LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione per relationem: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per traffico di stupefacenti. La sentenza conferma la validità della motivazione per relationem, specificando le condizioni per cui un giudice può legittimamente fare riferimento alle argomentazioni di un precedente provvedimento. Il caso sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso specifici e non meramente ripetitivi di quelli già esaminati nei gradi di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione per Relationem: La Cassazione Conferma la Condanna per Droga

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 1427 del 2024, offre importanti chiarimenti sulla legittimità della motivazione per relationem nelle sentenze d’appello. Il caso riguardava un ricorso presentato da un imputato condannato per plurime cessioni di sostanze stupefacenti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito e consolidando principi fondamentali del diritto processuale penale.

I Fatti del Processo

Il ricorrente era stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, e successivamente in appello, per una serie di reati legati al traffico di droga. In particolare, gli veniva contestato di aver fornito sostanze stupefacenti di vario genere a un gruppo criminale attivo in diverse province del Sud Italia. La condanna, tenuto conto della continuazione tra i reati e della riduzione per il rito, ammontava a otto anni di reclusione e 30.000 euro di multa.

La Corte d’Appello aveva confermato integralmente la sentenza di primo grado, ritenendo provata la responsabilità dell’imputato sulla base di diverse fonti, tra cui le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, le ammissioni di un coimputato e i risultati di intercettazioni telefoniche.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Errata valutazione delle prove e mancata riqualificazione del reato: Si contestava che la Corte d’Appello avesse confermato la responsabilità penale basandosi su una motivazione per relationem, ovvero richiamando semplicemente le argomentazioni del giudice di primo grado, senza un’adeguata analisi critica. In particolare, si lamentava la mancata riqualificazione del fatto nella fattispecie di lieve entità, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti.
2. Vizio di motivazione sulla confisca: Il secondo motivo denunciava un’assoluta mancanza di motivazione riguardo alla revoca della confisca per sproporzione (c.d. confisca allargata), prevista dall’art. 240 bis del codice penale.

Validità della Motivazione per Relationem

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’analisi del primo motivo di ricorso. La Corte ha ribadito che la motivazione per relationem è uno strumento legittimo a disposizione del giudice, a patto che vengano rispettate tre condizioni fondamentali, come stabilito da consolidata giurisprudenza (incluso il richiamo a Cass. n. 55199/2018):

1. Riferimento a un atto legittimo: Il provvedimento a cui si rinvia deve essere un atto valido del procedimento.
2. Presa di cognizione: Il giudice deve dimostrare di aver esaminato il contenuto dell’atto richiamato e di averlo ritenuto coerente con la propria decisione.
3. Conoscibilità dell’atto: L’atto richiamato deve essere conosciuto o facilmente accessibile dall’interessato, per permettergli di esercitare il proprio diritto di difesa e di impugnazione.

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente applicato questo principio. L’identificazione dell’imputato come “il fornitore” era supportata da plurimi elementi probatori (dichiarazioni e intercettazioni) già vagliati in primo grado, e la sentenza d’appello aveva mostrato di averne preso piena cognizione.

Il Rigetto della Riqualificazione del Reato

La Cassazione ha inoltre evidenziato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione specifica e puntuale riguardo alla richiesta di riqualificare il reato come fatto di lieve entità. I giudici di merito avevano correttamente affermato che la frequenza delle cessioni e i quantitativi di stupefacenti forniti al gruppo criminale erano incompatibili con il concetto di “modica quantità”, escludendo così l’applicazione della norma più favorevole.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni. Il motivo relativo alla confisca è stato giudicato del tutto generico e aspecifico, privo di argomentazioni a sostegno. Il motivo principale, riguardante la responsabilità e la qualificazione giuridica, è stato invece considerato una mera riproposizione di doglianze già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, che aveva fornito una risposta adeguata e logicamente coerente.

La sentenza impugnata, secondo gli Ermellini, non presentava vizi logici o giuridici, avendo fatto un uso corretto della motivazione per relationem e avendo risposto in modo puntuale alle specifiche censure mosse con l’atto di appello, come quella sulla qualificazione del fatto.

Conclusioni

La pronuncia conferma la validità della condanna e stabilisce un importante principio pratico: per avere successo in Cassazione, un ricorso non può limitarsi a ripetere le argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio. È necessario, invece, individuare vizi specifici di legittimità (violazione di legge o vizio di motivazione) nella sentenza impugnata. La decisione ribadisce, infine, le condizioni rigorose entro le quali la motivazione per relationem è considerata uno strumento valido, garantendo un equilibrio tra l’esigenza di economia processuale e il diritto di difesa dell’imputato.

Quando la motivazione di una sentenza d’appello che richiama quella di primo grado (per relationem) è considerata legittima?
Secondo la Corte di Cassazione, la motivazione “per relationem” è legittima quando: 1) fa riferimento a un atto legittimo del procedimento; 2) il giudice dimostra di aver preso visione del contenuto dell’atto richiamato, ritenendolo coerente con la propria decisione; 3) l’atto di riferimento è conosciuto o accessibile all’interessato per consentirgli di esercitare il suo diritto di difesa.

Perché il reato di spaccio non è stato riqualificato come fatto di lieve entità (art. 73, comma 5)?
La Corte d’Appello ha motivato che la riqualificazione non era possibile a causa della frequenza delle cessioni e dei quantitativi di sostanze stupefacenti fornite dall’imputato al gruppo criminale. Tali elementi sono stati ritenuti incompatibili con il concetto di “modica quantità” richiesto per la fattispecie di lieve entità.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte della Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma definitiva della sentenza di condanna impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati