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Motivazione illogica: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per disturbo della quiete pubblica a carico della titolare di un bar. La decisione si fonda sulla manifesta motivazione illogica del giudice di merito, il quale aveva basato la condanna su testimonianze che lui stesso aveva definito inattendibili e contraddittorie. La Suprema Corte ha evidenziato come non si possa giungere a un’affermazione di colpevolezza partendo da premesse probatorie giudicate inaffidabili, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Illogica: la Cassazione Annulla Condanna per Rumori Molesti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento: una condanna non può reggersi su una motivazione illogica o contraddittoria. Il caso in esame riguarda la titolare di un bar, condannata in primo grado per disturbo della quiete pubblica a causa del volume troppo alto della musica durante serate di karaoke. La Suprema Corte, tuttavia, ha annullato la decisione, evidenziando una ‘manifesta frattura logica’ nel ragionamento del giudice di merito.

I Fatti del Caso: Disturbo della Quiete e la Condanna Iniziale

Il Tribunale di Cuneo aveva condannato la titolare di un’attività commerciale a una pena pecuniaria per il reato previsto dall’art. 659, comma 1, del codice penale. L’accusa era di aver disturbato il riposo dei residenti di alcuni condomini limitrofi in due specifiche serate estive, organizzando eventi di karaoke con musica a volume eccessivo. Per altri episodi, invece, l’imputata era stata assolta perché il fatto non costituiva reato.

I Motivi del Ricorso e la tesi della motivazione illogica

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali. Il primo, e più rilevante, denunciava un vizio di motivazione illogica. Si sosteneva che il Tribunale avesse fondato la condanna su deposizioni testimoniali che lo stesso giudice, all’interno della medesima sentenza, aveva giudicato inattendibili o contraddittorie. In pratica, il giudice era giunto a una conclusione (la colpevolezza) che era in palese contrasto con le premesse probatorie da lui stesso svalutate. Il secondo motivo, di natura procedurale, lamentava la mancata valutazione di una richiesta di oblazione, un istituto che consente di estinguere il reato pagando una somma di denaro.

L’Analisi della Corte: la Prova Inconsistente

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il primo motivo di ricorso. Esaminando il testo della sentenza impugnata, i giudici supremi hanno riscontrato che il Tribunale aveva effettivamente descritto le testimonianze a carico come poco credibili. Ad esempio:

– Un testimone era stato definito ‘inattendibile’.
– Un’altra teste aveva dichiarato di sentire ‘forti schiamazzi’ provenienti dai clienti di un altro locale, il che rendeva incerto se il disturbo fosse causato dalla musica del bar dell’imputata.
– Un terzo testimone era apparso ‘contraddittorio’, affermando che il fastidio maggiore derivava dalle voci dei clienti di un’attività vicina e non dalla musica.

A fronte di queste valutazioni, la conclusione del Tribunale secondo cui ‘la rumorosità prodotta dalla musica’ aveva ‘determinato un disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone’ è apparsa alla Cassazione del tutto priva di fondamento logico. Non si può, infatti, dichiarare una prova inattendibile e poi, senza ulteriori elementi, basare su di essa un verdetto di colpevolezza.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è netta e si concentra sulla violazione delle regole della logica che devono governare ogni decisione giudiziaria. La Cassazione ha stabilito che esiste una ‘manifesta frattura logica’ tra le premesse (la valutazione negativa delle testimonianze) e le conclusioni (l’affermazione di colpevolezza). Un giudice non può screditare il materiale probatorio a sua disposizione e, contemporaneamente, utilizzarlo come unica base per una condanna. Questo comportamento integra un vizio motivazionale che rende la sentenza illegittima e, pertanto, annullabile. Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, relativo all’oblazione, la Corte lo ha dichiarato inammissibile, poiché la richiesta era stata respinta con un’ordinanza non impugnata e successivamente riproposta tardivamente.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna e ha disposto un nuovo processo presso il Tribunale di Cuneo, che dovrà essere celebrato da un altro giudice. Questa decisione ribadisce un principio cardine dello stato di diritto: ogni sentenza, e in particolare una di condanna penale, deve essere supportata da un apparato motivazionale solido, coerente e privo di contraddizioni interne. Una condanna non può essere il frutto di un’arbitraria selezione di parti di prove giudicate inaffidabili, ma deve scaturire da un’analisi rigorosa e logicamente conseguente di tutti gli elementi acquisiti nel processo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna per disturbo della quiete pubblica?
La condanna è stata annullata a causa di una ‘motivazione illogica’. Il giudice di primo grado aveva basato il suo verdetto di colpevolezza su deposizioni testimoniali che lui stesso, nella stessa sentenza, aveva definito come inattendibili e contraddittorie, creando una frattura logica insanabile nel suo ragionamento.

Una sentenza di condanna può basarsi su prove che il giudice ritiene inaffidabili?
No. Questa sentenza conferma che un verdetto di colpevolezza non può fondarsi su elementi probatori che il giudice stesso ha svalutato o ritenuto inattendibili. La conclusione deve essere una conseguenza logica e coerente delle premesse probatorie accertate.

Per quale motivo la richiesta di oblazione è stata respinta?
La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo inammissibile perché la richiesta di oblazione era già stata rigettata dal Tribunale con una decisione motivata che l’imputato non aveva impugnato. Inoltre, la richiesta era stata ripresentata tardivamente, quando la discussione finale era già iniziata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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