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Motivazione per relationem: quando è illegittima?

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per reati di droga a causa di una motivazione per relationem ritenuta apparente. La Corte d’Appello si era limitata a richiamare le pagine della sentenza di primo grado senza confrontarsi con i motivi specifici del ricorso. La sentenza chiarisce che il giudice d’appello deve fornire una propria autonoma giustificazione. Nello stesso provvedimento, è stato dichiarato inammissibile il ricorso di un altro imputato sull’uso di intercettazioni da procedimenti diversi.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione per Relationem: la Cassazione Fissa i Limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel processo penale: la motivazione per relationem non può tradursi in un mero rinvio acritico alla sentenza di primo grado. Il giudice d’appello ha il dovere di fornire una propria, autonoma valutazione, confrontandosi specificamente con i motivi di ricorso presentati dalla difesa. In caso contrario, la motivazione è solo “apparente” e la sentenza va annullata. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dai ricorsi presentati da due imputati contro una sentenza della Corte d’Appello di Milano.
Il primo ricorrente era stato condannato per un reato legato agli stupefacenti (capo 12 dell’imputazione), mentre era stato assolto per un’altra accusa simile (capo 11) per incertezza sulla natura della sostanza. La difesa sosteneva che la condanna si basasse su una motivazione insufficiente, che si limitava a richiamare la sentenza di primo grado senza spiegare perché, nel caso specifico, le prove (un’intercettazione telefonica) fossero state ritenute sufficienti a superare ogni ragionevole dubbio.

Il secondo ricorrente, condannato per reati in materia di armi, lamentava l’inutilizzabilità delle intercettazioni a suo carico, in quanto disposte in un procedimento diverso. La sua difesa si basava su un recente principio di diritto stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione, invocando un’applicazione favorevole come ius superveniens.

La Questione sulla Motivazione per Relationem

Il fulcro del primo ricorso riguardava la legittimità della motivazione per relationem adottata dalla Corte d’Appello. I giudici di secondo grado avevano confermato la condanna semplicemente affermando di potersi “tranquillamente riportare alle considerazioni del giudice di primo grado (pp. 13-14)”.

Secondo la difesa, questo approccio non solo era generico, ma ignorava le specifiche censure sollevate nell’atto di appello. La difesa aveva contestato che le prove, in particolare un’intercettazione in cui si parlava di “odore”, non permettevano di distinguere tra sostanza stupefacente illegale e “droga light”, compatibile con il prezzo pattuito. Di fronte a queste argomentazioni, un semplice rinvio alle pagine della prima sentenza, senza un’analisi critica, svuota di significato il diritto all’impugnazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato separatamente i due ricorsi, giungendo a conclusioni opposte.

L’Accoglimento del Ricorso del Primo Imputato

La Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso basato sulla carenza di motivazione. I giudici hanno stabilito che il mero rinvio alla motivazione della decisione di primo grado, con la sola indicazione delle pagine, si risolve in una motivazione apparente. Questo modo di argomentare è illegittimo, specialmente quando l’atto di appello solleva critiche specifiche e puntuali alle valutazioni del primo giudice. Il giudice d’appello è tenuto a motivare in modo puntuale e analitico su ogni punto devoluto, confrontandosi con le allegazioni difensive. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata limitatamente a questa posizione, con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Milano per un nuovo giudizio.

L’Inammissibilità del Secondo Ricorso

Diversa è stata la sorte del secondo ricorso. La Corte ha dichiarato la sua inammissibilità. Il principio delle Sezioni Unite invocato dalla difesa (Sentenza n. 36764/2024) non era applicabile al caso di specie. Tale principio stabilisce nuove regole sull’utilizzabilità delle intercettazioni in procedimenti diversi, ma si applica solo ai procedimenti iscritti dopo il 31 agosto 2020. I procedimenti in questione, invece, risalivano al 2016 e 2017. Inoltre, il ricorso è stato giudicato generico perché non ha fornito elementi concreti per escludere la connessione tra i reati oggetto dei due procedimenti, condizione che, secondo la normativa precedente, avrebbe comunque reso utilizzabili le intercettazioni.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che la sentenza motivata per relationem è legittima solo se il quadro argomentativo complessivo fornisce una giustificazione propria del provvedimento e si confronta con le deduzioni difensive. Quando un giudice d’appello conferma la responsabilità penale limitandosi a richiamare le pagine della sentenza di primo grado, senza esporre le ragioni per cui le critiche della difesa non sono state ritenute valide, incorre nel vizio di motivazione apparente. Questo vizio si verifica perché, di fatto, manca una vera e propria valutazione delle argomentazioni dell’appellante, rendendo il giudizio di secondo grado una mera formalità. La funzione del giudizio di appello è proprio quella di riesaminare il caso alla luce delle critiche mosse alla prima decisione; una funzione che viene meno se la motivazione è solo un rinvio.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per i giudici di merito. La motivazione per relationem è uno strumento ammesso, ma non può diventare un pretesto per eludere l’obbligo di una motivazione effettiva, completa e reattiva alle argomentazioni difensive. Ogni imputato ha diritto a una risposta puntuale ai motivi di appello, e una sentenza che non la fornisce è, a tutti gli effetti, una sentenza priva di motivazione e, come tale, deve essere annullata. Si riafferma così la centralità del contraddittorio e del diritto a un giusto processo, che passa anche e soprattutto attraverso la chiarezza e la completezza delle decisioni giudiziarie.

Quando una motivazione per relationem è considerata illegittima dalla Corte di Cassazione?
Una motivazione per relationem è considerata illegittima e “apparente” quando il giudice d’appello si limita a un mero e tralatizio rinvio alla sentenza di primo grado, specialmente con la sola indicazione delle pagine, senza confrontarsi con le specifiche deduzioni e allegazioni difensive proposte nell’atto di impugnazione e senza fornire una propria autonoma giustificazione.

Per quale motivo è stato dichiarato inammissibile il ricorso sull’inutilizzabilità delle intercettazioni?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il principio di diritto delle Sezioni Unite invocato (Sentenza n. 36764/2024) non era applicabile al caso concreto, in quanto valido solo per procedimenti iscritti successivamente al 31 agosto 2020, mentre quelli in esame erano precedenti. Inoltre, il ricorrente non ha adeguatamente argomentato l’insussistenza di una connessione tra i reati, che avrebbe comunque legittimato l’uso delle intercettazioni secondo la normativa all’epoca vigente.

Cosa comporta l’annullamento di una sentenza per motivazione apparente?
L’annullamento della sentenza per motivazione apparente comporta il rinvio del caso ad un’altra sezione dello stesso giudice che ha emesso la decisione (in questo caso, la Corte d’Appello). Il nuovo giudice dovrà celebrare un nuovo giudizio e redigere una nuova sentenza, fornendo questa volta una motivazione completa e puntuale che si confronti con tutti i motivi di ricorso originariamente proposti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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