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Motivazione per relationem: quando il richiamo è valido?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per minaccia e danneggiamento, confermando la validità di un decreto di sequestro probatorio. La Corte ha chiarito che la motivazione per relationem è legittima se l’atto richiamato, come il verbale di sequestro, è materialmente allegato al provvedimento, garantendo così il diritto di difesa dell’indagato. La decisione sottolinea che la semplice affermazione della mancata allegazione non è sufficiente se smentita dai documenti processuali.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione per relationem: la Cassazione chiarisce i requisiti di validità

Nel processo penale, la validità degli atti giudiziari è spesso legata a requisiti formali che tutelano il diritto di difesa. La motivazione per relationem, ovvero il rinvio alle ragioni esposte in un altro documento, è una pratica comune ma soggetta a regole precise. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12999/2024) offre un importante chiarimento su quando tale tecnica sia legittima, in particolare nell’ambito dei decreti di sequestro probatorio.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un’indagine per i reati di minaccia e danneggiamento. Un uomo era accusato di aver aggredito e minacciato la gestrice di un distributore di benzina, danneggiandone l’autovettura con un tubo di ferro. Le forze dell’ordine intervenute procedevano al sequestro probatorio del tubo, ritenuto corpo del reato. Successivamente, il Pubblico Ministero convalidava il sequestro con un apposito decreto.

L’indagato, tramite il suo difensore, presentava richiesta di riesame al Tribunale, lamentando la nullità del decreto di convalida. A seguito della conferma del provvedimento da parte del Tribunale, l’indagato proponeva ricorso per cassazione.

Le ragioni del ricorso: una presunta violazione del diritto di difesa

Il ricorrente basava la sua impugnazione su due motivi principali, entrambi incentrati su una presunta lesione del diritto di difesa.

Il primo motivo

L’indagato sosteneva che il verbale di sequestro, pur essendo integralmente richiamato dal decreto di convalida, non era stato né allegato né comunicato. Questa omissione, a suo dire, gli aveva impedito di conoscere con esattezza il bene sequestrato e le ragioni dell’atto, rendendo la motivazione del decreto meramente apparente e violando il suo diritto a difendersi.

Il secondo motivo

Di conseguenza, il ricorrente deduceva la nullità del decreto di convalida per difetto di autonoma motivazione. Poiché il decreto si limitava a richiamare un atto (il verbale di sequestro) non messo a sua disposizione, esso risultava privo di una giustificazione comprensibile e autosufficiente.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo entrambi i motivi infondati. L’analisi della Suprema Corte si è concentrata sulla verifica fattuale e sull’applicazione dei principi consolidati in materia di motivazione per relationem.

Il punto cruciale della decisione risiede nell’accertamento, da parte dei giudici di legittimità, che il verbale del sequestro era stato effettivamente allegato al decreto di convalida. Questa circostanza, emersa dall’esame degli atti processuali, ha smontato l’intera impalcatura difensiva.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la motivazione per relationem è pienamente legittima quando l’atto a cui si fa rinvio è allegato al provvedimento da motivare o è comunque conosciuto o conoscibile dall’interessato. In questo caso, l’allegazione del verbale al decreto ha garantito che l’indagato avesse piena contezza sia dell’oggetto del sequestro sia delle ragioni che lo giustificavano. Di conseguenza, nessuna lesione del diritto di difesa poteva essere ravvisata.

Inoltre, i giudici hanno valutato l’adeguatezza della motivazione fornita dal Pubblico Ministero nel decreto di convalida. Il provvedimento descriveva i fatti (aggressione, minacce e danneggiamento del parabrezza con un tubo di ferro), richiamava l’allegato verbale di sequestro specificando la natura del bene e la necessità della sua apprensione, e qualificava il tubo come corpo del reato. In questo modo, il Pubblico Ministero aveva dimostrato di aver preso piena cognizione del contenuto del verbale e di averne autonomamente valutato i presupposti, soddisfacendo così i requisiti del fumus commissi delicti e della finalità probatoria del sequestro.

Le conclusioni

La sentenza in esame riafferma la validità della motivazione per relationem come strumento di semplificazione ed economia processuale, a condizione che siano rispettate le garanzie difensive. La chiave di volta è l’effettiva disponibilità dell’atto richiamato. La decisione offre un’importante lezione pratica: prima di impugnare un provvedimento per un presunto vizio formale, è essenziale un’accurata verifica degli atti di causa. L’affermazione di una mancata allegazione, se smentita dalle evidenze documentali, non può che condurre al rigetto dell’impugnazione. La Corte, infine, ha anche sottolineato come l’oggetto sequestrato, essendo un’arma impropria, fosse comunque soggetto a confisca obbligatoria, rendendo impossibile la sua restituzione anche in caso di annullamento del sequestro.

Quando è legittima una motivazione per relationem in un decreto di sequestro?
La motivazione per relationem è legittima quando l’atto a cui il provvedimento fa riferimento (ad esempio, il verbale di sequestro) è materialmente allegato al provvedimento stesso o è comunque già conosciuto o conoscibile dalla parte interessata, garantendo così il pieno esercizio del diritto di difesa.

La mancata allegazione del verbale di sequestro al decreto di convalida rende nulla la motivazione?
Sì, qualora il decreto di convalida si limiti a richiamare il verbale di sequestro senza allegarlo e senza fornire una propria motivazione autonoma, si determina una lesione del diritto di difesa che può portare alla nullità del decreto per vizio di motivazione. Nel caso specifico, però, la Corte ha accertato che il verbale era stato allegato.

Quali elementi deve contenere un decreto di sequestro probatorio per essere considerato adeguatamente motivato?
Un decreto di sequestro probatorio deve essere motivato indicando il cosiddetto fumus commissi delicti (cioè la sussistenza di indizi di reato) e la necessità di apprendere la cosa (la res) ai fini dell’accertamento dei fatti, specificando il legame tra l’oggetto sequestrato e il reato per cui si procede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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