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Motivazione sentenza appello: il caso delle fatture

La Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi di tre imputati contro una sentenza della Corte d’Appello per reati legati a fatture gonfiate e associazione a delinquere. Per un imputato, la Corte ha annullato la sentenza limitatamente alla confisca, rinviando per un nuovo giudizio a causa di una motivazione carente sulla quantificazione dei beni. Per gli altri due, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili: uno per genericità e infondatezza delle censure, l’altro perché basato su un accordo di pena in appello che preclude ulteriori motivi di ricorso. La sentenza sottolinea l’importanza della specificità dei motivi d’appello e dei limiti all’impugnazione in caso di concordato.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Sentenza Appello: Quando è Carente e Cosa Comporta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27721 del 2025, offre spunti cruciali sul tema della motivazione sentenza appello e sui limiti del ricorso in Cassazione. Il caso analizzato riguarda una complessa vicenda di reati tributari, tra cui l’utilizzo di fatture per operazioni parzialmente inesistenti (le cosiddette “fatture gonfiate”) e l’associazione a delinquere. La pronuncia chiarisce le diverse sorti processuali di tre imputati, evidenziando come la specificità e la fondatezza dei motivi di ricorso siano determinanti per l’esito del giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

Il procedimento nasce da un’indagine su un presunto sodalizio criminale dedito all’emissione e all’utilizzo di fatture false o “gonfiate”. Secondo l’accusa, un soggetto principale gestiva delle società “cartiere” che emettevano fatture a favore di altri imprenditori. Questi ultimi pagavano l’importo fatturato tramite bonifico, per poi ricevere indietro la somma in contanti, al netto di una provvigione (aggio) per il servizio illecito. Tre imprenditori, condannati in primo e secondo grado, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando vari vizi della sentenza d’appello.

Un primo imprenditore contestava la sua condanna, sostenendo che le prove a suo carico (intercettazioni, dichiarazioni di altri) fossero state male interpretate e che la Corte d’Appello avesse ignorato elementi a sua difesa, come sentenze tributarie e penali favorevoli in casi analoghi. Contestava inoltre la quantificazione della confisca disposta nei suoi confronti, ritenendola arbitraria.

Un secondo imputato, condannato per il reato associativo, lamentava una motivazione carente, sostenendo di aver avuto rapporti solo con l’organizzatore del sistema e di non essere consapevole dell’esistenza di una più ampia associazione criminale.

Infine, il terzo imputato, considerato l’organizzatore, aveva raggiunto in appello un “concordato” sulla pena, ma presentava comunque ricorso.

L’Importanza della Motivazione Sentenza Appello nella Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha analizzato separatamente le tre posizioni, giungendo a conclusioni diverse.

1. Annullamento con rinvio per difetto di motivazione sulla confisca: Per il primo imprenditore, la Corte ha accolto parzialmente il ricorso. Sebbene abbia ritenuto inammissibili le censure sulla responsabilità penale, ha riscontrato un vizio grave nella motivazione sentenza appello riguardo alla confisca. I giudici di merito avevano stabilito l’importo da confiscare (pari al profitto del reato) basandosi su una percentuale forfettaria (il 75%) del valore delle fatture, senza spiegare i criteri logico-giuridici utilizzati per arrivare a tale quantificazione. Questa carenza motivazionale ha portato all’annullamento della sentenza su questo specifico punto, con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova valutazione.

2. Inammissibilità per genericità dei motivi: Il ricorso del secondo imputato è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ritenuto che le sue doglianze fossero generiche e non si confrontassero adeguatamente con le argomentazioni della sentenza impugnata. I giudici d’appello avevano infatti evidenziato il carattere sistematico e continuativo dei suoi rapporti con l’associazione, che andavano oltre i contatti con un singolo individuo, dimostrando la sua piena consapevolezza e partecipazione al sodalizio.

3. Inammissibilità per rinuncia implicita nel concordato: Anche il ricorso dell’organizzatore è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’accordo sulla pena in appello (art. 599-bis c.p.p.) comporta la rinuncia a tutti i motivi di gravame non inerenti all’accordo stesso. Di conseguenza, non è possibile contestare in Cassazione la responsabilità penale dopo aver “patteggiato” la pena in secondo grado.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi cardine del processo penale. In primo luogo, il dovere del giudice di fornire una motivazione completa, logica e non contraddittoria su tutti i punti della decisione, specialmente quelli che incidono su diritti patrimoniali come la confisca. Una motivazione apparente o basata su calcoli non esplicitati equivale a una motivazione mancante e costituisce un vizio che porta all’annullamento della sentenza.

In secondo luogo, viene sottolineato l’onere per chi impugna di presentare motivi specifici, criticando puntualmente le ragioni della decisione contestata. Non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni del primo grado o fornire una lettura alternativa dei fatti senza demolire l’impianto logico della sentenza d’appello. La genericità delle censure porta inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso.

Infine, la Corte ha riaffermato la natura dell’istituto del concordato in appello come un atto dispositivo che chiude la questione sulla responsabilità, limitando drasticamente la possibilità di un successivo ricorso per cassazione.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito sull’importanza della tecnica redazionale sia degli atti giudiziari che dei ricorsi. Per i giudici, emerge il dovere di una motivazione esaustiva, soprattutto su aspetti tecnici come la quantificazione di una confisca. Per gli avvocati, la necessità di formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti, evitando censure generiche. La pronuncia chiarisce inoltre che la scelta di un rito premiale come il concordato in appello ha conseguenze definitive sulla possibilità di impugnare la sentenza, un aspetto che deve essere attentamente ponderato dalla difesa.

Cosa succede se la Corte d’Appello non motiva adeguatamente la quantificazione di una confisca?
La Corte di Cassazione può annullare la sentenza su quel punto specifico per vizio di motivazione. Il caso viene quindi rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello affinché fornisca una nuova e adeguata motivazione sul calcolo dell’importo da confiscare.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile, tra le altre ragioni, quando i motivi sono generici, cioè non si confrontano specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, oppure quando ripropongono questioni già risolte senza addurre nuovi elementi critici. È il caso dell’imputato le cui censure sono state ritenute non idonee a scalfire la logica della decisione di merito.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato)?
No, di regola non è possibile per i motivi relativi alla responsabilità penale. La legge prevede che l’accordo sulla pena in appello (art. 599-bis c.p.p.) implichi la rinuncia ai motivi di gravame. Il ricorso in Cassazione è ammissibile solo per vizi relativi alla formazione della volontà di accedere all’accordo o a un contenuto della sentenza difforme da quanto pattuito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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