LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione misura cautelare: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha esaminato un ricorso contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati associativi legati al narcotraffico. L’imputato lamentava una motivazione misura cautelare apparente e l’assenza di esigenze cautelari attuali, dato il tempo trascorso dai fatti. La Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo sufficiente e logica la motivazione del Tribunale del Riesame, confermando così la validità del provvedimento restrittivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Misura Cautelare: La Cassazione Sottolinea i Limiti del Sindacato di Legittimità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 25931 del 2025, offre importanti spunti di riflessione sui requisiti della motivazione misura cautelare, specialmente in contesti di criminalità organizzata e a fronte del tempo trascorso dai fatti contestati. La Corte, nel rigettare il ricorso di un imputato, ha ribadito principi consolidati in materia di valutazione autonoma del giudice e di attualità delle esigenze cautelari.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Napoli, che confermava parzialmente la misura della custodia in carcere per un soggetto indagato per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/90), con l’aggravante di aver favorito un noto clan camorristico, e per specifici episodi di detenzione e trasporto di cocaina (art. 73 d.P.R. 309/90). Il provvedimento originario era stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari nel settembre 2024, in relazione a fatti risalenti al periodo tra settembre 2021 e marzo 2023, con un ultimo episodio specifico datato settembre 2022.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Motivazione Misura Cautelare

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali, tutti incentrati sulla presunta illegittimità della motivazione del provvedimento cautelare.

Primo Motivo: Mancanza di Autonoma Valutazione

Il ricorrente sosteneva che il Tribunale del Riesame non avesse compiuto una valutazione autonoma e critica degli elementi a carico, limitandosi a una motivazione apparente e aderendo acriticamente alla decisione del G.i.p., che a sua volta era accusata di essere un mero “copia e incolla” della richiesta del Pubblico Ministero. Si lamentava, quindi, una violazione delle norme che impongono al giudice un’analisi indipendente e specifica.

Secondo Motivo: Illogicità della Motivazione sugli Indizi

La difesa criticava il ragionamento del Tribunale nel ritenere provata la partecipazione dell’indagato al sodalizio criminale. Secondo il ricorrente, gli elementi a carico erano troppo deboli: si basavano essenzialmente su un unico dialogo intercettato e su sporadici avvistamenti presso un deposito nell’arco di nove mesi di osservazione. Mancavano, inoltre, chiamate in correità da parte di collaboratori di giustizia o altri elementi probatori solidi. Il ragionamento del Tribunale, pertanto, veniva definito meramente congetturale.

Terzo Motivo: Carenza delle Esigenze Cautelari

Infine, si evidenziava la notevole distanza temporale – oltre due anni – tra l’ultimo fatto contestato (settembre 2022) e l’emissione della misura cautelare (settembre 2024). Questo lasso di tempo, secondo la difesa, avrebbe dovuto imporre al giudice un obbligo di motivazione particolarmente rigoroso sull’attualità del pericolo di reiterazione del reato, obbligo che si assumeva non essere stato rispettato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto che la motivazione fornita dal Tribunale del Riesame fosse sufficiente, logica e congrua, e quindi immune dai vizi denunciati. Analizzando i motivi di ricorso, la Corte ha implicitamente confermato che il giudice del riesame aveva operato una valutazione autonoma, pur se sintetica, degli elementi indiziari. La Corte ha ritenuto non manifestamente illogico il ragionamento con cui il Tribunale, anche da elementi apparentemente limitati come un singolo dialogo, aveva desunto una “familiarità” e un rapporto consolidato dell’indagato con i vertici del gruppo criminale, sufficienti a integrare il grave quadro indiziario per la partecipazione all’associazione. Riguardo al tempo trascorso, la Cassazione ha considerato adeguata la motivazione del Tribunale sulle esigenze cautelari, valorizzando la natura permanente del reato associativo e la finalità di agevolazione di un clan camorristico, elementi che rendono più stabile e persistente la presunzione di pericolosità sociale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il sindacato della Corte di Cassazione sulla motivazione delle misure cautelari è limitato alla verifica della sua esistenza, logicità e coerenza, senza poter entrare nel merito della valutazione degli indizi, che è di competenza esclusiva del giudice di merito (G.i.p. e Tribunale del Riesame). La decisione sottolinea inoltre come, in presenza di reati associativi legati alla criminalità organizzata, il requisito dell’attualità delle esigenze cautelari venga interpretato con particolare rigore, riconoscendo la tendenziale stabilità di tali sodalizi e la conseguente persistenza della pericolosità dei suoi membri anche a distanza di tempo dagli specifici fatti contestati.

Una motivazione ‘sintetica’ da parte del Tribunale del Riesame è sempre illegittima?
No. Secondo la linea interpretativa confermata dalla Corte, una motivazione concisa non è di per sé illegittima, a patto che dimostri un’effettiva e autonoma valutazione degli elementi a carico e dei presupposti legali, senza risultare meramente apparente o una semplice riproduzione di altri atti.

Il tempo trascorso dal reato annulla automaticamente la necessità di una misura cautelare?
No. Il decorso di un significativo lasso di tempo tra il fatto e la misura impone al giudice un obbligo di motivazione rafforzata sull’attualità del pericolo. Tuttavia, non elimina automaticamente le esigenze cautelari, specialmente in contesti di criminalità organizzata dove la pericolosità è considerata più stabile e duratura.

È possibile desumere l’appartenenza a un’associazione criminale da pochi indizi?
Sì, se il ragionamento del giudice di merito è logico e non contraddittorio. Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame ha desunto la partecipazione al sodalizio dalla ‘familiarità’ emersa in un’unica intercettazione e da altri elementi contestuali. La Cassazione ha ritenuto tale valutazione immune da vizi logici, confermando che spetta al giudice di merito ponderare il peso di ogni singolo indizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati