LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione misura cautelare: il ricorso generico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia in carcere per rapina aggravata. La Corte ha ritenuto il ricorso generico, sottolineando che una corretta motivazione della misura cautelare non può essere contestata con censure che mirano a una rivalutazione dei fatti. La decisione conferma la legittimità della custodia in carcere basata sulla gravità del reato e sul concreto pericolo di recidiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia in Carcere e Motivazione Misura Cautelare: i Limiti del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33809/2025, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso avverso i provvedimenti cautelari. La decisione sottolinea come una corretta motivazione della misura cautelare da parte del giudice di merito non possa essere scalfita da censure generiche in sede di legittimità. Il caso analizzato riguarda un’ordinanza di custodia in carcere per rapina aggravata, confermata dal Tribunale del riesame e impugnata dall’indagato. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Caso: Dalla Rapina alla Custodia in Carcere

Un individuo, già sottoposto alla misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per resistenza a pubblico ufficiale, veniva arrestato per un nuovo e grave reato. In concorso con il fratello, minacciava il titolare di un ristorante con delle forbici per ottenere la consegna di 100 euro, mentre il complice feriva un dipendente con un coltello per garantirsi la fuga. A seguito di questo episodio, il Giudice per le Indagini Preliminari disponeva la misura della custodia in carcere. Il Tribunale del riesame confermava tale provvedimento, evidenziando la solidità del quadro indiziario (basato su querela, referti medici, ricognizione fotografica e dichiarazioni) e la gravità delle esigenze cautelari.

I Motivi del Ricorso e la Motivazione Misura Cautelare

La difesa dell’indagato proponeva ricorso per cassazione, basando le proprie censure su tre punti principali:

1. Assenza di gravi indizi di colpevolezza: Si lamentava la mancanza di riscontri probatori alle dichiarazioni delle persone offese, evidenziando l’esito negativo delle perquisizioni.
2. Sproporzione della misura: Si contestava la motivazione della misura cautelare, ritenendo che il Tribunale non avesse adeguatamente spiegato perché misure meno afflittive, come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, fossero inidonee.
3. Contraddittorietà: Si sosteneva un’illogicità derivante dal fatto che, in un altro procedimento (quello per resistenza), un altro giudice avesse aggravato la misura precedente con i soli arresti domiciliari, basandosi sullo stesso episodio di rapina. Questo, secondo la difesa, costituiva un “doppio vaglio” che avrebbe dovuto portare a una scelta più favorevole.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. I giudici di legittimità hanno smontato punto per punto le argomentazioni difensive, ribadendo principi consolidati in materia di misure cautelari.

Il Vizio di Motivazione e la Genericità del Ricorso

In primo luogo, la Corte ha chiarito che il controllo di legittimità sulla motivazione non può trasformarsi in una nuova valutazione dei fatti. Il ricorso è stato considerato aspecifico perché non si è confrontato con l’articolato apparato argomentativo del Tribunale del riesame, che aveva diffusamente analizzato la consistenza degli indizi. L’appello si limitava a una mera lamentela, senza individuare vizi logici macroscopici e palesi (percepibili ictu oculi), unico sindacato ammissibile in Cassazione.

La Presunta Contraddittorietà e la corretta Motivazione della Misura Cautelare

Riguardo alla presunta contraddittorietà tra provvedimenti, la Corte ha spiegato che il vizio di motivazione deve essere interno alla decisione impugnata, non può derivare dal confronto con altre decisioni. La diversa valutazione operata dai giudici nei due distinti procedimenti era pienamente giustificata dalla diversa gravità dei reati a fondamento delle misure: da un lato la resistenza a pubblico ufficiale, dall’altro la rapina aggravata. La motivazione della misura cautelare più severa nel secondo caso era dunque logica e coerente con la maggiore gravità del fatto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha ribadito che il giudizio di adeguatezza e proporzionalità di una misura cautelare deve basarsi sull’entità del fatto e sulla sanzione prevedibile. Nel caso di specie, la gravità della rapina, commessa con armi e in pendenza di un’altra misura, giustificava ampiamente la scelta della custodia in carcere. Inoltre, la Corte ha richiamato la giurisprudenza costante secondo cui il giudizio di inadeguatezza degli arresti domiciliari per contenere il pericolo di reiterazione criminosa implica, in modo assorbente e pregiudiziale, anche l’impossibilità di utilizzare strumenti di controllo a distanza come il braccialetto elettronico. Pertanto, il Tribunale del riesame non era tenuto a fornire una motivazione specifica su quest’ultimo punto.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio cruciale: il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari non è una terza istanza di merito. Le censure devono essere specifiche e mirate a evidenziare illogicità manifeste o violazioni di legge, non a proporre una diversa lettura delle prove. La decisione di applicare la custodia in carcere, se sorretta da una congrua motivazione della misura cautelare che tenga conto della gravità dei fatti e del pericolo di recidiva, resiste a impugnazioni generiche che non si confrontano realmente con le argomentazioni del giudice del riesame.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei gravi indizi di colpevolezza fatta dal Tribunale del riesame?
No, il ricorso per cassazione non consente una nuova valutazione dei fatti o delle prove. È possibile contestare solo la mancanza o la manifesta illogicità della motivazione del provvedimento impugnato, ma non il merito della valutazione degli indizi, a meno che non emergano vizi logici macroscopici e immediatamente percepibili.

Una decisione su una misura cautelare in un procedimento può essere considerata contraddittoria rispetto a quella presa in un altro procedimento a carico della stessa persona?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che il vizio di contraddittorietà della motivazione deve essere interno al singolo provvedimento. Non si può dedurre una contraddittorietà dal confronto tra decisioni diverse, emesse in procedimenti distinti e basate su reati di diversa gravità, che giustificano apprezzamenti cautelari differenti.

Se un Tribunale ritiene inadeguati gli arresti domiciliari, deve motivare specificamente anche sull’inidoneità del braccialetto elettronico?
No. Secondo la giurisprudenza costante citata nella sentenza, il giudizio del Tribunale del riesame sull’inadeguatezza degli arresti domiciliari a contenere il pericolo di reiterazione del reato è una valutazione assorbente. Essa costituisce una pronuncia implicita sull’impossibilità di impiegare anche gli strumenti elettronici di controllo a distanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati