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Motivazione pena: quando il richiamo alla congruità basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro l’eccessività della pena. Si è stabilito che per una pena inferiore al medio edittale, non serve una motivazione dettagliata, ma è sufficiente il riferimento alla sua congruità. La Corte ha inoltre ribadito che la motivazione della pena per la continuazione deve essere proporzionata all’aumento inflitto, come stabilito dalle Sezioni Unite.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione della Pena: La Cassazione e il Criterio della Congruità

La corretta motivazione della pena è un pilastro fondamentale del diritto penale, garantendo che la decisione del giudice non sia arbitraria ma ancorata a criteri di legge. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su quanto dettagliata debba essere tale motivazione, specialmente quando la sanzione si colloca al di sotto della media prevista dalla legge.

Il Caso in Esame: Ricorso per Eccessività della Pena

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti. La difesa lamentava l’eccessività della pena inflitta dalla Corte d’Appello, sia per quanto riguarda la pena base per il reato principale, sia per gli aumenti applicati per i reati satellite in continuazione.

La Corte d’Appello aveva fissato una pena base di un anno e sette mesi di reclusione e 2400 euro di multa per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. A questa pena erano stati aggiunti degli aumenti per la continuazione con altri capi d’imputazione, portando la pena finale a due anni e sei mesi di reclusione e 4600 euro di multa, prima della riduzione prevista per il rito processuale scelto.

I Criteri per una Corretta Motivazione della Pena

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, qualificandolo come inammissibile. La decisione si fonda su due principi consolidati in giurisprudenza, che meritano di essere analizzati.

La Pena Sotto il Medio Edittale

Il primo punto cruciale riguarda la motivazione della pena quando questa è inferiore al cosiddetto ‘medio edittale’, ovvero il punto intermedio tra il minimo e il massimo che la legge prevede per quel reato. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato (cfr. Cass. n. 46412/2015): in questi casi, non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata. È sufficiente che il giudice faccia riferimento al criterio di ‘congruità’ della pena. Questo richiamo implica che il giudice abbia implicitamente considerato tutti gli elementi indicati dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo, etc.) per giungere a una sanzione adeguata al caso concreto.

La Motivazione per la Continuazione

Il secondo principio riguarda gli aumenti di pena per la continuazione (art. 81 c.p.). Anche su questo punto, la Cassazione ha ritenuto infondate le doglianze del ricorrente. Richiamando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (la c.d. sentenza ‘Pizzone’, n. 47127/2021), la Corte ha spiegato che l’obbligo di motivazione per i singoli aumenti è direttamente proporzionale all’entità degli stessi.

In altre parole, più l’aumento si discosta dal minimo previsto, più il giudice dovrà fornire una giustificazione dettagliata. Lo scopo è permettere un controllo sulla proporzionalità delle pene e assicurarsi che non si stia applicando un cumulo materiale mascherato, vietato dal nostro ordinamento per l’istituto della continuazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha concluso che la motivazione fornita dalla Corte d’Appello era sufficiente e non illogica. La pena base era ben al di sotto della media edittale, rendendo superfluo un apparato motivazionale analitico. Allo stesso modo, gli aumenti per la continuazione non sono stati ritenuti arbitrari, ma proporzionati alla gravità degli ulteriori illeciti, nel pieno rispetto dei principi enunciati dalle Sezioni Unite.

Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile perché mirava a una rivalutazione del merito del trattamento sanzionatorio, operazione preclusa in sede di legittimità quando la decisione impugnata è sorretta da una motivazione logica e coerente con i principi di diritto.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma la linea della giurisprudenza di legittimità sulla motivazione della pena. Si ribadisce un approccio pragmatico: non si richiede al giudice un’inutile prolissità quando la pena è mite. Basta il richiamo alla congruità. Per la continuazione, invece, il livello di dettaglio della motivazione deve crescere con l’entità dell’aumento, a garanzia della proporzionalità e della correttezza del calcolo. L’imputato è stato, di conseguenza, condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle Ammende.

Quando un giudice applica una pena, deve sempre fornire una motivazione molto dettagliata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se la pena inflitta è inferiore alla media tra il minimo e il massimo previsto dalla legge (medio edittale), non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata. È sufficiente un richiamo generico alla congruità della pena, poiché si presume che il giudice abbia considerato i criteri dell’art. 133 del codice penale.

Come deve essere motivato l’aumento di pena per la continuazione tra reati?
L’obbligo di motivazione per gli aumenti di pena a titolo di continuazione è correlato all’entità degli stessi. Un aumento minimo non richiede una motivazione complessa, mentre un aumento significativo deve essere giustificato in modo più approfondito per permettere di verificare il rispetto del rapporto di proporzione tra le pene e per evitare un cumulo materiale mascherato.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione contesta l’entità della pena ma la motivazione del giudice d’appello è considerata sufficiente?
Se la motivazione della sentenza d’appello sul trattamento sanzionatorio è considerata sufficiente, non illogica e in linea con i principi giuridici, il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione, infatti, non può riesaminare nel merito la decisione sulla quantità della pena, ma solo controllarne la legittimità e la logicità della motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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