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Motivazione pena reato continuato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso di un condannato, stabilendo un principio fondamentale sulla motivazione della pena nel reato continuato. Sebbene abbia confermato la correttezza del calcolo che applica la riduzione per il rito abbreviato prima dei limiti massimi di pena, ha annullato la decisione per mancata giustificazione degli aumenti per i reati satellite. La Corte ha ribadito che il giudice dell’esecuzione deve motivare in modo distinto l’aumento di pena per ciascun reato, per garantire trasparenza e proporzionalità. Il caso è stato rinviato per una nuova determinazione della sanzione.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Pena Reato Continuato: La Cassazione Chiarisce l’Obbligo del Giudice

Quando un individuo viene condannato per più reati legati da un unico disegno criminoso, il calcolo della pena totale segue regole precise. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 44772/2024 interviene su un aspetto cruciale di questo processo: la motivazione della pena nel reato continuato. Questa decisione, pur confermando alcuni aspetti tecnici del calcolo, ha annullato una condanna per un vizio di forma fondamentale, ribadendo il diritto del condannato a una pena non solo giusta nel quantum, ma anche trasparente nelle sue componenti.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato con diverse sentenze. Il suo difensore si era rivolto al Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Napoli chiedendo di riconoscere il vincolo della continuazione tra i vari reati, applicando il più favorevole istituto del cumulo giuridico. Il Giudice accoglieva l’istanza e ricalcolava la pena complessiva in ventitré anni e quattro mesi di reclusione. Tuttavia, il condannato, tramite il suo legale, proponeva ricorso in Cassazione, lamentando due specifici errori nel provvedimento.

I Motivi del Ricorso: Calcolo e Motivazione Sotto Esame

Il ricorso si fondava su due pilastri:

1. Errore di calcolo: Si sosteneva che la pena finale fosse illegittima perché il Giudice aveva applicato lo sconto di pena previsto per il rito abbreviato prima di considerare il limite massimo di 30 anni di reclusione stabilito dall’art. 78 del codice penale, e non dopo.
2. Mancanza di motivazione: Il ricorrente denunciava che il provvedimento non spiegava in alcun modo come si fosse giunti a determinare l’entità degli aumenti di pena per i singoli reati ‘satellite’, ovvero quelli meno gravi uniti dal vincolo della continuazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi, giungendo a una decisione che accoglie parzialmente le ragioni del ricorrente.

Il Corretto Ordine di Calcolo tra Rito Abbreviato e Cumulo

Sul primo punto, la Cassazione ha respinto la tesi difensiva. Ha chiarito che, in fase esecutiva, la procedura di calcolo è diversa da quella seguita durante il processo di cognizione. La riduzione per il rito abbreviato deve essere applicata prima del limite massimo di pena previsto dall’art. 78 c.p. Questo modus operandi, secondo la Corte, è corretto e si fonda sul carattere eccezionale del potere del giudice dell’esecuzione di ricalcolare una pena già passata in giudicato. Pertanto, su questo aspetto, l’operato del giudice di Napoli è stato ritenuto legittimo.

L’Imprescindibile Obbligo di Motivazione della Pena nel Reato Continuato

Il secondo motivo di ricorso è stato invece ritenuto fondato. La Corte ha richiamato un consolidato principio, sancito anche dalle Sezioni Unite, secondo cui il giudice che applica la disciplina del reato continuato ha l’obbligo non solo di calcolare, ma anche di motivare distintamente l’aumento di pena per ciascun reato satellite.

Il provvedimento impugnato era completamente silente su questo punto: non esplicitava né le modalità di esercizio del potere discrezionale né faceva riferimento ai criteri guida degli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole).

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’obbligo di motivazione non è un mero formalismo. Esso è funzionale a garantire la trasparenza della decisione e a permettere un controllo sul corretto esercizio del potere sanzionatorio. Motivare ogni aumento di pena serve a verificare che sia stato rispettato il rapporto di proporzione tra le sanzioni e che il giudice non abbia, di fatto, operato un mero cumulo materiale (una semplice somma aritmetica delle pene), vietato in caso di reato continuato. La mancanza di qualsiasi giustificazione sull’entità degli aumenti si pone in netto contrasto con questo insegnamento, rendendo la determinazione della pena illegittima.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, ma solo limitatamente alla determinazione del trattamento sanzionatorio. Ha rinviato il caso al Tribunale di Napoli affinché un giudice proceda a un nuovo giudizio, questa volta fornendo una specifica e adeguata motivazione per gli aumenti di pena relativi a ciascun reato satellite. Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale: ogni porzione della pena inflitta deve essere giustificata, permettendo all’imputato e ai suoi difensori di comprendere appieno il ragionamento del giudice e, se del caso, di contestarlo efficacemente.

In caso di reato continuato, il giudice deve motivare l’aumento di pena per ogni singolo reato satellite?
Sì, la Corte di Cassazione ha ribadito che il giudice ha l’obbligo di calcolare e motivare in modo distinto l’aumento di pena stabilito per ciascuno dei reati satellite, al fine di garantire la trasparenza e la proporzionalità della sanzione complessiva.

Nel calcolo della pena in fase esecutiva, la riduzione per il rito abbreviato si applica prima o dopo il limite dei 30 anni dell’art. 78 c.p.?
Secondo la sentenza, in fase di esecuzione la riduzione di pena derivante dal rito abbreviato si applica prima di considerare l’eventuale applicazione del criterio moderatore del limite massimo di 30 anni di reclusione previsto dall’art. 78 del codice penale.

Cosa succede se il giudice dell’esecuzione non motiva gli aumenti di pena per i reati satellite?
Il provvedimento viene annullato limitatamente alla parte relativa alla determinazione della pena. Il caso viene rinviato a un nuovo giudice dello stesso ufficio, che dovrà procedere a un nuovo calcolo, questa volta fornendo una motivazione esplicita per ciascun aumento di pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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