Motivazione Rafforzata: Quando l’Assoluzione in Appello Non La Richiede
L’obbligo di fornire una motivazione rafforzata è un principio cardine del nostro sistema processuale, ma la sua applicazione non è universale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto fondamentale: questo onere argomentativo aggravato non è richiesto quando un giudice d’appello assolve un imputato che era stato condannato in primo grado. Analizziamo insieme questa importante decisione per comprenderne la logica e le implicazioni pratiche.
I Fatti del Caso: Dalla Condanna all’Assoluzione
La vicenda processuale trae origine da un procedimento penale a carico di un imprenditore e della sua società, accusati di introduzione e commercio di prodotti con marchi contraffatti e di frode in commercio (artt. 474 e 515 c.p.). In primo grado, il tribunale aveva riconosciuto la loro colpevolezza, condannandoli anche al risarcimento dei danni in favore della parte civile, un’azienda operante nel medesimo settore.
Successivamente, la Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione. Riformando la sentenza, ha assolto entrambi gli imputati con la formula “perché il fatto non costituisce reato”, revocando di conseguenza anche le statuizioni civili. La Corte territoriale era giunta a questa conclusione dopo una nuova valutazione del materiale probatorio, ritenendo non provata la responsabilità penale.
Il Ricorso in Cassazione e il Tema della Motivazione Rafforzata
La parte civile, non accettando l’esito del giudizio d’appello, ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo principale del ricorso si basava sulla presunta violazione di legge e sul vizio di motivazione della sentenza impugnata. Secondo la tesi della ricorrente, la Corte d’Appello, avendo ribaltato una sentenza di condanna senza rinnovare l’istruttoria dibattimentale (cioè senza riascoltare i testimoni), avrebbe dovuto fornire una motivazione rafforzata.
In altre parole, la parte civile sosteneva che il giudice d’appello dovesse spiegare in modo particolarmente approfondito e stringente le ragioni che lo avevano portato a una conclusione diametralmente opposta a quella del primo giudice.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo integralmente la tesi della parte civile. I giudici hanno chiarito un principio fondamentale che distingue due scenari di ribaltamento della sentenza:
1. Da assoluzione a condanna: In questo caso, il giudice d’appello ha l’obbligo di fornire una motivazione rafforzata. Questo perché si sta affermando una responsabilità penale prima esclusa, e tale passaggio richiede un percorso argomentativo più solido che demolisca le ragioni dell’assoluzione.
2. Da condanna ad assoluzione: In questo caso, invece, non sussiste l’obbligo di una motivazione rafforzata. È sufficiente che la motivazione sia “puntuale e congrua”.
La logica sottostante a questa distinzione è chiara: per affermare la responsabilità penale, è necessario provare tutti gli elementi costitutivi del reato (sia oggettivi che soggettivi) al di là di ogni ragionevole dubbio. Al contrario, per escluderla, è sufficiente che venga a mancare anche un solo di questi elementi.
Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva ritenuto non provato l’elemento soggettivo del reato, giungendo a tale conclusione attraverso una rivalutazione logica e coerente delle prove disponibili, compreso il confronto tra diverse testimonianze. La Cassazione ha ritenuto che tale ragionamento fosse esente da vizi logici o giuridici e che il ricorso della parte civile mirasse, in realtà, a ottenere una inammissibile rivalutazione dei fatti in sede di legittimità.
Conclusioni: L’Onere Motivazionale del Giudice d’Appello
Questa ordinanza ribadisce un principio di grande importanza pratica. L’onere motivazionale del giudice d’appello non è sempre lo stesso, ma varia a seconda dell’esito della riforma. Quando si passa da una condanna a un’assoluzione, il giudice non è tenuto a un “di più” argomentativo, ma deve semplicemente esporre in modo chiaro e coerente le ragioni per cui ritiene che uno degli elementi necessari per la condanna non sia stato provato. Questa decisione consolida la distinzione tra l’affermazione della colpevolezza, che richiede una certezza processuale su tutti i fronti, e la sua negazione, che può fondarsi anche su un singolo, ma decisivo, punto di incertezza.
Il giudice d’appello deve sempre fornire una “motivazione rafforzata” quando riforma una sentenza di primo grado?
No, la motivazione rafforzata è richiesta specificamente quando il giudice d’appello ribalta una sentenza di assoluzione per emettere una condanna. Non è invece richiesta nel caso opposto, ovvero quando riforma una condanna pronunciando un’assoluzione.
Perché per assolvere in appello dopo una condanna è sufficiente una motivazione ordinaria?
Perché per affermare la responsabilità penale è necessario l’accertamento di tutti gli elementi dell’illecito. Per escluderla, invece, è sufficiente che venga a mancare anche uno solo di questi elementi. Pertanto, basta una motivazione puntuale e congrua che spieghi perché quell’elemento non è provato.
È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, il ricorso in Cassazione è consentito per violazione di legge o per vizi logici evidenti nella motivazione della sentenza. Non può essere utilizzato per chiedere alla Suprema Corte di effettuare una nuova e diversa ricostruzione dei fatti o una differente valutazione delle prove, attività che rientrano nella competenza esclusiva dei giudici di merito (primo e secondo grado).
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 31511 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 31511 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 16/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: dalla parte civile RAGIONE_SOCIALE nel procedimento a carico di: COGNOME NOME nato a PRATOVECCHIO STIA il DATA_NASCITA
RAGIONE_SOCIALE
avverso la sentenza del 20/03/2023 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che RAGIONE_SOCIALE, parte civile costitui procedimento a carico di RAGIONE_SOCIALE ed RAGIONE_SOCIALE, ricor avverso la sentenza con cui la Corte di appello di Firenze, in parz riforma della pronuncia di primo grado, ha assolto i predet rispettivamente, dai reati ed illeciti amministrativi, a loro ascrit 474 e 515 e relativi illeciti amministrativi) perché il fatto non cost reato, revocando le statuizioni civili.
Rilevato che il primo ed il secondo motivo di ricorso, che contesta violazione di legge e vizio di motivazione della sentenza impugnata, ch anche in ragione del difetto di rinnovazione dell’istruttoria, nell difensiva, avrebbe dovuto a maggior ragione essere “rafforzata”, no sono consentiti dalla legge in sede di legittimità perché tendono ottenere una inammissibile ricostruzione dei fatti mediante criter valutazione diversi da quelli adottati dal giudice di merito, il quale motivazione esente da vizi logici e giuridici, ha esplicitato le ragio suo convincimento, in maniera puntuale ed adeguata, rapportandosi sia alle critiche mosse dagli appellanti che al contenuto della sentenz condanna di primo grado; laddove la ritenuta inattendibilità del te COGNOME – rispetto al quale non si è ritenuta necessaria la rinnova istruttoria con valutazione non sindacabile non essendo tale rinnovazio imposta in caso di ribaltamento della sentenza di condanna secondo l pronuncia delle Sezioni Unite Sez. U, n. 14800 del 21/12/2017, dep. 03/04/2018,Troise, Rv. 27243001 – non è dipesa solo dal dato della su deposizione ma dal raffronto di essa con altri elementi, che han consentito di giungere ad una rivalutazione operata anche sulla scorta considerazioni di tipo logico, che resistono agli argomenti difens peraltro esposti in ricorso soprattutto attraverso interrogativi (attra quali si è inteso contrastare il logico costrutto della corte di m d’altra parte, è opportuno ricordare che il giudice di appello, che pro sentenza di assoluzione, riformando la sentenza di condanna di primo grado, non ha l’obbligo della cd. motivazione rafforzata che, inve Corte di Cassazione – copia non ufficiale
sussiste nel caso in cui alla pronuncia liberatoria faccia seguito in appe la decisione di condanna, considerato che mentre per l’affermazione della responsabilità penale, nonché di quella civile, è necessario l’accertament di tutti gli elementi dell’illecito, per la sua esclusione è sufficiente an venir meno di uno solo di essi (Sez. 5, Sentenza n. 29261 del 24/02/2017, Rv. 270868 – 01); in caso di ribaltamento della sentenza di condanna il parametro motivazionale non è, dunque, quello della motivazione rafforzata ed è, invece, sufficiente che la motivazione si puntuale e congrua (come nel caso di specie); e tale è certamente da ritenere quella motivazione che a fronte di un coacervo probatorio che presenti tratti di inverosimiglianza giunga a ritenere non provata responsabilità penale (nel caso di specie, peraltro sotto il pro dell’elemento soggettivo, la cui ricostruzione – trattandosi atteggiamento interiore – necessita di specifici elementi evidenziatori c consentano di esteriorizzarne la portata);
Letta la memoria presentata nell’interesse dell’imputato;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibil con la condanna della ricorrente società, in perona del legal rappresentante p.t., al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 16 maggio 2024.