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Motivazione per relationem: legittima nel sequestro?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22495/2024, ha rigettato il ricorso di due indagati contro un’ordinanza di sequestro preventivo. Il caso verteva sulla legittimità di una motivazione per relationem a un precedente provvedimento, annullato per vizi formali. La Corte ha stabilito che l’annullamento per un vizio di procedura, e non di merito, non impedisce l’emissione di un nuovo provvedimento che faccia riferimento alle argomentazioni del precedente, purché l’atto sia noto alle parti e il vizio formale sia stato superato.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Annullato? La Cassazione sulla Motivazione per Relationem

Quando un provvedimento di sequestro viene annullato per un vizio di forma, è possibile emetterne uno nuovo basandosi sulle stesse argomentazioni? A questa domanda cruciale risponde la Corte di Cassazione con la sentenza n. 22495 del 2024, chiarendo i limiti e la validità della motivazione per relationem in ambito cautelare. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale tra vizi formali e vizi sostanziali, con importanti ricadute pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da un’indagine per il reato di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.) a carico di due persone. Nell’ambito di tale procedimento, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) aveva disposto un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di conti correnti e depositi. Tuttavia, questo e altri precedenti provvedimenti cautelari erano stati oggetto di una complessa serie di impugnazioni, culminate con sentenze della Corte di Cassazione che ne avevano dichiarato l’inefficacia per vizi formali.

Nello specifico, era stata contestata la mancanza di un’autonoma valutazione da parte del G.i.p. rispetto alla richiesta del Pubblico Ministero. Nonostante questi annullamenti, il Pubblico Ministero emetteva un nuovo decreto di sequestro d’urgenza, prontamente convalidato dal G.i.p. Quest’ultimo provvedimento motivava le ragioni del sequestro facendo ampio riferimento (per relationem) agli atti dei precedenti provvedimenti annullati. Gli indagati proponevano quindi ricorso, sostenendo l’illegittimità di tale tecnica motivazionale e la violazione del principio del ne bis in idem.

La Questione della Motivazione per Relationem nel Sequestro

Il nucleo della difesa si basava su due argomenti principali. In primo luogo, si sosteneva che non si potesse fare riferimento motivazionale a un atto giudiziario precedentemente annullato, poiché giuridicamente inefficace. In secondo luogo, si eccepiva la violazione del principio del ne bis in idem, secondo cui nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso fatto, ritenendo che la reiterazione del sequestro costituisse un’illegittima duplicazione.

Il Tribunale del Riesame, tuttavia, respingeva tali argomentazioni, confermando la validità del nuovo sequestro. Secondo il Tribunale, l’annullamento per un vizio puramente formale (come la mancata autonoma valutazione del giudice) non incide sulla sostanza degli elementi probatori e delle argomentazioni a sostegno della misura. Pertanto, un nuovo provvedimento, che sana il vizio procedurale, può legittimamente richiamare le valutazioni di merito contenute negli atti precedenti, in quanto note alle parti. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato i ricorsi, confermando la linea del Tribunale del Riesame e offrendo importanti chiarimenti sulla motivazione per relationem. I giudici di legittimità hanno affermato un principio consolidato: non sussiste alcuna preclusione alla reiterazione di un decreto di sequestro preventivo, fondato sugli stessi presupposti, se il provvedimento precedente è stato dichiarato inefficace solo per un vizio formale.

La Corte spiega che l’inefficacia derivante da un errore procedurale non comporta la ‘scomparsa’ del contenuto sostanziale dell’atto. Le argomentazioni relative al fumus commissi delicti e al periculum in mora, sebbene contenute in un atto formalmente viziato, restano valide e conoscibili dalle parti. Di conseguenza, un successivo provvedimento può legittimamente richiamarle, a condizione che il nuovo atto sia immune dal vizio che ha causato l’annullamento del precedente.

Nel caso specifico, il nuovo decreto di sequestro e la successiva convalida del G.i.p. hanno sanato il difetto originario, basandosi su una valutazione autonoma ma facendo riferimento, per l’analisi del merito, a un’ordinanza genetica ben nota agli indagati. Questo, secondo la Corte, non solo è legittimo, ma ha anche permesso alla difesa di esercitare pienamente il proprio diritto, formulando un’ampia richiesta di riesame che è stata puntualmente esaminata e disattesa.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un punto fondamentale della procedura penale: la forma è garanzia, ma un errore formale non cancella la sostanza degli indizi. La decisione della Cassazione stabilisce che l’annullamento di una misura cautelare per vizi procedurali non crea un ‘giudicato’ sul merito della questione e non impedisce all’accusa di riproporre la misura, sanando il vizio. L’utilizzo della motivazione per relationem è ammesso se l’atto richiamato è noto alle parti e se il nuovo provvedimento supera i difetti del precedente. Questa pronuncia consolida gli strumenti a disposizione dell’autorità giudiziaria nella lotta alla criminalità, bilanciando l’esigenza di efficacia dell’azione penale con il rispetto delle garanzie difensive.

È possibile emettere un nuovo decreto di sequestro preventivo dopo che il precedente è stato annullato?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che se l’annullamento del precedente provvedimento di sequestro è avvenuto per un vizio formale (come la mancanza di autonoma valutazione del giudice) e non per motivi di merito, non vi è alcuna preclusione all’emissione di un nuovo decreto basato sugli stessi presupposti fattuali e probatori.

Un giudice può motivare un provvedimento facendo riferimento a un atto precedente che è stato annullato?
Sì, la motivazione per relationem a un atto precedente, anche se annullato per ragioni formali, è considerata legittima. La condizione è che l’atto richiamato sia ben noto alle parti e che il nuovo provvedimento sani il vizio formale che aveva causato l’annullamento del precedente. L’inefficacia per ragioni formali non invalida il contenuto sostanziale dell’atto.

L’annullamento di un sequestro per un vizio di forma viola il principio del ‘ne bis in idem’ se viene emesso un nuovo sequestro?
No. Secondo la Corte, il principio del ne bis in idem non viene violato in questo caso. Tale principio si applica per evitare un doppio giudizio nel merito dello stesso fatto. L’annullamento per un vizio puramente procedurale non costituisce una decisione di merito e, pertanto, non impedisce la reiterazione della misura cautelare una volta corretto l’errore formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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