice è obbligato a motivare specificamente il diniego delle circostanze attenuanti generiche su ogni punto sollevato dalla difesa?
No, secondo l’orientamento consolidato citato nell’ordinanza, per negare le attenuanti generiche è sufficiente che il giudice indichi gli elementi di preponderante rilevanza che ritiene ostativi alla loro concessione, senza dover rispondere a ogni singola deduzione difensiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 9534 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 9534 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 21/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a MILAZZO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 16/06/2023 della CORTE APPELLO di MESSINA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
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Motivi della decisione
Visti gli atti e la sentenza impugnata;
esamiNOME il ricorso proposto a mezzo del difensore da COGNOME NOME, ritenuto responsabile del delitto di cui all’art. 95 d.P.R. 115/2002.
Rilevato che, a motivi di ricorso, la difesa lamenta: violazione dell’art. 95 d.P.R. 115/2002; violazione dell’art. 131 bis cod. pen.; violazione dell’art. 62-bis e 113 cod. pen.
Ritenuto che la sentenza impugnata è sorretta da conferente apparato argomentativo sotto ogni profilo dedotto dalla difesa.
Considerato che i motivi sopra richiamati sono manifestamente infondati, in quanto generici, privi di confronto con la decisione impugnata, non scanditi da necessaria critica alle argomentazioni poste a fondamento della decisione ed in contrasto con gli orientamento consolidati della giurisprudenza di legittimità.
Ritenuto che le doglianze riguardanti l’elemento soggettivo del reato, a cui la Corte di appello ha offerto congrua risposta, sono reiterative di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi dalla Corte di merito con argomentazioni immuni da censure.
Ritenuto che la doglianza riguardante la mancata applicazione dell’art. 131 bis cod.pen. attinge aspetti valutativi della motivazione che sfuggono al sindacato di legittimità essendo stata correttamente esclusa la particolare tenuità del fatto alla luce del rilevato disvalore oggettivo della condotta accertata e dell’intensità del dolo riscontrato, elementi apprezzati con argomentare immune da incongruenze logiche.
Ritenuto che il profilo riguardante la determinazione della pena in concreto irrogata è sostenuto da congrua motivazione in sentenza, avendo la Corte di merito posto in evidenza la gravità del fatto, in ragione della reiterazione delle condotte e l’assenza di positivi elementi a favore dell’imputato.
Considerato che, nel giudizio di cassazione, è inammissibile la censura che miri ad una nuova valutazione della congruità della pena la cui determinazione non sia frutto di mero arbitrio o di ragionamento illogico (Sez. 5, n. 5582 del 30/09/2013 – 04/02/2014, Ferrario, Rv. 259142).
Considerato, quanto alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, che, in base a consolidato orientamento della Corte di legittimità, la “ratio” della disposizione di cui all’art. 62 bis cod. pen. non impone al giudice di merito di esprimere una valutazione circa ogni singola deduzione difensiva, essendo, invece, sufficiente l’indicazione degli elementi di preponderante rilevanza ritenuti ostativi alla concessione delle attenuanti.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 21 febbraio 2024
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Il Consigliere estensore
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