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Motivazione illogica: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione di 13 grammi di cocaina. La Corte ha stabilito che la sentenza d’appello non presentava una motivazione illogica, poiché le circostanze del ritrovamento (quantità, confezionamento unico, occultamento) escludevano ragionevolmente l’uso personale, giustificando la condanna per spaccio. Il ricorso è stato respinto perché tentava una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Illogica e Limiti del Ricorso in Cassazione: Il Caso della Droga nello Scooter

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti del ricorso per vizio di motivazione. Quando la valutazione dei giudici di merito è coerente e logica, non è possibile contestarla in sede di legittimità semplicemente proponendo una lettura alternativa dei fatti. Analizziamo una vicenda che, partendo dal ritrovamento di cocaina nel sottosella di uno scooter, approda a definire i contorni della motivazione illogica manifesta, unico vizio che può portare all’annullamento della sentenza.

I Fatti del Processo

Un uomo veniva condannato in primo grado dal GUP del Tribunale e successivamente dalla Corte di Appello per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La condanna si basava sul ritrovamento di 13 grammi lordi di cocaina, trovati in un unico blocco all’interno del vano sottosella del suo scooter, che era parcheggiato nel garage di sua sorella. La pena inflitta era di due anni di reclusione e 4.000 euro di multa.

L’imputato presentava ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. Secondo la sua difesa, la condanna si fondava esclusivamente sul “dato ponderale” (la quantità di droga), un elemento di per sé insufficiente a giustificare una condanna per spaccio. Inoltre, il ricorrente denunciava una “totale assenza grafica dell’iter argomentativo” seguito dai giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che le censure mosse dall’imputato non evidenziavano una “manifesta illogicità” della motivazione della Corte d’Appello, ma si limitavano a proporre una diversa interpretazione dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità.

Le ragioni della manifesta illogicità del ricorso

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il suo compito non è quello di riesaminare le prove e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il sindacato di legittimità è confinato alla verifica della corretta applicazione della legge e al controllo della coerenza logica della motivazione. Un ricorso può essere accolto solo se l’illogicità è “manifesta”, ovvero così palese da rendere la motivazione incomprensibile o contraddittoria.

La valutazione logica delle circostanze

Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la Corte ha ritenuto il percorso argomentativo dei giudici d’appello del tutto logico e coerente. La decisione non si basava solo sul dato quantitativo, ma su un insieme di circostanze univoche:

1. La quantità: 13 grammi di cocaina non sono una quantità trascurabile.
2. Il confezionamento: La sostanza era contenuta in un unico pezzo, dal quale si sarebbero potute ricavare circa 50 dosi singole. Questo dettaglio è stato considerato incompatibile con un consumo puramente personale.
3. Il luogo del ritrovamento: L’occultamento della droga nel sottosella dello scooter dell’imputato, custodito nel garage della sorella, è stato interpretato come un ulteriore indizio a sfavore della tesi dell’uso personale.

Questi elementi, valutati nel loro complesso, secondo la Corte territoriale, non lasciavano spazio a dubbi: la detenzione era finalizzata allo spaccio.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che il ricorso era inammissibile perché cercava di “attaccare la persuasività” e la “puntualità” della sentenza d’appello, proponendo una diversa comparazione dei significati probatori. Questo tipo di doglianze non rientra nei poteri della Corte di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello, sebbene sintetica, era presente e logicamente strutturata, collegando i fatti (quantità, confezionamento, luogo) a una conclusione giuridica coerente (finalità di spaccio).

L’illogicità, per essere rilevante, deve essere sostanzialmente una “assenza di logica”, non una logica alternativa. Poiché la Corte territoriale aveva fornito una spiegazione plausibile e non contraddittoria, non sussistevano i presupposti per annullare la decisione. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere le prove. Per ottenere l’annullamento di una sentenza per vizio di motivazione, non è sufficiente sostenere che i fatti potevano essere interpretati diversamente; è necessario dimostrare che la motivazione del giudice è radicalmente viziata, contraddittoria o inesistente. In assenza di una tale “manifesta illogicità”, ogni tentativo di rimettere in discussione la valutazione dei fatti è destinato all’inammissibilità.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per vizio di motivazione?
Un ricorso è inammissibile quando la motivazione della sentenza impugnata non è “manifestamente” illogica. L’illogicità lamentata non deve essere una semplice opinione diversa, ma una vera e propria contraddizione o un’argomentazione priva di senso, tale da non poter essere sostituita da una diversa valutazione logica da parte della Corte di Cassazione.

La sola quantità di droga (dato ponderale) è sufficiente per una condanna per spaccio?
No, ma è un elemento fondamentale se valutato insieme ad altre circostanze. Nel caso di specie, il fatto che 13 grammi di cocaina fossero in un unico pezzo (da cui ricavare 50 dosi) e nascosti nel sottosella di uno scooter, è stato ritenuto un quadro indiziario che indicava in modo univoco l’attività di spaccio e non il consumo personale.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
La sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata equitativamente fissata in 3.000 euro, non essendoci prova che il ricorso sia stato proposto senza colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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