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Motivazione sentenza penale: il ruolo della Cassazione

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per spaccio, confermando la corretta motivazione della sentenza penale della Corte d’Appello riguardo al diniego delle attenuanti generiche, alla valutazione della recidiva e alla commisurazione della pena. La decisione si basa sulla sufficienza della motivazione del giudice di merito.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione della Sentenza Penale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La motivazione della sentenza penale rappresenta un pilastro fondamentale del nostro sistema giuridico, garantendo che ogni decisione del giudice sia logica, coerente e basata sulla legge. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’occasione preziosa per approfondire i limiti del sindacato di legittimità e capire quando e perché un ricorso viene dichiarato inammissibile. Il caso analizzato riguarda un individuo condannato per spaccio di sostanze stupefacenti che aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello lamentando vizi di motivazione su diversi punti cruciali: dal diniego delle attenuanti alla valutazione della recidiva, fino alla misura della pena.

I Fatti del Caso: Condanna per Spaccio e Ricorso in Cassazione

Un individuo, condannato in secondo grado per detenzione e spaccio di cocaina, decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. La difesa contestava la decisione della Corte d’Appello di non riconoscere né le attenuanti generiche né l’attenuante del danno di particolare tenuità. Inoltre, veniva criticata la valutazione sulla recidiva, ritenuta ingiustificata, e la determinazione della pena, giudicata eccessiva rispetto ai minimi di legge.

I Motivi del Ricorso: Quattro Censure alla Sentenza d’Appello

L’imputato basava il suo ricorso su quattro motivi principali, tutti incentrati su un presunto vizio di motivazione da parte dei giudici di merito:

1. Diniego delle attenuanti generiche: Si contestava la correttezza della motivazione che aveva escluso questo beneficio sulla base dei precedenti penali dell’imputato.
2. Diniego dell’attenuante del lucro di particolare tenuità (art. 62 n. 4 c.p.): La difesa riteneva che la modesta cessione di una dose per 20 euro dovesse portare al riconoscimento di tale attenuante.
3. Riconoscimento della recidiva: Si contestava il collegamento fatto dalla Corte tra un precedente per rapina e il reato di spaccio attuale.
4. Commisurazione della pena: Si lamentava che la pena fosse stata fissata in misura superiore al minimo edittale senza una motivazione adeguata.

L’Importanza della Motivazione della Sentenza Penale secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni suo punto, ribadendo principi consolidati sul ruolo del giudice di legittimità. L’analisi della Corte si concentra non sul merito delle scelte fatte, ma sulla coerenza e logicità del percorso argomentativo seguito dai giudici d’appello.

Diniego delle Attenuanti Generiche e Specifiche

Sul primo punto, la Cassazione ha ricordato che, per negare le attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice di merito faccia riferimento a elementi ritenuti decisivi, come i precedenti penali. Non è necessaria un’analisi di tutti gli elementi favorevoli e sfavorevoli. Anche la richiesta di attenuante per il lucro esiguo è stata respinta, poiché la detenzione di una “pietra” di cocaina, da cui si potevano ricavare numerose dosi, escludeva a priori la particolare tenuità del fatto.

Valutazione della Recidiva e della Pericolosità Sociale

Particolarmente interessante è la motivazione sulla recidiva. La Corte ha ritenuto logico il ragionamento dei giudici d’appello, che avevano collegato il precedente per rapina al reato di spaccio sulla base dell’identico fine di lucro. Questa comunanza di movente, secondo la Corte, è un indicatore di maggiore pericolosità sociale e giustifica l’applicazione della recidiva, rientrando in una valutazione discrezionale del giudice di merito, se adeguatamente motivata.

Commisurazione della Pena: il Ruolo dell’Art. 133 c.p.

Infine, per quanto riguarda la misura della pena, la Cassazione ha chiarito che l’obbligo di motivazione è adempiuto quando il giudice indica gli elementi ritenuti più significativi ai sensi dell’art. 133 c.p. (gravità del reato, capacità a delinquere). Nel caso di specie, la quantità della sostanza detenuta e la personalità dell’imputato erano elementi sufficienti a giustificare una pena superiore al minimo legale, rendendo la motivazione corretta e non censurabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto tutti i motivi del ricorso manifestamente infondati. Il nucleo della decisione risiede nel principio secondo cui il giudice di legittimità non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il controllo della Cassazione si limita a verificare che la motivazione esista, che sia logicamente coerente e non contraddittoria, e che abbia fatto corretta applicazione dei principi di diritto. In questo caso, la Corte d’Appello aveva fornito una giustificazione congrua per ogni sua decisione: il diniego delle attenuanti era basato sui precedenti, la recidiva sul fine di lucro comune ai reati, e la pena sulla gravità concreta del fatto. Di conseguenza, non sussisteva alcun vizio di motivazione che potesse portare all’annullamento della sentenza.

Conclusioni: Limiti al Sindacato della Cassazione e Obblighi del Giudice di Merito

Questa ordinanza conferma che il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. L’attenzione è tutta sulla motivazione della sentenza penale. Per i giudici di merito, emerge l’obbligo di fornire motivazioni chiare e logiche, ancorate ai criteri di legge, soprattutto quando si prendono decisioni discrezionali come quelle sulla concessione di attenuanti o sulla misura della pena. Per la difesa, diventa cruciale individuare vizi logici o giuridici reali nell’argomentazione della sentenza, piuttosto che contestare semplicemente la valutazione dei fatti, per avere una speranza di successo davanti alla Suprema Corte.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve analizzare tutti gli elementi possibili?
No, secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla Corte, è sufficiente che il giudice di merito fornisca un congruo riferimento agli elementi ritenuti decisivi, come i precedenti penali, per giustificare il diniego del beneficio, senza dover esaminare ogni singolo aspetto favorevole all’imputato.

Un precedente per rapina può giustificare la recidiva per un reato di spaccio?
Sì, la Corte ha ritenuto legittima la motivazione del giudice di merito che ha qualificato la recidiva basandosi sul fatto che entrambi i reati (rapina e spaccio) sono fondati su un identico fine di lucro. Questo elemento comune è stato considerato un indicatore di maggiore pericolosità dell’imputato, e la valutazione è discrezionale e non censurabile in Cassazione se adeguatamente motivata.

Come deve essere motivata la determinazione della pena per essere considerata legittima dalla Cassazione?
Il giudice di merito adempie l’obbligo di motivazione quando ancora la determinazione della pena ai criteri dell’art. 133 del codice penale, evidenziando quelli ritenuti più significativi nel caso specifico. Non è richiesta un’analisi minuziosa di ogni singolo criterio, ma è sufficiente che dalla sentenza emergano gli elementi determinanti che hanno guidato la scelta di una pena superiore al minimo, come la quantità di stupefacente e la personalità dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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