Motivazione Inammissibilità: La Cassazione Sottolinea l’Obbligo di Chiarezza per i Giudici
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico: ogni provvedimento del giudice deve essere adeguatamente motivato, soprattutto quando dichiara un’istanza inammissibile. La corretta motivazione inammissibilità non è una mera formalità, ma una garanzia essenziale per il diritto di difesa del cittadino. Analizziamo insieme questa importante decisione per capirne la portata e le implicazioni pratiche.
Il Caso: Istanza di Continuazione tra Reati Dichiarata Inammissibile
Il caso trae origine da un’istanza presentata alla Corte di Appello. Un soggetto, condannato per reati legati agli stupefacenti (ex art. 73 d.P.R. 309/1990) commessi tra il 2016 e il 2017, chiedeva il riconoscimento del cosiddetto “vincolo della continuazione” tra questi e altri reati. Questo istituto permette di unificare le pene per reati diversi, se commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, con un trattamento sanzionatorio più favorevole.
La Corte di Appello, tuttavia, ha dichiarato l’istanza inammissibile con un decreto emesso inaudita altera parte, ovvero senza aver convocato e ascoltato le parti. Questa procedura, sebbene prevista dalla legge in certi casi, richiede un’attenzione particolare alla trasparenza delle ragioni decisionali.
La Decisione della Corte di Cassazione e la Motivazione Inammissibilità
La difesa del richiedente ha impugnato l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando proprio la mancanza di una motivazione comprensibile. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando il provvedimento e rinviando gli atti alla Corte d’Appello per un nuovo esame.
La critica principale mossa dalla Cassazione riguarda la totale assenza di chiarezza nella decisione impugnata. Secondo i giudici supremi, non era possibile capire per quale motivo la Corte territoriale avesse optato per la declaratoria di inammissibilità. Non emergeva se l’istanza fosse una semplice reiterazione di una richiesta precedente né su quali basi fosse stata ritenuta “manifestamente infondata”.
Il Principio dell’Inaudita Altera Parte e i Suoi Limiti
La Cassazione ha sottolineato che, sebbene la legge consenta di decidere su un’istanza senza sentire le parti, questa scelta deve essere supportata da una giustificazione solida e trasparente. La mancanza di una motivazione inammissibilità chiara rende la decisione arbitraria e lede il diritto del cittadino a comprendere le ragioni per cui la sua richiesta non è stata nemmeno esaminata nel merito.
Le Motivazioni della Cassazione
Il nucleo della decisione della Suprema Corte risiede nel dovere del giudice di esplicitare il percorso logico-giuridico che lo ha condotto a una determinata conclusione. Nel caso di specie, la Corte di Appello non ha fornito alcun elemento per comprendere il proprio ragionamento. Questa lacuna è stata considerata talmente grave da viziare l’intero provvedimento. L’ordinanza è stata definita come non “adeguatamente chiarita”, un eufemismo per indicare una motivazione assente o incomprensibile. Tale mancanza, afferma la Corte, impedisce di verificare la legittimità della decisione e svuota di contenuto il diritto di difesa, che si sostanzia anche nella possibilità di contestare efficacemente le ragioni di un provvedimento sfavorevole.
Conclusioni: L’Importanza della Trasparenza nelle Decisioni Giudiziarie
Questa sentenza è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. La trasparenza e la chiarezza delle motivazioni non sono optional, ma costituiscono l’essenza della funzione giurisdizionale in uno Stato di diritto. Una decisione che si limita a una formula generica di inammissibilità, senza spiegare il perché, è una decisione ingiusta. Per i cittadini, la pronuncia rafforza la consapevolezza che ogni atto della giustizia deve essere comprensibile e controllabile, garantendo che nessuna porta venga chiusa senza una valida e soprattutto esplicita ragione.
Un giudice può dichiarare un’istanza inammissibile senza sentire le parti?
Sì, la procedura
inaudita altera parte lo consente, ma la sentenza in esame chiarisce che la decisione deve essere supportata da una motivazione particolarmente chiara e dettagliata che spieghi le ragioni dell’inammissibilità.
Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza perché mancava di una motivazione adeguata. Non era possibile comprendere dal testo del provvedimento perché l’istanza fosse stata giudicata inammissibile, se per reiterazione di una richiesta precedente o per manifesta infondatezza.
Cosa succede ora nel caso specifico?
Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello di Catanzaro per un nuovo giudizio. I giudici dovranno riesaminare l’istanza per il riconoscimento del vincolo della continuazione e, qualunque sia la loro decisione, dovranno motivarla in modo chiaro e completo.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 28884 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 28884 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 26/06/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
NOME COGNOME
Sent. n. sez. 2238/2025
CC – 26/06/2025
– Relatore –
NOME COGNOME
ha pronunciato la seguente
sul ricorso proposto da:
avverso l’ordinanza del 03/04/2025 della CORTE di APPELLO di CATANZARO;
udita la relazione del Consigliere NOME COGNOME;
Con l’ordinanza indicata in epigrafe, la Corte di Appello di Catanzaro ha dichiarato inammissibile l’istanza presentata nell’interesse di NOME COGNOME volta al riconoscimento del vincolo della continuazione tra piø reati ex art. 73 d.P.R. 09 ottobre 1990, n. 309, rispettivamente giudicati mediante le seguenti pronunce:
sentenza n. 819/2023 del 28/03/2023, per fatto commesso negli anni 2016-2017.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Pacifico Ł, anzitutto, che la Corte territoriale abbia deciso con decreto inaudita altera parte ;non risulta però adeguatamente chiarita – nella avversata decisione – la ragione posta a fondamento della scelta di procedere alla declaratoria di inammissibilità. Dalla lettura del provvedimento, infatti, non emerge che l’istanza rappresenti la mera reiterazione di una precedente richiesta, così come non può chiaramente evincersi dove si annidi la ritenuta manifesta infondatezza, talmente incisiva da legittimare l’impugnato epilogo decisorio. La difesa, peraltro, si duole specificamente di tale opzione, introducendo la problematica in sede di motivi aggiunti.
Annulla l’ordinanza impugnata con rinvio per nuovo giudizio alla Corte di appello di Catanzaro.
Il Consigliere estensore NOME COGNOME